Nuovo cinema….. Ideal

ex idealIl prossimo lunedì, 10 giugno, il Dipartimento di Protezione Civile
consegnerà agli enti affidatari (Comune di Ragusa e Soprintendenza
BB.CC.AA. Di Ragusa) i locali del cinema Ideal (crollato la sera dell’11
aprile 1989) e l’ex palestra GIL adiacenti alla scuola elementare Cesare
Battisti ed alla centralissima piazza Libertà.
Il progetto è stato redatto dall’arch. Giusy Pagliarello e dall’ing. Gianni
Consentino ed è stato finanziato con fondi gestiti dal Servizio per la
Provincia di Ragusa del DRPC provenienti dalla l. 433/91 che ha finanziato
svariati interventi nella Sicilia sudorientale nell’ambito della prevenzione
del rischio sismico oltre che di recupero e conservazione di importanti
monumenti mediante l’utilizzo di tecniche sia tradizionali che innovative.

Per farvi ricordare di cosa stiamo parlando riportiamo un lungo articolo pubblicato nel 2007 da ” Ragusa Sottosopra”
Alla fine della prima guerra mondiale si sviluppano in tutta Europa tendenze e movimenti progettuali collegati alle idee delle avanguardie artistiche. Come aveva già profetizzato il futurismo italiano, pare possibile reinventare l’intero universo costruito secondo una concezione nuova, moderna, futuribile.
Nucleo storicamente riconosciuto di questa visione utopistica è in Germania la scuola del Bauhaus, destinata ad influenzare profondamente tutta la cultura europea del progetto.
Si diffonde una fiducia illimitata nel progresso tecnico e scientifico inteso come elemento capace di generare un nuovo linguaggio figurativo in architettura che rompa completamente con la tradizione del passato; i nuoviparametri sono “il leggero, il pratico, il veloce” contrapposti al monumentale, allo statico.
In Italia le correnti razionalistiche, sorte nel corso degli anni ’20 e ’30, sono solo parzialmente riconducibili al contesto europeo, mancando gli impulsi sociali ed economici che negli altri paesi europei aprivano la strada al rinnovamento dei processi costruttivi e ponevano le premesse dell’urbanistica e dell’edilizia moderna. Il discorso sull’architettura si riduce spesso a sterili giochi tecnici e compromessi stilistici. In questo clima gli architetti italiani come Libera, Figini e Terragni decidono di formare il “Gruppo 7”, il cui obiettivo prioritario sta nella volontà di mediazione tra la tradizione del classicismo italiano e la logica strutturale della mac-china inventata dal Futurismo.
Terragni, l’esponente più significativo dei Sette, ispirandosi ai progettfoto articoloi di Gropius e degli edifici del Bauhaus a Dessau (1925/’26), elabora un linguaggio teso a scomporre il volume unitario in una serie di blocchi funzionali, a volte anche dissonanti, aggregati in modo da non costruire una scatola chiusa; in tal modo i suoi progetti rappresentano il primo organico esempio di architettura razionalista in Italia.
Lo scontro tra razionalisti e tradizionalisti, entrambi convinti di rispecchiare lo spirito del regime, trovò una soluzione di compromesso attraverso l’atteg-iamento ambiguo dello stesso Mussolini, il quale affermò che l’arte dell’Italia fascista doveva essere «tradizionalista e moderna», favorendo tanto l’avanguardia futurista, quanto il linguaggio
classicista e monumentale.
La battaglia per l’architettura razionale pertanto sarà portata avanti da singole figure di architetti, come Michelucci, Terragni, Samon��, Libera e Ridolfi, che rie-scono a conquistare alcuni incarichi pubblici, vincendo molti dei concorsi banditi per la realizzazione delle opere necessarie al nuovo regime.
Il fascismo, presentandosi come una forza nuova in grado di modernizzare la nazione, promuoveva infatti numerose iniziative di carattere urbanistico, come la fondazione di nuove città, ed architettonico, con la creazione di nuovi edifici pubblici e quartieri. Tuttavia la spinta rivoluzionaria del razionalismo tende a spegnersi e lo stile “littorio” di Marcello Piacentini diviene il linguaggio architet-
tonico ufficiale del partito.
