Gruppi consiliari e commissioni, M5S spinge per una modifica, ma…
Il Movimento 5 stelle sottoporrà al vaglio del Consiglio Comunale una proposta per modernizzare il Comune e per razionalizzare la spesa.
Questa proposta passa fondamentalmente per la revisione di 4 articoli del Regolamento comunale, l’articolo 8, l’11, il 13 ed il 16.
L’articolo 8 parla della cessazione, della decadenza e della revoca della carica del presidente e del vice presidente del Consiglio. La novità proposta consiste proprio nella possibilità di sfiduciare le due cariche. Questa novità, che non incide sulla spesa, diverrebbe essenziale in previsione un rimpasto in maggioranza, la poltrona della presidenza diventerebbe merce di scambio per accontentare qualche personalità rimasta fuori dai giochi.
Articolo 11. Qui c’è la vera grande novità. Non potranno esistere più Gruppi consiliari costituiti da un singolo consigliere, fatta eccezione per il gruppo misto. Anche qui nessun risparmio economico per l’Ente, ma di sicuro questa riforma, qualora passasse, snaturerebbe le liste ed i partiti obbligandoli ad associarsi. I gruppi composti da un solo consigliere, oggi, sono 8 più il gruppo misto, questi, in base alla proposta, dovrebbero accorparsi, non si capisce però secondo quale criterio politico, ideologico, morale. La prima vittima di questa riforma sarebbe la rappresentanza popolare ignorata da questo apparentamento forzoso voluto dall’alto.
Articolo 13 ossia sulla composizione delle Commissioni consiliari. Sino ad oggi la rappresentanza nelle commissioni era proporzionata al numero dei consiglieri eletti. Secondo il regolamento attuale: “il numero dei commissari è pari al quoziente che si ottiene dividendo il numero dei consiglieri di ciascun partito per tre”. In base a questo calcolo le commissioni oggi sono composte da 17 membri di cui 6 rappresentanti della maggioranza.
La riforma proposta dai Cinque stelle è un po’ più “cervellotica”. Ogni gruppo non può avere più di quattro commissari, mentre ai “gruppi di minoranza debbono essere assegnati almeno due rappresentanti”. Premettiamo che allo stato attuale il Consiglio comunale è composto dal gruppo consiliare dei 5 Stelle, da quello del Pd, con due consiglieri, e poi i nove gruppi con un solo consigliere, ci sarebbe pure Partecipiamo, ma Iacono fa il presidente d’Aula. Restando così le cose, i gruppi di minoranza che si verrebbero a formare, a proposta approvata ed ignorando Partecipiamo, oscillerebbero da 5 a 6, con gli apparentamenti minimi. Il tutto dipende da Ialacqua, il più vicino all’Amministrazione, il quale se decidesse di allearsi con un partito, i gruppi diventerebbero sei, altrimenti dovrebbe confluire nel gruppo misto e così i gruppi scenderebbero a 5.
Detto ciò passiamo alle due possibili interpretazioni della riforma dell’articolo 13, ambedue figlie della riforma dell’articolo 11.
La prima. Se leggiamo letteralmente la proposta succede che ogni commissione sarà composta da 16 membri, se i gruppi consiliari di minoranza sono 6, mentre si scende a 14 membri se i gruppi di minoranza sono 5, visto che ai “gruppi di minoranza debbono essere assegnati almeno due rappresentanti”. Il risparmio così ottenuto sarebbe ridicolo, quindi a che pro?
Ben altra cosa, invece, la si otterrebbe con la seconda lettura, la quale parte da un assunto, la riforma è scritta male. Infatti, se ogni gruppo composto da soli due consiglieri, può avere un solo rappresentante per Commissione, in base al calcolo del regolamento attuale, abrogato dalla proposta i membri da 17 scenderebbero a 9 con 5 rappresentanti dell’opposizione o a 10 con i 6 gruppi consiliari, di cui 4 commissari a 5 Stelle.
Più che un risparmio economico il Movimento con i suoi 3.411 voti (9,62% di preferenze) non solo potrebbe contare sulla maggioranza schiacciante in Consiglio, ma raggiungerebbe pure una sostanziale parità nelle Commissioni, annichilendo una volta per tutte le opposizioni, cioè la vita democratica.