La triste realtà di Fontanarossa.
La società di gestione dell’aeroporto di Catania ha comunicato questa mattina che, a seguito della fine dell’emergenza legata all’attività dell’Etna, lo spazio aereo è stato riaperto e lo scalo è tornato operativo. Naturalmente si sono poi registrati ritardi di arrivi e partenze dei voli soprattutto a causa del mancato posizionamento degli aerei a Catania vista l’impossibilità di atterrare a Fontanarossa. Notevoli quindi i danni economici che sono facilmente calcolabili oltre naturalmente ai disagi per i passeggeri poco considerati e invitati solo ad informarsi sullo stato del proprio volo con le compagnie aeree. La causa di tutto questo deriva dal fatto che la scorsa notte sull’Etna il sistema di videosorveglianza dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio Etneo, ha registrato una debole attività stromboliana al cratere di Sud-Est, ora conclusa, che ha prodotto cenere che si è rapidamente dispersa nell’area sommitale. Tuttora è ancora debolmente alimentata la colata di lava prodotta dalla bocca che si è aperta a quota 2.180 metri, all’interno della Valle del Bove. Dunque la triste realtà è che uno dei più importanti aeroporti d’Italia, capace di 10 milioni di passeggeri, essenziale per la mobilità dei Siciliani, in vendita per una cifra variabile dai 500 milioni al miliardo, in un anno è costretto ripetutamente a chiudere i battenti lasciando a terra migliaia di passeggeri. Che ci possiamo fare direte voi, è la forza della natura, mica possiamo mettere il tappo all’Etna. Ma non è così. Lo so che non è un argomento semplice da affrontare visto che i Catanesi sono fieri di avere l’aeroporto a pochi passi dalla Cattedrale di Sant’Agata. Ma nei posti dove si fanno ragionamenti pensando al futuro queste scuse non servono. Ora che certamente cambierà la governance della Camera di Commercio è auspicabile che si possano cambiare le strategie future dell’aerostazione studiando la situazione e ricercando soluzioni alternative. Secondo noi è inutile pensare a investimenti di centinaia di milioni, sempre a Fontanarossa, per interrare ferrovie e allungare piste in un area che avrà comunque problemi di questo tipo. Dunque era buona l’idea di costruire un nuovo aeroporto più lontano dal vulcano, meglio collegato con tutta la Sicilia e dove c’è più spazio per realizzare strutture adeguate per servizi migliori ai passeggeri. Sarebbe questa la prima opzione. In alternativa, immediatamente, occorre potenziare Comiso raddoppiando almeno il piazzale per ospitare più aerei in situazione di emergenza come quella di ieri. E’ necessario poi migliorare i collegamenti tra i due scali con ogni mezzo e incrementare i voli da e per Comiso affinché si parli davvero di sinergia permettendo anche a questo aeroporto di vivere senza chiedere l’elemosina a Catania.