Ci sono sempre punti di vista diversi.
Nel passato, quando soldi ne giravano tantissimi, le manifestazioni, diciamo così ludiche, si sprecavano facendo addirittura doppioni con le stesse serate a pochi chilometri di distanza. Oggi tutto è diverso: non solo i soldi sono pochi in generale ma si elargiscono attraverso particolari iter riservatiad una elit di imprenditori. Inoltre non è più come una volta che solo con certi spettacoli potevi vedere da vicino artisti di fama mondiale. Ora, in tempo reale, quasi in ologramma, si possono apprezzare tutti i big del mondo da vicino vicino. Allora bisogna chiedersi se vale la pena investire tanto per fare delle manifestazioni che, alla fine, se andiamo a fare i conti, sono costate tantissimo senza alcun ritorno dal punto di vista della promozione. Parliamo ad esempio della prima edizione del Sicilia Jazz Festival che ha aperto i battenti ieri a Palermo. Per una intera settimana, si susseguiranno concerti tra big, musicisti residenti, Maestri e giovani talenti dei Conservatori della nostra Isola. In campo 54 formazioni, 309 musicisti scritturati per 892 giornate lavorative. Il Sicilia Jazz Festival nasce dalla volontà del Governo Musumeci di incrementare la capacità di richiamo e promozione del Brand e della destinazione Sicilia presso i mercati turistici internazionali al pari delle più importanti destinazioni mondiali. E qui casca l’asino. Ci piacerebbe sapere quale è il costo di tutto l’ambaradan compreso la pubblicità sui canali nazionali. Musumeci ci ha abituato a questi appuntamenti “estremi” come ad esempio la fiera del cavallo di Militello. Li, dicono le malelingue, si è andati per i 3 milioni.. Non sappiamo con certezza quanto si sia speso per questa manifestazione di jazz ma siamo sicuri che la cifra totale è molto alta. Il problema poi è capire come, effettivamente, un festival del jazz, alla prima edizione, possa far crescere il “Brand ” e della destinazione Sicilia presso i mercati turistici internazionali. Io credo ce la faccia ! O meglio se questi soldi fossero stati spesi in servizi al turista, in promozione mirata a secondo del tipo di cliente che serve alla Sicilia, in pratica in qualcosa per migliorare l’immagine offerta al visitatore, sarebbe stato tutto ben fatto. Ma così non si soddisfano i tanti clienti che si aggirano nei corridoi di Via Notar Bartolo o allo stesso palazzo d’Orleans. Povera Sicilia!! Non c’è nessuno, come abbiamo detto in altro articolo che sia in grado di stilare un vero progetto di sviluppo turistico e culturale. Si vive di episodi, spesso clientelari, di appuntamenti costosi e poco pubblicizzati o come in questo caso grandi investimenti con ritorni minimali riservati soprattutto agli addetti ai lavori e agli appassionati. Il jazz va di moda ma non credo che faccia numeri così elevati.