La geologia sul caso dei Bronzi di………… Riace
Un’inchiesta della Procura di Siracusa sembra voler fare luce su un’ipotesi inquietante, già ventilata in passato: dietro il ritrovamento “fortuito” dei bronzi a Riace potrebbe esserci stata un’operazione clandestina orchestrata da trafficanti di reperti archeologici, con possibili collegamenti con la criminalità organizzata siculo-calabra e ramificazioni internazionali. L’indagine, al momento senza indagati, trae spunto da testimonianze recenti che sembrerebbero corroborare i sospetti avanzati negli anni Ottanta dagli archeologi americani Robert Ross Holloway e Anne Marguerite McCann, secondo i quali i Bronzi sono in realtà stati scoperti originariamente a largo di Brucoli. Vediamo quale può essere il contributo delle Scienze della Terra andando a studiare la Geologia dei Bronzi di Riace. Secondo Rodolfo Carosi (Presidente Società Geologica Italiana) : “E’ questo il caso dell’applicazione di metodologie di tipo tipicamente geologico, come carotaggi, analisi di successioni stratigrafiche, presenza di faglie, composizione e analisi chimiche di rocce e sedimenti, presenza di frammenti di fossili etc. usati dai colleghi delle Università di Catania e Ferrara per fornire dei dati scientifici corretti e riproducibili a sostegno delle indagini pluridecennali volte a risolvere il mistero della provenienza di famosissimi Bronzi di Riace”. Carmela Vaccaro (Università di Ferrara) ha dichiarato: “Dati confrontati con quelli pubblicati delle terre interne ai bronzi prelevate al momento del restauro ci hanno consentito di verificare la eccezionale corrispondenza con i sedimenti che affiorano nella pianura alluvionale del fiume ciane località Pantanelli. Ulteriori analisi diffrattometriche, in microscopia elettronica e Raman hanno confermato la corrispondenza delle terre di saldatura (dati pubblicati presenti in letteratura) con le terre dell’area siracusana”. “Un contributo che la Geologia può fornire all’archeologia è l’applicazione della petrografia e mineralogia allo studio dei manufatti metallici. Analisi chimiche vengono eseguite sui metalli per identificare le aree di approvvigionamento delle leghe e tracciare le reti commerciali di metalli dell’antica, essendo ogni area mineraria caratterizzata da rapporti unici fra elementi in traccia che costituisce una specifica impronta digitale idonea a definire un certificato di unicità della miniera di approvvigionamento. Le analisi chimiche hanno consentito – ha dichiarato Rosolino Cirrincione della Società Geologica Italiana e dell’Università di Catania – in certi casi, di identificare i falsi storici in quanto la composizione delle leghe testimonia l’avanzamento dei metodi di fusione che nel tempo si sono avvalsi di altoforni sempre più performanti verso alte temperature al fine di ottenere con minor tempo leghe con alte caratteristiche reologiche e fisico-meccaniche “La realizzazione delle grandi statue bronzee nell’antichità avveniva mediante la fusione dei singoli pezzi anatomici che a loro volta venivano modellati con il metodo della cera persa. Mentre le terre di fusione erano prelevate in prossimità della fonderia – ha affermato Anselmo Madeddu, medico ed esperto di archeologia – l’assemblaggio delle singole parti anatomiche e la saldatura dei tenoni veniva effettuato nel luogo di esposizione utilizzando altre terre, le terre di saldatura, prelevate nel luogo di assemblaggio. Dallo studio delle terre di fusione e di saldatura è possibile quindi ricavare informazioni sia sul luogo di realizzazione della statua sia sul luogo del suo posizionamento. Nel caso dei bronzi di Riace, i risultati ottenuti sono stati possibili per la generosità dei ricercatori che hanno curato il restauro e pubblicato i risultati delle analisi chimiche e minero-petrografiche delle terre interne alle due statue. Grazie alle conoscenze geologiche e petrografiche dei componenti del gruppo di ricerca che ha analizzato le possibili corrispondenze con le probabili aree di produzione, si è vista la corrispondenza con la composizione delle terre presenti nei pressi della piana dei fiumi Ciane ed Anapo in prossimità di Siracusa”.
E la conoscenza geologica è stata fondamentale come nel caso delle analisi effettuate. Gli studi effettuati e curati dalle Università di Catania e di Ferrara sono stati complessi. “Analisi geochimica dei campioni prelevati da sondaggi nell’area Pantanelli in prossimità di Siracusa dove esistono tracce di antiche lavorazioni metallurgiche, per determinare le percentuali in peso degli elementi maggiori e le concentrazioni degli elementi in traccia mediante fluorescenza a raggi x, e la concentrazione degli elementi in ultra-traccia fra cui le terre rare mediante spettrometria di plasma massa (ICP-MS). Questi dati confrontati con quelli pubblicati delle terre interne ai bronzi prelevate al momento del restauro – ha affermato Carmela Vaccaro dell’Università di Ferrara – ci hanno consentito di verificare la eccezionale corrispondenza con i sedimenti che affiorano nella pianura alluvionale del fiume ciane località Pantanelli. Ulteriori analisi diffrattometriche, in microscopia elettronica e Raman hanno confermato la corrispondenza delle terre di saldatura (dati pubblicati presenti in letteratura) con le terre dell’area siracusana”..