Con il consolidarsi del regime, anche l’arte muta, facendosi sempre più monumentale: le proporzioni diventano enormi, la chiarezza geometrica lascia il posto alla presenza scenografica; i criteri di sobrietà, sveltezza, accessibilità propri del Razionalismo, sofoto articolono piegati alle esigenze di grandiosità funzionale alla propaganda politica.
Tra il 1930 e il 1936 Ragusa, stimolata dall’esigenza di crescita culturale e civile conseguente all’elezione a capoluogo di provincia, si dotava di un nuovo quartiere: il quartiere Littorio, collegato al centro antico da un nuovo ponte e incentrato nel complesso di piazza Impero, oggi piazza Libertà.
L’impostazione progettuale della piazza, con gli edifici della Casa del Balilla, del 1931, e della Casa del Fascio del 1934-36, progettati da La Padula, presenta molte analogie con il progetto di altri centri di fondazione fascista, in particolare con Littoria, la cui Casa del Fascio fu progettata dallo stesso La Padula nel ‘36.
Nate per essere città eminentemente agricole, Ragusa come Latina (Littoria) si sono trovate promosse a capoluogo di provincia nel giro di pochi anni, con l’improvvisa esigenze di strutture dirigenziali e rappresen-tative. Queste opere miravano a propagandare al massimo l’indiri-zo politico; gli architetti interpre-tarono le preferenze del regime dando vita ad una delle piazze più interessanti dell’architettura fascista in Sicilia, utilizzando il linguaggio moderno e articolando i volumi netti lungo una pianta ad «U», divaricata ed aperta verso la piazza semicircolare.
Sul lato più corto della «U», punto focale di tutta la composizione, sta una tribuna per i comizi (tema obbligato per le adunate del regime) e una torre che equilibra l’orizzontalità della piazza.
Gli edifici, anche se non molto alti, contengono lo spazio chiuso della piazza con quinte architet-toniche omogenee e prive di orpelli decorativi, quasi segni astratti di un teorema geometrico.
Di un’analoga impostazione risulta anche il cofoto articolortile interno al Palazzo del Balilla, che si sviluppa attorno ad una seconda torre con tribuna.
L’architettura di La Padula è quasi sempre il risultato positivo di un compito che è insieme formale e funzionale, fatta di proporzioni e ritmi semplici, di equilibrio tra arte e tecnica, tra invenzione e rigore costruttivo.
Così i suoi edifici, pur nella consapevolezza di appartenere al proprio tempo, si saldano indissolubilmente da un lato con la tradizione e la storia, dall’altro con le esperienze future. I suoi progetti sono per lo più caratterizzati dalla prevalenza della dimensione orizzontale su quella verticale, dai volumi che si intersecano, esaltati da un forte contrasto cromatico, da piante pulite e molto ordinate, da tetti piani e pensiline aggettanti, parlano in italiano lo stile internazionale.
Gli altri due corpi architettonici che chiudono l’efoto articolomiciclo della piazza furono invece progettati dall’architetto Francesco Fichera, allievo di Ernesto Basile, il quale nel Palazzo del Consiglio Provinciale dell’Economia (oggi Camera di Commercio) stempera il suo gusto Decò con elementi di architettura di vaga ispirazione razionalista.
Quindi nella composizione di piazza Impero possiamo osservare l’ambiguo classicismo del Fichera da un lato e la decisa modernità della Casa del Balilla del razionalista La Padula dall’altro.
Piazza Libertà, i cui complessi edilizi sono tuttora sostanzialmente conservati, costituisce indubbiamente un documento significativo del dibattito urbanistico ed architettonico nell’Italia degli anni ’30. In essa sono compresenti diverse tendenze architettoniche che trovano una felice sintesi nella qualità dello spazio urbano che si viene a configurare, uno spazio che, ispirandosfoto articoloi al gusto del movimento razionalista, rappresenta un fatto innovativo per Ragusa e per la Sicilia.
