50 anni con voi! Buon compleanno Teleiblea.
Esattamente 50 anni fa, domenica 16 marzo 1975, Teleiblea effettuava la sua prima trasmissione, via etere, sulla città di Ragusa. Ad andare in onda, alle 21 canoniche, fu la registrazione in bianco e nero dell’incontro di calcio Modica Ragusa vinto dagli azzurri per 2 a 1, con la telecronaca di Mario Zagara. Per il compleanno di Teleiblea abbiamo pensato di riassumere in questo articolo, naturalmente in breve, i 50 anni appena trascorsi volendo così celebrare l’emittente che ha saputo conquistare un posto di rilievo nella storia della televisione italiana. Ecco,
Chi furono i protagonisti del crollo del monopolio televisivo della Rai in Italia? Non è stato di certo Berlusconi perché, prima ancora della sua discesa nel campo delle tv, vi furono alcune esperienze pionieristiche, portate avanti con mezzi quasi di fortuna e senza grandi disponibilità economiche, che però aprirono la strada alle tante reti televisive di oggi.
La capostipite delle “tv libere” fu una creatura di Peppo Sacchi, regista alla Rai, che dopo aver lasciato l’azienda di stato per incompatibilità di carattere registrò, nel 1971, al tribunale il periodico di informazione televisiva “Telebiella”. Grazie alle novità tecnologiche di allora, il Sacchi, aveva acquistato un piccolo videoregistratore portatile da 1/4 di pollice in bianco e nero, divertendosi a filmare, partite di calcio, comizi elettorali, feste di paese per poi farli vedere a circuito chiuso nel televisore del bar della Piazza della cittadina piemontese. Un grande successo perché la gente aveva voglia di” locale”, di cose semplici e di casa nostra. Il problema era però come far vedere tutto anche alla gente a casa. Un Regio Decreto del 1936 regolava ancora il settore dell’informazione vietando le trasmissioni via etere ma nulla diceva di quelle diffuse attraverso cavi per le quali non c’era bisogno di alcuna autorizzazione.
L’amico Enzo Gatta, tecnico televisivo, suggerì di stendere dei cavi coassiali per collegare i televisori nelle case biellesi. Così fecero, non senza difficoltà, dando vita alla prima emittente libera in Italia che aveva come fulcro del palinsesto un telegiornale letto dalla moglie di Peppo, Ivana Ramella e piccoli programmi prettamente locali. La cosa fece molto scalpore e nel 1973, per arginare questo fenomeno della” tv “ via cavo, un decreto del presidente della Repubblica unificò la disciplina sui mezzi di comunicazione a distanza, ponendo Telebiella nell’illegalità.
Peppo Sacchi fu costretto a fermare le trasmissioni, durante una drammatica diretta, ma non si arrese riuscendo a ottenere che un pretore inviasse la questione alla Corte Costituzionale e a luglio de 1974 la Consulta apri la prima breccia – in quel caso solo per la tv via cavo – nel monopolio Rai.
Telebiella riprese le trasmissioni a settembre di quell’anno potendo contare su alcuni nomi famosi come Enzo Tortora (durante uno dei suoi periodi di allontanamento dalla Rai) oppure Bruno Lauzi. Tra gli altri a collaborare, oltre ad un giovanissimo Ezio Greggio, c’erano anche Gianni e Mario Papa.
Ma se si parla di televisione privata come la intendiamo oggi, ebbene, lo si deve, in gran parte, ai fondatori di Teleiblea che si misero in testa di scalzare definitivamente il monopolio della Rai e trasmettere dei programmi in televisione per conto proprio, insomma, da privati.
Sull’onda di Telebiella, in tutta Italia c’erano stati fermenti di libertà televisiva: da nord a sud si registrarono timide esperienze come a Piombino, a Milano o a Caltanissetta ma si brancolava nel buio della illegalità.
