La sfida del 2025
L’anno appena iniziato ci trova in una difficile condizione economica. Nell’isola è a rischio povertà il 38% della popolazione. In Calabria il 40,6 e in Guyana francese il 50%. Nel 2023 era a rischio povertà in Europa il 16,2% della popolazione, circa 72 milioni di persone. Da questa analisi statistica di Eurostat, l’ufficio statistica dell’Unione Europea, emergono due differenti Europe, ma viene anche dimostrata l’esistenza di due Italie. Mentre la Sicilia è terzultima in Europa, la Provincia autonoma di Bolzano è invece la seconda con solo il 3,1% della popolazione a rischio povertà. Il problema principale del nostro Paese è quindi lo squilibrio pesante che vi è tra il Nord e il Sud. Ben venga l’Autonomia differenziata, ma soltanto dopo che si risolvono le profonde differenze sociali, economiche e infrastrutturali che dividono l’Italia. Bisogna dire che per definizione, l’indicatore “rischio di povertà” è la percentuale di persone con un reddito disponibile equivalente (dopo i trasferimenti sociali) al di sotto della soglia di rischio di povertà, che è fissata al 60% del reddito disponibile equivalente alla media nazionale. Questo indicatore non misura la ricchezza o la povertà, ma il basso reddito rispetto ad altri residenti nel Paese. Non è quindi per nulla in contraddizione con gli indicatori economici che testimoniano lo sforzo di crescita degli ultimi anni della Sicilia. Il divario si riduce, ma rimane ampio a causa di decenni di pesanti squilibri.