Parlando dell’architettura, La Padula disse: «Essa chiede oggi all’architetto la competenza del tecnico, l’animo dell’artista e la cultura del filosofo. Gli architetti devono essere non spettatori, ma attori, anche se la loro volontà non basta perché una grande muraglia di diffidenza, di incomprensione, li separa dal resto del mondo -muraglia pare costruita dalle autorità costituite che oggi sono i soli committenti dell’edilizia».
E La Padula rispecchia queste abilità nelle preziose tavole progettuali che ci ha lasciato: nelle dettagliatissime tavole tecniche, così come nelle delicate tempere che descrivono il progetto. Da questi documenti però si può rilevare come il progetto compiutamente razionalista dell’Architetto, basato su incastri di volfoto articoloumetrie differenti a comporre un unicum simmetrico nei volumi ma non nelle forme, non fu mai realizzato.
Furono invece costruiti due edifici gemelli rettangolari, privi di approfondimento compositivo, che costituirono quella corte interna che La Padula aveva immaginato chiusa da una quinta muraria, mai realizzata.
L’originario rapporto volumetrico, che vedeva una piazza secondaria adiacente a quella principale, dalla stessa impostazione compositiva ma da un’altezza inferiore, che si andava a raccordare al livello dello spazio antistante, è stato completamente stravolto dall’edificazione della scuola C. Battisti, che chiude la piazza e sovrasta le due ali a un solo piano con i suoi 17,90 metri d’altezza (contro i 7,80 delle ali).
Qualche lettore di buona memoria ricorderà ancora il Cinema Ideal e la palestra comunale di Viale T. Lena culla del basket ragusano.foto articolo
L’edificio denominato «complesso ex G.I.L.» (Gioventù Italiana del Littorio), collocato nel centro di Ragusa, configura con i suoi volu-mi una della piazze più significative della città, per dimensioni, qualità architettonica, valenza sociale e simbolica.
Di proprietà della Regione Siciliana, è oggi adibito ad uffici amministrativi della Sovrintendenza BB.CC.AA. nel blocco centrale, mentre l’ala superstite delle due originarie ha mantenuto la configurazione di palestra.
Dopo anni di totale abbandono, a cui è seguita la demolizione del Cinema da parte del Genio Civile per motivi di sicurezza e la chiusura all’uso della palestra, l’amministrazione regionale nel 2000 si è ricordata di questo importante complesso architettonico, finanziandone il recupero con i fondi della Legge 433/91 e incaricando i sottoscritti della redazione del progettfoto articoloo esecutivo.
L’iter progettuale si è da subito rivelato tutt’altro che lineare e coerente a causa delle molte aspettative degli attori interessati al sito e in seguito al susseguirsi di amministrazioni, amministratori e dirigenti, ognuno con una propria specifica idea. In questo percorso sono state elaborate molteplici soluzioni progettuali, alcune delle quali a livello esecutivo, fino all’approvazione di quella finale, avvenuta nel settembre 2005.
Il progetto ha dovuto ottemperare alla richiesta di locali funzionali alla Sovrintendenza (uffici), alle esigenze del Comune di Ragusa, che rivendica il sito a luogo da sempre destinato alla collettività (sala pluriuso), nonché mantenere la destinazione d’uso originaria della palestra a servizio dell’attigua scuola elementare.
L’intervenuta adozione del nuovo Piano Regolatore della città ha imposto un foto articolointervento di «ricostruzione» dell’immobile preesistente, nel rispetto della sagoma, delle altezze e dei materiali, recupe-rando la metratura necessaria in un piano parzialmente interrato sul lato di via Colombo.
La diversa distribuzione delle quote di calpestio del nuovo blocco rispetto a quello principale ha comportato la creazione di una cerniera di distribuzione ai piani, collocata nell’attacco fra la nuova struttura ed il corpo esistente.