A Ragusa alcuni imprenditori guidati da Carmelo Recca, presero invece la cosa seriamente e già a fine novembre del ’74 registrarono al Tribunale di Ragusa una testata giornalistica “televisiva” il cui direttore responsabile era Mario Zagara: è la nascita ufficiale di Teleiblea.
Sono momenti di grande impegno per i soci e nel giro di qualche mese, con la supervisione di Giovanni Cintolo collaborato da Ciccio Ingallinera e Giovanni Girgenti, si arredano gli studi in Via 10, organizzata la redazione e messo in piedi il palinsesto.
Ma qui c’è da parlare della grande intuizione di Carmelo Recca e di suo figlio Antonio.
Dopo aver contattato le ditte in grado di fornire chilometri di cavi e l’occorrente per gli impianti, si rendono conto in breve delle difficoltà tecniche ed economiche da affrontare per servire una città estesa come Ragusa. Rischiando in proprio decidono di trasmettere i futuri programmi di Teleiblea non via cavo, come impone la legge, ma via etere permettendo, cioè, a tutta la città di ricevere il segnale attraverso le antenne senza nessun accorgimento speciale né allacciamento.
Sarebbe stata una vera e propria rivoluzione ma in Italia le ditte in grado di fornire queste attrezzature sono ancora poche, lavorano tutte per la Rai e quindi sono restie a collaborare.
Alla fine il tecnico Enzo Lomonaco riesce a scovare, quasi di contrabbando, a Torino, un trasmettitore da 10 watt, usato per la telesorveglianza, sul canale D della banda VHF. L’attrezzatura corredata da due pannelli viene istallata su un piccolo traliccio, costruito di nascosto e senza autorizzazione su una collina di fronte a Ragusa ai margini di una strada sterrata e senza energia elettrica.
Si fanno le prove tecniche di trasmissione in gran segreto accendendo il trasmettitore solo per poche ore al giorno anche perché l’impianto si deve alimentare, quotidianamente, con grosse batterie per camion, trasportate a spalla. E finalmente il grande giorno arriva.
È domenica 16 marzo 1975. A Modica è in programma una partita di calcio per il campionato di serie D che sembra fatta apposta per esaltare l’evento. Il derby dei derby, Modica Ragusa, e la troupe tecnica di Teleiblea, con una sola telecamera in bianco e nero, registra l’intero match con la telecronaca, rimasta epica, del direttore Mario Zagara.
La fortuna aiuta gli audaci e quella volta aiutò gli uomini della neonata emittente infatti la squadra ragusana riuscì ad espugnare il campo avversario tornando a casa con un eccellente 2 a 1.
Poche ore dopo la telecronaca viene mandata in onda dando vita, ufficialmente, in quella domenica di marzo del 1975, alla televisione privata via etere.
La partita viene trasmessa e ritrasmessa, per qualche giorno, aggiungendo un telegiornale fatto di notizie locali.
Nelle case, nei bar ne parlano tutti e chiedono informazioni per sintonizzarsi.
La novità non può passare inosservata e la polizia postale, pochi giorni dopo, si presenta negli studi di Via 10 con un mandato di sequestro emesso del magistrato.
Ne segue il sigillo dell’attrezzatura e una denunzia per gli amministratori che con grande coraggio e determinazione decidono però di continuare a trasmettere nonostante ci sia in corso un procedimento penale.
Ragusa da quel momento diventa quasi una testa di ponte, un ariete per sfondare le mura del monopolio.
Secondo il nostro codice, infatti, solo nell’ambito di un processo, il giudice può inviare gli atti alla corte costituzionale avanzando dubbi sulla costituzionalità di una legge.
L’avvocato Eugenio Porta di Genova, da qualche anno accusava lo Stato di attentare alla libertà di espressione dei suoi cittadini proibendo ogni trasmissione via etere e quando, chiamato dai Recca, viene a Ragusa capisce che ci sono tutti i presupposti per iniziare la scalata alla libertà televisiva.
