Ancora sulla sanità…….. in tempi elettorali
Il tema della sanità locale non può essere messo da parte soprattutto se ci si trova in campagna elettorale. Abbiamo detto che nelle classifiche della vivibilità, secondo chi scrive, le piste ciclabili non possono contare più dei posti letto o della percentuale dei medici per abitante. La recente vicenda dell’agricoltore morto in un Pta del siracusano sprovvisto, proprio in quel tragico giorno, di medici in turno ha fatto riesplodere il tema della precarietà del sistema sanitario in Sicilia poichè questa condizione è presente in quasi tutti i presidi dell’Isola. Lo sappiamo bene che magari non è colpa direttamente dell’Asp, come diremo nel prosieguo dell’articolo, ma dovrebbe essere parte integrante di ogni programma pensare a come risolvere questo problema che ripetiamo, è in cima alle necessità del cittadino per vivere bene. La mancanza di medici è tra le emergenze maggiori, lo sanno bene tutti quelli che si recano in un qualunque Pronto soccorso dove sono costretti a rimanere in attesa per ore. In genere nei pronto Pronto soccorso ci sono con metà dei medici che servono. A Ragusa la cui pianta organica prevede almeno 16 medici e ci sono mediamente, se tutto va bene, non più della metà, 7 o 8 medici. Tra le cause principali c’è un difetto di programmazione nazionale, come segnalato più volte, in cui l’offerta è al di sotto della domanda. Non c’è, ripetiamo, responsabilità diretta delle aziende sanitarie, infatti i concorsi ci sono ma vanno deserti perché c’è uno scarsissimo numero di medici che conclude il percorso universitario. E così i Pronto soccorso in Sicilia sono diventati delle vere giungle dove si verificano aggressioni continue, e, secondo i medici stessi, non sono neanche convenienti.
Secondo uno studio sull’argomento i PS non sono ambiti dai medici e a quanto pare hanno tutte le ragioni: spesso sono costretti ad orari massacranti, vengono aggrediti (un sanitario di Agrigento è stato anche ucciso) e subiscono procedimenti giudiziari, a seguito di denunce temerarie, infatti nel 90 per cento dei casi le cause si concludono in un nulla di fatto.
Dunque è facile capire che sono pochi quelli che vanno a lavorare in un ambiente del genere, senza contare che i riconoscimenti economici non sono soddisfacenti. Per i sindacati la situazione è al collasso ed a pagarne le conseguenze sono le famiglie che, costrette a rivolgersi ai privati, non hanno soldi per le cure. Diverse sono le criticità: liste di attesa infinite, medici che scelgono di lasciare gli ospedali per lavorare nelle strutture private. Si arriverà tra poco a dover a scegliere quale parente far curare perché, costretti a rivolgersi alla cliniche private, non si hanno le disponibilità economiche sufficienti per tutti e poi ci sono i Pronto soccorso che sono andati ormai in tilt. Purtroppo dobbiamo anche dire che quando il sistema sanitario pubblico lascia dei vuoti, è evidente che qualcuno li riempie. Il sistema privato convenzionato si è incuneato nel territorio e prospera e spesso mostra buone professionalità. In alcune province siciliane il 61% delle prestazioni sanitarie pubbliche sono appaltate al sistema privato, come dire che la sanità è il principale cliente dei privati e questo spiega la contrazione di prestazioni pubbliche e di liste di attesa lunghissime ma si sta creando una netta frattura tra chi non può permettersi i costi delle cure e chi, invece, non ha alcun problema di risorse.
Pensiamo che sia un argomento su cui fare precisi piani d’intervento in un futuro più che prossimo.