Rinnovabili: Costate 250 miliardi in 20 anni ma…

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Ora ci si è messa anche la guerra ma caro bollette, strategia energetica, guerra del gas, le fonti rinnovabili e il nucleare sono gli argomenti da trattare nel prossimo futuro per cercare di capire quale strategia è possibile adottare in vista di un aggravarsi, non auspicabile, della situazione politica internazionale. L’Italia è un Paese che ha una strutturale interdipendenza energetica dall’estero, circa l’85% del nostro fabbisogno è soddisfatto da fonti straniere. Noi prendiamo gas e petrolio da aree politicamente instabili. Le cose non cambieranno nemmeno con le rinnovabili perché non abbiamo materie prime per fare pannelli. Questo è il motivo per cui dovevamo fare scelte molto diverse. Non avendo nucleare e avendo scelto di decarbonizzare molto velocemente abbiamo come unica fonte il gas, oltre che le rinnovabili. L’Italia ha fatto un errore strategico di non pensare a mix di combustibili che la mettesse a riparo. Il nucleare è una fonte che usano tutti a livello mondiale e noi che non l’abbiamo partiamo già svantaggiati”. Infatti trascinati da quel senso ambientalista spesso irrazionale che era di moda negli anni 90  abbiamo ridotto al minimo le nostre possibilità interne affidandoci ai rifornimenti dall’estero che però, come si vede, possono incepparsi o crescere a dismisura nel prezzo.
Veniamo a noi!  Naturalmente essendo attaccati letteralmente ad un ‘tubo’ – quello del gas – non abbiamo più poteri negoziali e restiamo esposti in maniera pesantissima. Gli aumenti di questi giorni fanno parte delle dinamiche di mercato  di fronte a situazioni di difficoltà. Quando ad un certo punto si dice l’Occidente andrà tutto a rinnovabili, chi ha il gas cerca di speculare quanto più possibile fin quando può. Poi c’è una speculazione di chi vuole guadagnarci a breve termine oltre le normali dinamiche di mercato”. Il prezzo del gas aumenterà in relazione alla crisi e alle ritorsioni e sanzioni verso la Russia . Il problema è che, come nazione, non abbiamo molte armi a breve termine per porre rimedio a questa situazione. Il gas da estrarre nell’Adriatico o in Sicilia , che come soluzione è vista molto positivamente, risolve il problema della nostra dipendenza in maniera comunque insufficiente, possiamo calmierare i costi aumentando l’acquisto dall’Africa e dal Medio Oriente, ma rimarremo una nazione molto esposta a questo genere di problema. Sicuramente può aiutare stringere ulteriori accordi con la Libia e l’Iran. Mettiamoci in testa poi che le rinnovabili, al momento, non stanno risolvendo alcun problema, sono costate 250 miliardi di incentivi in 20 anni ed hanno già contribuito ad alzare il costo delle bollette e non sono in grado di produrre energia in maniera continuativa visto che sono legate ad elementi naturali come sole, acqua e vento”. Indubbiamente, le crisi industriali che vediamo in Italia sono principalmente crisi energetiche. Quando un imprenditore paga il doppio del suo concorrente straniero alla fine chiude bottega. Gli impatti del costo dell’energia sono devastati, possono esserci aumenti di qualsiasi prodotto merceologico, compreso il caffè al bar. Non abbiamo mosse immediate perché una seria riconversione energetica richiede almeno trent’anni. Non abbiamo nemmeno abbastanza rigassificatori per utilizzare il gas liquido. Siamo esposti ai 4 venti”.  E il nucleare è ipotizzabile?  Nessuno può dirlo con certezza, perché la ricerca è ancora in embrione, ci vorranno molti anni ancora per capirne la fattibilità. Se si arriverà a costruire centrali nucleari a fusione avremo energia pulita a pochissimo prezzo. E’ la soluzione che tutti adotteranno, spero che non faremo errore ferale di rifiutare anche questa tecnologia.
(Da un’intervista di Marco Guerra ad Amedeo Testa, segretario generale della Flaei-Cisl pubblicato sul giornale on line Interris)

di Direttore25 Feb 2022 10:02
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