Stagione teatrale. Si apre il sipario con “Il dolore pazzo dell’amore” giovedì 1 dicembre

“Il dolore pazzo dell’amore” , il bellissimo racconto di Pietrangelo Buttafuoco, riunisce i canti di un unico canto, ha la forma e la forza di un “cunto” che è un tuffo nel passato del giornalista e scrittore, imbevuto innanzi tutto delle tradizioni della sua Sicilia, restituite con passione di antico cantastorie, per cristallizzare quelle storie, quei canti, e farne la rappresentazione di un mito sopravvissuto ai tempi bui del mondo.
Si apre con quest’opera originale e innovativa nel metodo della rappresentazione teatrale, intessuta tra racconto e musica, la stagione teatrale della Fondazione Teatro Garibaldi, giovedì 1° dicembre alle ore 21.00
“Il dolore pazzo dell’amore” è traslato in scena da un cuntastorie straordinario e di grande spessore artistico come Mario Incudine, che cura la regia della pièce teatrale, in compagnia del musicista Antonio Vasta
Leggende e personaggi emergono da quei luoghi e da quel tempo: le preghiere che portano doni e dolcetti; i diavoli, gli angeli, i re, le ninfe, le regine e i vescovi di “mille e una notte”, che prima di essere un libro è il teatro della vita popolare, in cui passato e presente si mescolano in un rabbioso andirivieni.
E allora la storia si fa prossima: irrompe l’anno della sovversione, irrompono il terremoto del Belice e l’altro terremoto delle rivolte studentesche e operaie, mentre negli anni ottanta si accavallano le storie parallele di mafiosi e commissari di polizia, che lasciano il segno.
Soprattutto, in tutto questo c’è l’amore, e “all’amore bisogna credere, sempre. Anche quando ci fa pazzi di dolore”. Anche quando l’amore è una lettera d’addio che distilla malinconia.
Così prendono vita varie figure: il musicante che suona per passione e sa perdersi nella pazzia e trasformare il dolore in musica; la signorina Lia, la zia che non ritiene alcun pretendente degno di lei e amministra la memoria di famiglia curando album di fotografie; lo zio Angelino, elegante cappellano militare che viaggia e frequenta il bel mondo e che, grazie all’amore per Dio, diventa l’uomo della gioia in una terra di lupi.
La narrazione di Buttafuoco, una “autobiografia cantata” come l’ha definita Francesco Merlo, si fonde e si alterna alle ballate di Incudine, intrecciando una tessitura di note e parole che vanno dalla voce lontana dei carrettieri siciliani alle melodie delle serenate, fino ad arrivare alla Sicilia di oggi con le sue nuove parole e con la sua nuova musica, sempre senza tempo.

di Redazione29 Nov 2016 17:11
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