Referendum, vince l’astensionismo. Niente Quorum

Nulla di fatto riguardo al referendum utile a non rinnovare le 21 concessioni per l’estrazione d’idrocarburi per i giacimenti siti entro le dodici miglia dalla costa: il quorum resta un miraggio. Solo il 32% degli elettori si è recato al voto; vale a dire, quasi sedici milioni di italiani rispetto ai più di cinquanta milioni di aventi diritto al voto.
Referendum, vince il Si… ma non c’è il quorum
La grande delusione colpisce in particolar modo i promotori del Si, che pure hanno vinto la consultazione (benché si tratti di una vittoria di Pirro), almeno stando ai dati emersi dallo scrutinio: l’85% dei votanti ha espresso parere favorevole alla proibizione del rinnovo delle concessioni per la ricerca e l’estrazione degli idrocarburi.
Il referendum si chiude quindi così, senza alcuna conseguenza? Probabilmente no, considerate le polemiche che hanno accompagnato tutta la vicenda: dalla scelta del governo di non accorpare il referendum e le amministrative di maggio in un unico election day, all’evidente dissenso interno al partito di maggioranza (entro i quali sono fioccati i distinguo); tutti temi che potrebbero continuare ad infuocare il dibattito politico.
Da noi
Qualche dato sull’affluenza alle urne nel territorio Ibleo, dove secondo i numeri del sito del Ministero dell’Interno, la media si è attestata ad un risicato 30%. A Modica, più di quattordicimila elettori si sono presentati alle urne (il 33% circa degli aventi diritto al voto): anche in questo caso stravince il Si, con più di tredicimila preferenze, rispetto al migliaio racimolato dai No; numeri leggermente più alti per Ragusa, dove in diciassettemila si sono presentati ai seggi nell’arco della giornata di ieri: in questo caso i Si hanno superato i 15.000, contro i poco più che 1.800 No. I migliori dati sull’affluenza (aggiornato alle 23:00 di ieri, ora di chiusura dei seggi) provengono da Modica e Ispica, dove si è sfiorato il 34%; il dato peggiore proviene da Pozzallo (solo il 21% di affluenza alle urne).

Riguardo l’astensionismo, già da ieri sera (quando ormai era giunta la comprensione di quanto avrebbero potuto rivelare in seguito gli scrutini) è scoppiata una vera e propria guerra sui social, tra i promotori incondizionati del voto e coloro che hanno provato a motivare la scelta di non recarsi ai seggi.
Dopo settimane di propaganda da entrambi gli schieramenti (quelli del Si e del No), ecco che alla fine tra i due litiganti non ha potuto godere nessuno; perché, anche volendo considerare l’astensionismo come scelta legittimata dal sistema, in realtà la strategia del non-esprimersi fa solo in modo di rimandare la scelta democratica, senza che dal confronto esca un reale vincitore: un po’ come quando si perde la partita a tavolino perché non si è raggiunto il numero di compagni di squadra per giocare, anche in questo caso, nessuno ha potuto vincere sul campo. Così, nella giornata dei Si e dei No che si recavano ai seggi, la vittoria è andata ai vari “ma chi te lo fa fare” ed ai “ma tanto non serve”.