Passalacqua – Coppa Italia: capitolo secondo

Onore alle vincitrici e ai vincitori: brave, bravissime tutte; bravi, bravissimi tutti. La seconda volta forse (forse) potrebbe anche non avere lo stesso sapore della prima, che è stata un orgoglioso modo di dire “noi ci siamo” ma in compenso è un passaggio fondamentale: perché se vinci la Coppa Italia per due volte, vuol dire “noi continuiamo ad esserci”. Ma soprattutto vuol dire che non può essere considerato un episodio. Non può. Il bis a S. Martino di Lupari, così meritato, non è un caso e non è soltanto un evento sportivo, anche se esaltante: rappresenta il figlio-frutto della programmazione intelligente, della determinazione e della voglia di fare. In una parola, testimonia del modo di fare da persone serie, che sanno guardare lontano e se cadono (di rado) si rialzano senza fare storie e riprendono a correre. Veloci, molto veloci. Diciamolo subito, a scanso delle elucubrazioni dei soloni che sanno tutto e capiscono tutto: nessuno creda che avendola vinta già undici volte Schio non ci tenesse (lo ha dimostrato anche nell’alternanza delle sue stelle per farle trovare riposate contro di noi), o che non ci tenesse Venezia. Vincere è una droga potentissima, che non comporta mai assuefazione, anzi. E diciamo pure subito che avere un’avversaria inattesa in finale non toglie neppure un millesimo di grammo al peso e al valore dell’impresa: Geas la finale se la era meritata sul campo, mettendo sotto la capolista del campionato. Detto questo, e fatti ancora una volta i doverosi, e sentiti, complimenti a tutto l’ambiente, oggi pomeriggio (dalle 14 in poi) è in programma la passerella al PalaMinardi: una splendida scena già vista e vissuta, che nel bis non potrà che essere ancora più splendida e “nostra”. Una meraviglia, la panacea contro tutto ciò che di non buono è stato e contro tutto quello di non buono (speriamo pochissimo o nulla) che sarà. Che sarà, perché questo è solo “traguardo uno”…