Porta preparò una memorabile “difesa” di Teleiblea, il giudice Paolo Occhipinti non poté fare a meno di inviare tutti gli atti alla Corte Costituzionale visto il manifesto dubbio di incostituzionalità che si poteva evincere nel procedimento.
In tante altre città d’Italia, tutte le vertenze sullo stesso problema furono abbinate alla pratica di Teleiblea e dopo circa un anno, l’11 luglio del 1976, la Corte abolì, il Monopolio di Stato in materia radiotelevisiva anche via etere. Ecco la sentenza n.202:
Premesso che: Con ordinanza, in data 10 luglio 1975, emessa nel corso del procedimento penale a carico di alcuni imputati del reato di cui agli artt. 1, 183 e 195 del t.m. approvato con d.P.R. 29 marzo 1973, n. 156, come modificati dagli artt. 1 e 45 della legge 14 aprile 1975, n. 103, per avere, quali soci responsabili della S.r.l. “Teleiblea”, registrata come periodico di stampa, attivato un impianto di diffusione via etere di programmi televisivi propri senza essere muniti della relativa concessione amministrativa, il pretore di Ragusa, accogliendo analoga richiesta del patrocinio degli imputati, dichiarava rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale delle sopra riportate norme di legge, in riferimento agli artt. 3, 10 e 21 della Cost
LA CORTE COSTITUZIONALE dichiara l’illegittimità costituzionale degli artt. 1, 2 e 45 della legge 14 aprile 1975, n. 103 (nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva) nella parte in cui non sono consentiti, previa autorizzazione statale e nei sensi di cui in motivazione, l’installazione e l’esercizio di impianti di diffusione radiofonica e televisiva via etere di portata non eccedente l’ambito locale;
Questo è in pratica è stato il primo passo verso la liberalizzazione del settore che ha visto, negli anni, susseguirsi diversi interventi legislativi e decreti intesi a regolamentare, invano, il campo dell’informazione in ambito televisivo.
Ma ritorniamo a quei primi giorni di attività della neonata Teleiblea.
Pur con il fardello dell’azione legale Carmelo Recca non demorde anzi, vista la titubanza dei soci, decide di investire ancora di più nell’iniziativa acquistando tutte le quote della S.r.l.
È una scelta di vita soprattutto per il giovane neo direttore generale Antonio Recca perché la televisione impegna a fondo e necessitano sempre forze nuove e investimenti.
Nei primi giorni di aprile del 1975 entrano in scena Gianni e Mario Papa: i due vengono da Biella dove Gianni è funzionario della dogana ma soprattutto vengono da Telebiella dove ambedue sono impegnati nella realizzazione di trasmissioni sportive e del telegiornale.
Era stata un’esperienza esaltante: negli studi del Convitto Biellese si alternavano giornalisti del calibro di Enzo Tortora, esule dalla Rai, cantanti e opinionisti famosi che, appunto, alla piccola realtà privata intendevano dare fiducia per il futuro.
Quella pratica viene messa al servizio di Teleiblea dando vita ad un team affiatato. Vengono create nuove trasmissioni, migliorando le news e l’audience diviene altissima. Insomma come diranno poi i mass-mediologhi, l’emittente era entrata nel tessuto sociale cittadino divenendo punto di riferimento per i politici, gli sportivi e la gente comune.
Teleiblea denunciava, plaudiva, informava. In un mondo televisivo in bianco e nero, dominato dai soli 2 canali di Mamma Rai, rappresentava l’alternativa, la libertà di opinione, la protesta.
Non era importante la qualità del segnale, allora non certo ottimale, non contava neanche se le notizie fossero state poi veramente fresche ma la cosa eccezionale, per la gente, era conoscere i fatti della propria città, il rivedersi in tv o addirittura sentire il proprio nome dalla voce della lettrice.
