La sindrome di Diogene
Abbiamo ripreso per intero un interessante articolo sul giornale on line In Terris scritto da Marco Manago. Ci è sembrato interessante esaminare anche questo aspetto e cioè come questa cosiddetta Sindrome di Diogene venga alimentata dalla pandemia. Qual è l’incidenza della pandemia su un male già di per sé in aumento negli ultimi trent’anni?
La Sindrome di Diogene, male di carattere mondiale e in aumento negli ultimi trent’anni, comporta la perdita di interesse nella cura fisica, igienica e mentale della propria persona che può giungere a gravi stadi di abbrutimento e di abbandono. È stata definita di “Diogene” con un’interpretazione ampia, sulla base della vita ascetica del filosofo greco che viveva in una botte aperta, essendo, tuttavia, pienamente consapevole e lucido di mente. Non mancano, comunque, altre definizioni appropriate della patologia.
Le cause
Non c’è una spiegazione univoca alla base di tale “squallore domestico” ma concorrono solitudine, eventi di natura dolorosa, disturbi psichici o legati all’età nonché autismo e reazioni traumatiche a situazioni di stress o di forte paura. Le persone anziane sono quelle più soggette ma le altre fasce di età non devono considerarsi esenti. Da considerare come l’atteggiamento di degrado, di chiusura al mondo, rifiuto di aiuto, rinuncia alla cura personale, scarsità qualitativa e quantitativa dell’alimentazione non si accompagnino sempre a una reale situazione di difficoltà economica. La relazione con stati di povertà si genera nel caso in cui le condizioni dovessero improvvisamente precipitare, in seguito a un evento nefasto o a una crisi generale.
Sillogomania
La sindrome si accompagna a un abbandono della persona e a una noncuranza dell’ambiente che la circonda, con conseguente accumulo (sillogomania) di oggetti di ogni tipo. La sillogomania e l’incuria producono una situazione domestica sgradevole all’occhio umano e, al contempo, una sorta di bomba ecologica casalinga che rappresenta un ulteriore problema per il paziente, già così dilaniato e provato da questa turba psicologica. Il disturbo da accumulo e la Sindrome di Diogene, pur avendo alcuni punti in comune, presentano anche delle differenze. Nel primo caso si tende a conservare, in modo fobico, compulsivo e smisurato, gli oggetti o i beni, anche di tipo animale; nel secondo si arriva a tenere tutto, pure ciò che non ha valore o, addirittura, la sporcizia, i rifiuti di ogni tipo.
La malattia a volte, può essere definita come “barbonismo domestico” o “Sindrome dello squallore senile”. Nella prima definizione, tuttavia, manca il riferimento all’atteggiamento di trascuratezza che si attua con il rifiuto ad assumere medicine (per scelta, accompagnata a un disturbo più generale di abbandono); la seconda, collegando la patologia esclusivamente all’età avanzata, dimentica le numerose vittime più giovani. Un’altra definizione della patologia, molto appropriata, è quella di “self-neglect” traducibile con “auto-abbandono”.
L’impatto del Covid
Il recente periodo della quarantena ha prodotto, sicuramente, un incremento della sindrome, complice la maggior solitudine imposta, mista alla paura, alla noia, a un generale senso di abbandono e di abbrutimento. La conseguente propensione all’igiene, rivolta all’esterno e alle occasioni di contatto con il prossimo non si è sempre correlata, in maniera simmetrica, con quella domestica. Il “lavoro agile”, se affrontato in maniera passiva e solo coercitiva, può rappresentare una latente via per la sindrome, generando una chiusura e un isolamento potenzialmente deleteri sia dal punto di vista fisico che psicologico.
I dati
A volte, la demenza è sottile o si fatica ad ammetterla, rifiutando l’assistenza dovuta. “La demenza non può riconoscere se stessa, nello stesso modo con cui la cecità non può vedersi”, scriveva il filosofo romano Apuleio. Il ministero della Salute specifica quanto sia ampio il quadro numerico dei malati di demenza in Italia e nel mondo. “Le stime più recenti a livello internazionale indicano che nel mondo vi sono circa 35,6 milioni di persone affette da demenza, con 7,7 milioni di nuovi casi ogni anno e un nuovo caso di demenza diagnosticato ogni 4 secondi […] In Italia circa 1 milione di persone sono affette da demenza”