Le considerazioni del prof Federico Guastella sul Memorial letterario Mimi Arezzo

In me­ri­to al con­cor­so let­te­ra­rio de­di­ca­to alla me­mo­ria di Mimi Are­z­zo, e sul quale è sorta una po­le­mi­ca sui so­cia­le network e poi sui quo­ti­dia­ni, pu­bbli­chi­a­mo al­cu­ne con­si­de­ra­zio­ni del prof. Fe­de­ri­co Guas­tel­la che in­ter­vie­ne come par­te­ci­pan­te al con­cor­so st­es­so. Ec­co­le:

“L’aper­tu­ra delle buste pic­co­le sigil­la­te, prima an­co­ra che la giu­ria in­izias­se il pro­prio la­vo­ro, aveva già in­fi­cia­to il con­cor­so, es­sen­do­ne l’ano­ni­ma­to il pre­sup­posto fon­d­amen­ta­le: se così non fosse, da dove sono stati at­tin­ti gli in­di­ri­z­zi di posta elet­tro­ni­ca coi quali è stata in­via­ta la co­mu­ni­ca­zio­ne cui si fa ri­fe­rimen­to nel co­mu­ni­ca­to degli or­ga­ni­z­za­to­ri?

Vero è che la giu­ria ha facoltà di non ri­co­nos­ce­re “opere me­ri­to­rie” tra quel­le pre­sen­ta­te, ma è anche deon­to­lo­gi­ca­men­te cor­ret­to evi­ta­re l’uso di espres­sio­ni che, oltre a de­no­ta­re uno spic­ca­to senso di nar­ci­sis­mo e pro­vin­cia­lis­mo cul­tu­ra­le, pos­so­no pro­dur­re re­a­zio­ni in­cre­s­cio­se di astio come del resto è suc­ces­so.

– L’illogicità delle ar­go­men­ta­zio­ni ad­dot­te dai giu­ra­ti sem­bra ma­ni­fes­ta fino a con­fi­gu­rar­si in un pro­ba­bi­le abuso di po­te­re. En­tra­re nel me­ri­to del nu­me­ro dei con­cor­ren­ti non rien­tra cer­ta­men­te nei com­pi­ti loro af­fi­da­ti né tanto meno tale va­lu­ta­zio­ne com­pe­te all’or­ga­ni­z­za­zio­ne, gi­ac­ché il bando, con­ti­nua­men­te ri­chia­ma­to, non pre­ve­de un nu­me­ro mi­ni­mo dei me­de­s­i­mi. Per­al­tro, l’espres­sio­ne “in linea di mas­si­ma” è in netto con­tras­to con l’es­clu­sio­ne ef­fet­tua­ta. In­fi­ne, va detto che il sug­ge­rimen­to dato sulla par­te­ci­pa­zio­ne gra­tui­ta al pros­si­mo con­cor­so dei con­cor­ren­ti im­me­ri­te­vo­li ap­pa­re del tutto of­fen­si­vo: ma­ni­fes­ta un at­teg­gia­men­to ca­ri­ta­te­vo­le e pa­ter­na­lis­ti­co senza pre­ce­den­ti.
Che tutte le poe­sie pre­sen­ta­te, com­pre­se le mie, ven­ga­no ri­co­nos­ciu­te non me­ri­to­rie da parte della giu­ria, rien­tra nella nor­ma­le fi­sio­lo­gia con­cor­sua­le. Chi par­te­ci­pa ad un con­cor­so si mette in gioco e deve ac­cet­ta­re se­rena­men­te il ver­det­to dei giu­ra­ti, ma deve altresì re­s­pin­ge­re l’infelicità di espres­sio­ni e di at­teg­gia­men­ti. Non esis­ten­do rap­por­ti pri­va­ti tra me e l’or­ga­ni­z­za­to­re e ri­te­nen­do che la ques­tio­ne sia di in­ter­es­se co­mu­ne, mi sem­bra cor­ret­to far co­nos­ce­re la ris­pos­ta for­ni­ta­mi a se­gui­to delle mie la­men­te­le sopra ri­por­ta­te:

“L’aper­tu­ra della pic­co­la busta, com­pe­te all’or­ga­ni­z­za­zio­ne da sub­ito, per con­trol­la­re che tutti i dati dell’au­to­re ed i ver­sa­men­ti ri­chies­ti siano con­te­nu­ti al suo in­ter­no e per co­nos­ce­re (come nel nos­tro caso) l’in­di­ri­z­zo al quale in­via­re even­tua­li co­mu­ni­ca­zio­ni re­la­ti­ve al con­cor­so. Cosa suc­ce­de­reb­be se a fine cam­mi­no, sco­pris­si­mo che un au­to­re ha scor­da­to di in­via­re il tutto? E’ suc­ces­so in ques­ta edi­zio­ne! Ma ques­to pro­fes­so­re è un ruolo che spet­ta a me e solo a me che sono l’or­ga­ni­z­za­to­re e non sono un giu­ra­to. Alla giu­ria ven­go­no conseg­na­ti gli ela­bo­ra­ti privi di generalità”.

Che dire? Un bando nel bando per virtù di una par­ti­co­la­re in­ves­ti­tu­ra di igno­ta pro­ve­nien­za. Mi asten­go in me­ri­to da ogni com­men­to, ri­ser­van­do­mi di in­tra­pren­de­re in­izia­ti­ve le­ga­li qua­lo­ra il buon senso venga an­co­ra cal­pes­ta­to. Per­al­tro, il danno mo­ra­le ri­ce­vu­to è no­te­vo­le data la man­ca­ta tu­te­la della mia pri­va­cy! Ormai tutti sanno di me. Ho par­te­ci­pa­to al con­cor­so sol­tan­to per vo­le­re ono­ra­re la me­mo­ria di Mimì Are­z­zo, leale amico di gioventù, e senza altri ob­iet­ti­vi che esu­la­no dal mio modo di es­se­re e di sen­ti­re. Mi dis­pia­ce molto per quel­lo che è suc­ces­so: non do­ve­va ac­ca­de­re, ma il buon senso ormai non abita più fra di noi. Non do­ve­va ac­ca­de­re so­pr­at­tut­to per­ché l’ob­iet­ti­vo non era quel­lo di un agone let­te­ra­rio fra let­te­ra­ti, ma di co­in­vol­ge­re la comunità per ono­ra­re la presti­gio­sa fi­gu­ra di un vero uomo di cul­tu­ra”.

di Redazione23 Giu 2017 10:06
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