Asp. Una triste odissea finita fortunatamente bene

Abbiamo ricevuto in redazione la denuncia di una cittadina, bloccata al prontosoccorso per più di 18 ore. Non possiamo che condividere l’indignazione della signora per un tale disservizio.
Un’odissea quella raccontataci, che non dovrebbe esistere in un paese civile come il nostro. Ovvio, non vi stiamo parlando di una storia di un malato grave lasciato su una barella né quella di una mitomane, ma di una persona che per 18 ore non è riuscita a consultare un medico.
Sono le 12 di martedì 19 dicembre, quando la signora in questione, sentendosi male, si reca al prontosoccorso. Come tutti sanno esistono i codici (bianco, azzurro, verde, giallo e rosso) atti a definire una scala di priorità di intervento. Alla signora sicuramente le sarà stato dato un codice bianco o azzurro. Bene, ma perché, ci domandiamo, una persona deve attendere 18 ore per esser visitata?
In ogni caso, rimane lì sino alle 15, quando decide di rivolgersi al suo medico curante, perciò lascia il prontosoccoro. Il medico di famiglia è impossibilitato ad aiutarla, le consiglia di ritornare in ospedale. Qui rimane sino alle 2 di notte, quando stremata, decide di tornarsene a casa. Alle 8 del mattino, la situazione non è migliorata e perciò si reca nuovamente al prontosocccorso. Verrà finalmente visitata intorno alle 12 di mercoledì 20.
Per fortuna questa storia ha un lieto fine, ma il problema rimane. Come deve fare un cittadino colto da malore? Se il suo medico curante non può aiutarlo e non esistono ambulatori e guardie mediche (aperte solo di notte), cosa dovrebbe fare questo malcapitato?
Sia chiaro, questo non vuol essere un attacco alla nostra sanità, ai nostri medici e infermieri, ma vicende incresciose come queste non sono rare, e non solo a Ragusa. Non vogliamo neanche pensare se quel malessere fosse stato indice di qualcosa di più grave.