Non possiamo accettare le condizioni di vita di tanti invisibili.
Il vescovo di Ragusa, monsignor Giuseppe La Placa, si fa interprete del dolore di tutta la comunità per la tragedia che si è consumata la Notte di Capodanno nelle campagne di contrada Alcerito. Una tragedia che appare figlia della povertà spirituale, sociale, economica, culturale di una porzione di territorio e di una popolazione invisibile abbandonata al proprio destino. Già il 19 novembre 2021,
presentando a Marina di Acate le conclusione del progetto “Hold”, il vescovo aveva riunito tutti i rappresentanti delle istituzioni invitandoli a «prendere coscienza di una realtà che forse conosciamo ma nella quale non riusciamo a entrare sino in fondo». Chiesa e istituzioni, aveva scandito il vescovo, non possiamo accettare le condizioni di vita di tanti invisibili. «Siamo qui a raccogliere le lacrime di Dio e di Gesù. Non basta solo una Chiesa “in uscita”, ci vogliono anche istituzioni “in uscita”».
Purtroppo, a distanza di poco più di un anno da quel momento, un evento tragico ci richiama a
quelle parole e a quei territori dimenticati. Nell’ultimo periodo le istituzioni e diversi attori del
terzo settore si stanno mobilitando con iniziative di vario genere. La nostra diocesi continua a essere
presente con le iniziative del Progetto Presidio della Caritas diocesana, confermando, attraverso un
protocollo di intesa con Save The Children e l’Associazione I Tetti Colorati, l’attenzione rivolta
soprattutto ai bambini e ragazzi. Impegno che è stato rafforzato con la presenza a Marina di Acate
delle suore Carmelitane missionarie. Sono tutte presenze disponibili a condividere con le istituzioni
lo sforzo per garantire il rispetto dei diritti umani (salute, istruzione, lavoro, casa). Oggi, il vescovo
di Ragusa lancia un nuovo accorato appello: «Non possiamo continuare a girarci dall’altra parte, né
le istituzioni, né la società civile. Occorre un’assunzione di responsabilità – ha affermato monsignor
La Placa – da parte di tutti per tenere viva l’attenzione su questa porzione di territorio e non lasciare
nessuno senza la possibilità di poter vivere una vita dignitosa».