Ripresa delle vendite al dettaglio
Finalmente un mese di buona ripresa per le vendite al dettaglio. I dati preliminari
diffusi dall’Istat indicano, per l’area iblea, un aumento congiunturale pari al 6,6% in
valore e al 7,2% in volume con riferimento al febbraio 2021 e rispetto ai trenta giorni
precedenti. Rispetto allo stesso mese del 2020 – dunque a pandemia ancora non
scoppiata – si registra, invece, una diminuzione del 6,7% in valore e dell’8% in
volume. La crescita mensile è trainata dai beni non alimentari (+14,8% in valore e
+15,4% in volume), diversamente dagli alimentari (-2,4% in valore e -2,2% in
volume). Su base annua, la flessione è simile (non alimentari -6% in valore e -7,8%
in volume, alimentari -5,5% in valore e -5,6% in volume). Risultano in calo
tendenziale sia le vendite degli esercizi specializzati sia quelle degli esercizi non
specializzati a prevalenza alimentare; per questi ultimi si evidenzia la diminuzione
dei discount (-1,5%), la prima da marzo del 2019. Sono in aumento solamente le
vendite degli esercizi non specializzati a prevalenza non alimentare. In confronto a
febbraio 2020, vendite giù in quasi tutti i canali distributivi: grande distribuzione (-
5,8%), imprese operanti su piccole superfici (-7,6%), vendite al di fuori dei negozi (-
6,6%). Solo il commercio elettronico è in forte aumento (+35,8%). “E’ un dato
leggermente migliore delle attese – dice il presidente provinciale Confcommercio
Ragusa, Gianluca Manenti, commentando i dati diffusi dall’Ufficio studi – secondo
cui si rafforza l’ipotesi che la molla della ripresa trainata dai consumi, una volta
domata la pandemia, potrebbe realmente scattare, sebbene permangano incertezze
sull’entità della ripartenza. In ogni caso, restano gravi le condizioni del commercio
tradizionale, sostanzialmente escluso dal rimbalzo statistico nel confronto con i mesi
del 2020 non toccati dalla pandemia mentre le aree di spesa più tradizionali, come
abbigliamento e calzature, continuano a patire l’impossibilità di programmare
l'attività economica in conseguenza di chiusure e vincoli non facilmente
comprensibili”. L’Ufficio Studi fa notare infine che “si conferma l’orientamento degli
acquisti verso il potenziamento delle dotazioni di tecnologia e beni durevoli per il
benessere fruito in casa” e che “il commercio elettronico vive una storia a sé,
costituendo una sfida ineludibile per il futuro commercio più tradizionale, al quale
toglierà parte del flusso di domanda di beni anche quando recupererà il terreno perso
sul fronte dei servizi”.