Ragusa – Sembra reggere la pace pentastellata, ma Stefano Martorana è il Marchese del Grillo

E’ accaduto nuovamente che al Consiglio Comunale di Ragusa, ieri, il numero legale è venuto a mancare per colpa della maggioranza a cinque stelle. “Nessun segnale all’Amministrazione” assicurano dai corridoi alcuni consiglieri: questa volta una serie di coincidenze, complice anche l’eccesso di puntualità nel chiamare l’appello delle 17.30 da parte del vice presidente Federico, ha portato al rinvio della seduta di circa un’ora e trenta. E in effetti, in aula, quelli della maggioranza sembravano tutti un po’ più mansueti. Che ne è stato delle frizioni che negli ultimi due mesi hanno paralizzato l’attività amministrativa della nostra città?
Quel motto “Uno vale uno”, tanto caro ai pentastellati della prima ora, giorno dopo giorno mostra nuovi punti deboli, avvicinandosi sempre di più all’ancora più celebre: “Io so’ io e voi nun siete un caz…!”. Insomma, da Beppe Grillo al Marchese del Grillo.
I consiglieri grillini, da maggioranza nervosa e pronta alla battaglia contro la propria Giunta, sono rientrati compostamente nei recinti dell’aula consiliare e della sala Giunta di Palazzo dell’Aquila. Il ruolo dei border collie, il tipico cane da pastore inglese, lo hanno avuto Di Maio, Di Battista e Cancelleri la settimana scorsa quando, da Vittoria (dove si trovavano per restituire casa alla moglie e ai figli del defunto Giovanni Guarascio) hanno riportato i consiglieri a posizioni più morbide.
A quanto pare il diktat è che “il modello Ragusa” deve essere salvo. Proprio mentre nel resto d’Italia il Movimento affronta crisi di ogni tipo, negli Iblei non sono consentite defaillance, anzi: tutto deve andare bene. Bisogna giocarsi la partita su Vittoria – l’eclatante gesto di solidarietà per i Guarascio non fa dimenticare l’appuntamento elettorale di primavera – e distrarre l’attenzione dai casi Quarto, Gela, Livorno. Serve un buon esempio che sia buono davvero. Allora giù di sedativi per gli eletti dissidenti. Con il “Caso Campo”, Ragusa ha già avuto il suo piccolo scandalo e tanto può, deve, bastare e i malumori della quasi totalità del gruppo consiliare non contano né possono rischiare di creare brutte figure all’amministrazione Piccitto.
Naturalmente, nessuno crede che la questione sia chiusa qui. Il malcontento non è di certo sparito da un giorno all’altro e, come in ogni rapporto conflittuale, resta sempre del rancore quando, invece di risolvere i problemi, li si nasconde sotto il tappeto. Povero assessore Stefano Martorana! Chissà quanta polvere lì sotto… Non era ben gradito ieri, non lo è oggi e non lo sarà nemmeno domani. “Di sindaco ne basta uno solo”, dicevano i dissidenti fino a qualche tempo fa, commentando l’operato del delegato al Bilancio, e non ci sembra che il nòcciolo della questione sia gran che cambiato.
Quindi crediamo che sia solo questione di tempo: il risentimento è uno stato d’animo difficile a dissolversi e lo si vede bene nei sorrisi sardonici di chi va dicendo “Per adesso tutto bene”.
Per adesso. C’è da sciogliere il nodo di un assessorato rimasto vacante e bisogna solo capire quanto a lungo i pentastellati eletti saranno disposti a subire le indicazioni romane in barba al principio che abbiamo enunciato all’inizio. Intanto ci sembra di vedere una certa somiglianza tra Alberto Sordi e Martorana. Lo immaginiamo, ormai salvo dal rimpasto di Giunta, mentre si rivolge, per esempio, a Massimo Agosta o ad Antonio Tringali dicendo loro: “Mi dispiace, ma io so’ io…”.

di Leandro Papa29 Gen 2016 11:01
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