Verrà ripristinato l’originario ingresso da piazza Libertà, dotato di un ascensore che consentirà l’abbattimento delle barriere architettoniche per l’accesso agli uffici della Sovrintendenza (oggi inaccessibili ai diversamente abili).
Un altro ingresso è ubicato su via Colombo, dove si aprono
anche le vie di fuga della sala.
Gli uffici sono stati ampliati anche sul lato di viale Ten. Lena, con la creazionfoto articoloe di un open space operativo con postazioni telematiche in rete, nel piano ammezzato della fascia di servizio alla palestra. Nella corrispondente superficie al piano terreno sono invece stati sistemati gli spazi accessori alla palestra (spogliatoi, servizi).
L’area palestra ha una superficie insufficiente per essere omologata dal CONI ai fini agonistici, la struttura sarà dunque adibita a palestra di «tipo A1» per scuole elementari da 10 a 25 classi.
Le finiture sono state pensate in funzione del carattere pubblico-rappresentativo degli ambienti, con rivestimenti in legno nella sala conferenze, e pavimentazione in calcare bituminoso che omogeneizza i diversi ambiti prolungandosi anche all’esterno.
La sistemazione del cortile e gli arredi, sono stati stralciati per mancanza dei necessari fondi, anche in considerazione dell’aumento dei costi unitari delle foto articololavorazioni registratosi dallo stanziamento dei fondi all’approvazione del progetto (due prezzari regionali 2002, 2004).
Oltre all’intervento di nuova edificazione con la ricucitura dell’isolato, il progetto prevede un attento restauro e adeguamento strutturale della palestra, che man-terrà la sua originaria destinazione d’uso.
Dai rilievi eseguiti l’edificio della palestra ha evidenziato problematiche analoghe a quelle che hanno causato il crollo dell’ex cinema: cedimento strutturale del solaio di copertura di luce eccessiva per la tipologia utilizzata.
La mancanza di manutenzione dell’immobile ha inciso in maniera evidente sulle finiture (infissi, intonaci, impianti).
La Sovrintendenza, proprietaria di tutto il complesso, ha operato interventi di manutenzione limi-
tatamente ad alcune aree.
Il cortile, chiuso da due cancelli, non viene oggfoto articoloi utilizzato dalla città, né dai bambini della scuola elementare, configurandosi come uno spazio di risulta privo di connotazioni funzionali e formali.
L’intervento si è sviluppato attraverso il consolidamento strutturale del volume, la sostituzione del solaio di copertura e l’adeguamento alla vigente normativa sismica, nello spirito della legge con la quale è stato finanziato il progetto (Legge 433/91). Si è inoltre provveduto al risanamento delle murature umide, al miglioramento termico-acustico della palestra, al ripristino di infissi, intonaci, finiture in genere e impianti tecnologici.
Come progettisti ci sentiamo di condividere pienamente il proget-to di recupero della palestra, redatto secondo i criteri consolidati del fare «conservazione», non altrettanto condivisibili ci sono sembrati i criteri seguiti/imposti per l’intervento di nuova costrufoto articolozione.
La scelta di innestare nuove architetture nel contesto storiciz-zato, consapevolmente e cultural-mente indicata dalla poetica razionalista del La Padula, alla conclusione del travagliato iter burocratico-progettuale è stata, secondo noi, in parte disattesa con un intervento limitato alla riproduzione del volume crollato e al suo adattamento funzionale alle richieste della committenza.
La poetica dell’equilibrio e della modernità, del progetto e della coerenza, della razionalità e del futuro, che ha dettato la nascita del complesso di Piazza Libertà -uno dei più significativi dell’architettura del Ventennio in Italia – è stata sacrificata a logiche burocratiche, ad esigenze di metratura, a opinabili interpretazioni dell’idea del «restauro» inteso come rico-truzione: «Il restauro non può che avere per oggetto un’opera esistente» (B.P.Torsello)

di Direttore08 Giu 2013 20:06
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