Scicli, tiene banco la vicenda ambientale di c.da Cuturi. Due giorni di assemblee cittadine.

I cittadini di Scicli non ci stanno all’entrata in funzione di un centro di stoccaggio e trattamento di rifiuti pericolosi e non presso c.da Cuturi da parte della ditta A.CI.F S.rl. (Scicli), operante in loco già da circa 10 anni.
Si tratterebbe di un ampliamento dell’attività di gestione dei rifiuti autorizzato dal decreto 218 del 3 marzo 2006 da parte del Dipartimento Regionale delle Acque e dei Rifiuti.
Il coro della cittadinanza, emerso durante un’intensa due giorni di assemblee pubbliche (una organizzata dall’associazione “Start Scicli” il 15 aprile scorso presso il mulino San Nicolò di Scicli e l’altra svoltasi il giorno successivo presso la Casa delle Associazioni di Scicli) è un unanime: «vogliamo che il popolo torni sovrano in questa città e che decisioni importanti come queste tengano presente della volontà e del parere della cittadinanza, cosa che non è stata assolutamente rispettata visto lo stato avanzato dell’iter autorizzativo senza che la città ne sapesse nulla».
Il disappunto generale, che accomuna sia la cittadinanza sia le varie forze politiche intervenute, riguarda innanzitutto la scelta di un sito a vocazione agricola come quello di c.da Cuturi ritenuto da grande parte degli sciclitani “non idoneo” ad un simile impianto sia da un punto di vista di impatto ambientale sia da un punto di vista urbanistico perché in quell’area il traffico di mezzi pesanti aumenterebbe notevolmente con il rischio di possibili incidenti che provocherebbero enormi danni al territorio.
A poco sono serviti i chiarimenti e le spiegazioni tecniche sull’impianto da parte del progettista dell’opera, l’ingegnere Antonio Colella, presente all’incontro al mulino San Nicolò: «impianti di questo genere, con questo scopo e con questa finalità non sono i primi né in Italia né in Europa e sono a supporto totale della gestione dei rifiuti sia dal punto di vista urbano sia da quello industriale. In Sicilia ci sono territori magnifici devastati però da situazioni di cava e di discarica che invece con impianti di questo genere potrebbero essere gestiti in maniera totalmente diversa. Comprendo che la cittadinanza sia legittimante preoccupata da un’azione di questo genere ma vi posso garantire che nel mio lavoro abbiamo cercato di impegnare le migliori risorse in termini progettuali, tecnologici e d’avanguardia al fine di fornire una piattaforma che sia oggi una previsione per il futuro per la problematica gestionale dei rifiuti. La concertazione con l’A.R.P.A di Ragusa per quanto riguarda l’organizzazione del piano di monitoraggio e controllo è stata fatta a quattro mani proprio perché la ditta A.ci.f S.r.l vuole essere assolutamente trasparente nella possibilità che gli enti preposti al controllo possano essere presenti all’impianto e quindi verificare la corretta funzionalità dei sistemi e delle emissioni che potrebbero esserci all’interno».
Rimangono anche forti dubbi da parte della cittadinanza e degli esponenti politici sia sull’autorizzazione rilasciata con procedura semplificata nel 2011 dalla Provincia di Ragusa sia sul perché un impianto del genere non sia stato previsto in altre zone industriali della provincia sicuramente più adatte ad un’attività come quella in questione.
Dalle assemblee cittadine è emersa la volontà di un ricorso al Tar ed è inoltre in programma una forte mobilitazione sociale di protesta.
Dall’altro canto, i parlamentari regionali e nazionali che hanno partecipato a questa due giorni di confronti tra associazioni, cittadini e le varie forze politiche (on.li Assenza, Ragusa, Digiacomo, sen. Padua) «si sono impegnati a chiedere un incontro urgente con il presidente Crocetta per la revoca del provvedimento autorizzativo». Anche l’on. Dipasquale, in una nota, ha dichiarato «di aver presentato un’istanza di revoca in autotutela del decreto dirigenziale».

di Martina Chessari17 Apr 2016 15:04
Pubblicità