Un successo oltre ogni aspettativa. Lo sport è stato trainante in quella crescita grazie alle potenzialità della videoregistrazione e l’immediatezza della messa in onda. Venivano seguiti avvenimenti particolarmente spettacolari come le gare automobilistiche in salita, a Chiaramonte per esempio o le gare di motocross nella campagna iblea suscitando molto scalpore per la novità.
L’emittente con servizi, interviste e telecronache anche in campi difficili, accompagnò la squadra di calcio, guidata dall’estroso Cacciavillani, alla conquista della serie C un traguardo che gli appassionati poterono gustare in tv.
Da ricordare anche alcuni “eccitanti” episodi. A Gela la folla diede fuoco al pulmino dell’emittente perché nelle immagini riprese dalla telecamera c’era la prova di un fatto doloso.
Ancora a Modica la telecronaca dell’ennesimo derby criticò in modo troppo enfatico un fallo del difensore modicano sul più amato dei giocatori azzurri, l’indimenticabile Pasquale Maida e ci fu quasi una sommossa popolare con scontri verbali accentuati dal campanilismo che divideva le due città.
Il fenomeno Teleiblea in breve dilaga in provincia e poi va oltre, molto oltre.
A fine del 1976, appena legittimata dalla sentenza della Corte, Teleiblea si trasferisce nella sede di Via Lupis con grandi studi capaci di ospitare 400 spettatori e amplia l’area di copertura grazie a nuovo impianto. A Monte Lauro viene costruito un traliccio di circa 20 metri, il primo in assoluto in quel sito (oggi è una foresta di antenne), che permette di irradiare il suo segnale prima sul che 26 poi sul ch 22 UHF in quasi tutta la Sicilia Orientale, da Agrigento a Catania fino addirittura a Reggio Calabria e a Malta dove è molto apprezzata.
Si apre addirittura, collegata in video, una redazione a Catania nella quale operano alcuni giornalisti come Salvo Fleres, Totò Barresi, Gigi Roncisvalle
Viene anche creata la RCR, forse la prima radio della città, che diventa la più seguita con programmi innovativi come “gli uomini della notte” con Gianni Papa, Franco I, Nicola Natoli, Sergio Pansini ed altri e dibattiti sportivi via telefono. Da ogni parte d’Europa arrivano giornalisti per capire il fenomeno tutto italiano delle TV private e anche i contratti pubblicitari sono ad un certo livello
Nell’era del bianco e nero, con il telegiornale che ogni sera teneva compagnia a migliaia di telespettatori, la seguitissima domenica sportiva, le interviste alla gente comune, la politica locale, l’emittente dettava legge grazie alla sua organizzazione, la sua attrezzatura all’avanguardia, per quei tempi, ma soprattutto lo stile dei suoi conduttori.
Sono da ricordare “le filippiche” di Emanuele Schembari mitico direttore responsabile sempre critico verso i politicanti corrotti, Tina Vaccarino, la bionda annunciatrice dai lunghissimi capelli biondi, il pittore Franco Cilia compito lettore del Tg, Gino Raniolo conduttore di quiz della notte e ancora Aldo Carboni prototipo del perfetto presentatore. Poi gli indimenticabili protagonisti di “Cose di Casa Nostra” lo storico programma nel quale, per prima volta in televisione, si parlava in dialetto ragusano. Con loro, Giorgio il farmacista, “Napoleone” e Giorgio Gurrieri, sosia di Totò, furono battuti tutti gli indici d’ascolto tanto che in un quotidiano nazionale si riferiva ad un certo Napoleone più famoso di Pippo Baudo.
Ma nel 1979 irrompe nella TV il colore. Senza sponsor economici e tanto meno politici, Teleiblea cerca di adeguarsi ai tempi acquistando nuove telecamere e videoregistratori ma subisce l’attacco della concorrenza che può contare su grandi investimenti.
Da Catania a Milano e nella stessa Ragusa, gruppi politici spendono centinaia di milioni in attrezzature e personaggi per accaparrassi l’audience con il doppio scopo di far soldi ma soprattutto opinione. Nella Sicilia Orientale si captano i segnali di grandi televisioni come Telecolor e Antenna Sicilia.
