Un convegno per rilanciare il progetto della metropolitana di superficie
Si è svolto venerdì 13 presso il salone conferenze dell’AVIS il convegno sulla metropolitana organizzato da Cub trasporti, Legambiente, Comitato pendolari siciliani e Comitato per il rilancio della ferrovia iblea, con il sostegno di Insieme in città.
Ottima la partecipazione di pubblico, anche se mancavano i rappresentanti dell’amministrazione comunale, regolarmente invitati. Fra le figure istituzionali erano presenti solo Gianni Iacono, presidente del consiglio comunale, e il consigliere Ialacqua. Nel pubblico si notavano alcuni politici che hanno avuto un ruolo nel passato recente di Ragusa, come l’on. Giorgio Chessari, l’on. Franco Antoci, il sen. Gianni Battaglia. Presenti rappresentanti di diverse associazioni cittadine, e naturalmente, oltre ai gruppi organizzatori, i ferrovieri iscritti alla CUB che da anni sostengono questa battaglia.
Ha aperto i lavori Pippo Gurrieri, che ha ripercorso la lunga storia della metropolitana di superficie di Ragusa, dal protocollo d’intesa comune-ferrovie del 1995 al progetto preliminare di RFI del 2005, all’odierno PAES, sottolineando il paradosso di una infrastruttura esistente da oltre un secolo, che non si è riuscita ad adattare a metro. Il costo previsto nel 1995 sarebbe stato di 8 miliardi e mezzo di lire, per 17 km, quando per costruire una metropolitana simile ma partendo da zero, i costi dell’epoca sarebbero stati superiori ai 400 miliardi. Qualsiasi amministrazione non si sarebbe lasciata sfuggire l’opportunità: a Ragusa lo hanno fatto tutte.
Sono state quindi proiettate le immagini sulle fermate che dovrebbero caratterizzare la metro di oggi: 1) Stazione Ibla; 2) Carmine; 3) Ospedale Arezzo; 4) Stazione centrale; 5) Colajanni; 6) Paestum/Masserie; 7) ASI; 8) Cisternazzi/Nuovo ospedale.
Gurrieri ha fatto rimarcare come in 20 anni il progetto sia divenuto ancora più attuale. Occorre puntare sul futuro per migliorare la città; occorre contrattare con la regione i km/treno occorrenti per il funzionamento della metro.
Il secondo intervento è stato di Giosuè Malaponti, responsabile del Comitato pendolari siciliani, che ha parlato delle politiche di tagli di treni, come quelli annunciati sullo Stretto di Messina, e ha spiegato i ritardi in tema di firma del contratto di servizio.
E’ seguito l’intervento del prof. Francesco Russo, docente di progetti di sistemi di trasporto presso l’università di Reggio Calabria. Interessante quanto ha detto: il nodo centrale della questione è che qui esiste già un’infrastruttura, condizione fortunata per il territorio. Dall’analisi del percorso della metro e dell’estensione della città attorno ad esso, si può prevedere un flusso di viaggiatori attorno ai 20.000 al giorno; ma la metro dovrebbe funzionare per determinate ore di punta, per il resto dovrebbe funzionare un Donnafugata-Modica e poi ancora i treni per l’aeroporto di Comiso: tre segmenti all’interno della medesima giornata. Oltre all’utenza cittadina va considerata quella turistica: i turisti privilegiano il treno come mezzo per spostarsi. L’accordo 2014-2020 fra Italia ed Europa sta definendo ingenti finanziamenti per un’economia della sicurezza e per interventi infrastrutturali basati sulla compatibilità ambientale. Da essi potrebbero arrivare le somme per nuovi mezzi da far circolare su questa linea.
Il prof. Russo è molto perentorio: manca su queste scelte una presenza forte delle amministrazioni locali; manca la volontà di intraprendere la via della mobilità sostenibile. Qui c’è questa possibilità, perché c’è un progetto forte; il comune può approfittare delle azioni prioritarie di Bruxelles in tal senso. Non ci sono finanziamenti senza progetti di questo tipo.
Claudio Conti, di Legambeinte, ha snocciolato le cifre dell’invivibilità ambientale ragusana; se bisogna aumentare la mobilità alternativa, bisognerà ridurre la mobilità privata. Per realizzare la metropolitana, in attesa di finanziamenti europei, il comune dovrebbe utilizzare parte delle royalties del petrolio, che nei prossimi anni continueranno ad essere ingenti.
L’ultimo intervento è stato del prof. Giorgio Flaccavento del Laboratorio di urbanistica partecipata Insieme in Città, che si è soffermato sulla necessità di modificare la percezione che i cittadini hanno delle ferrovie: un ostacolo alla mobilità. Le ferrovie devono diventare un’esigenza sentita dai cittadini; bisogna suscitare dal basso gli interessi volti a salvaguardare i beni comuni.
Sono seguiti numerosi interventi da parte dei presenti, tutti concordi nell’intensificare gli sforzi perché la metropolitana divenga prioritaria per l’amministrazione e per gli abitanti della città, nonché uno dei mezzi più utilizzati dai turisti.
L’assenza dell’amministrazione è stata stigmatizzata; un’occasione persa per la giunta Piccitto, che aveva anche annunciato la presenza almeno di un assessore. Gli organizzatori, comunque, incalzeranno la giunta comunale finché sulla metropolitana non si passerà dalle parole ai tanto attesi fatti.