Grazie alle cassette registrate, trasmesse da una emittente locale, la neonata tv di Berlusconi riesce a conquistare il telespettatore ragusano proponendo nomi noti della come Costanzo o Mike Buongiorno.
Teleiblea è costretta a cercare partner importanti che trova subito in Rete4, fondata dalla Mondadori, poi in Prima Tv espressione della Rizzoli e quindi partecipa ad una joint adventure con TeleEtna di proprietà di un altro Recca e infine con Telecolor alla quale, viste le difficoltà economiche per mantenere una grande area di copertura, alla fine cede il canale su Monte Lauro.
Primi giornalisti professionisti della provincia nel 1983 Mario Papa e Antonio Recca, dopo le dimissioni dell’altro professionista Emanuele Schembari, assumono le cariche di direttore responsabile e condirettore decidendo di puntare soprattutto sugli interessi locali. La sede viene trasferita in Viale Tenente Lena e poi, nel 1987, in un grande appartamento Via Corbino adeguato alle nuove esigenze. L’emittente continua a trasmettere senza interruzioni seguendo gli avvenimenti locali e dedicandosi anche alla produzione di programmi di cultura e di intrattenimento registrando in esterno gli eventi più importanti.
Vengono seguiti i consigli comunali, i fatti della politica, si realizzano interviste ed inchieste come è normale per una tv di provincia che vive della propria attività in ambito locale.
Sono memorabili le trasmissioni dedicate alle tradizioni iblee come “Una Ragusa da Amare” nella quale era ospite fisso Mimì Arezzo, speciali sul turismo, sulle cittadine della provincia come ad esempio “ Una finestra su Modica” programmi musicali, approfittando del momento dei video clip, una serie di inchieste dal titolo “Fatti e Misfatti” condotte da Turi Iudice e diverse interviste a scrittori ed artisti vari.
Nel 2010 muore Carmelo Recca, fondatore dell’emittente.
Nel 2012 nasce il digitale terrestre e la nuova numerazione che vede l’emittente contrassegnata dal n. 110 mentre il panorama delle emittenti locali diventa enorme con centinaia di canali e di conseguenza una concorrenza spietata.
Nonostante tutto Teleiblea riesce a ritagliarsi un ruolo puntando ancora sull’informazione locale che diffonde nella provincia di Ragusa, oltre che nel Calatino e nel Gelese, anche in parte della provincia di Siracusa.
Nel 2019, purtroppo, l’emittente perde Cristofaro Gallo, direttore commerciale per oltre 20 anni, creando un vuoto ancora oggi incolmabile dal punto di vista professionale.
Ma nel 2022 arriva un’altra novità tecnica il digitale terrestre 2 che di fatto è una catastrofe per l’informazione locale. Prima di tutto il problema della numerazione che vede l’emittente sul ch 178 (dopo un anno diventato 89) e poi l’obbligo di coprire praticamente tutta la regione che però presenta con enormi mancanze sull’area iblea superate dopo 408 giorni di proteste.
Oggi Teleiblea trasmette sulla rete di secondo livello di Raiway che copre le province di Ragusa di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Agrigento, Trapani e Palermo. È di sicuro un fatto positivo ma è chiaro che occorrono grandi investimenti non solo per pagare l’affitto della rete ma per essere competitivi in un’area di copertura così vasta.
Nonostante queste difficoltà l’Indice, il TG di Teleiblea, viene realizzato quotidianamente trattando soprattutto temi di politica, di costume e culturali potendo contare sull’esperienza e la professionalità di ottimi giornalisti e tecnici a quali va il ringraziamento dell’editore.
Come 50 anni fa, Teleiblea informa, denuncia, plaude e fa opinione.
Ad affiancare la televisione c’è anche il giornale on line Reteiblea.it ed alcune pagine sui social.