Sante parole!
La conclusione del procedimento avviato dal Comune di Ragusa conferma tutte le preoccupazioni e i motivi d’allarme espressi nell’immediato per quella che di fatto era una decisione già presa dal
sindaco Peppe Cassì prima di ogni atto di evidenza pubblica e di valutazione comparativa nel superiore interesse generale. Già in quella fase atti documentali e precedenti dichiarazioni dello
stesso sindaco dimostravano incontestabilmente che il Comune aveva caldeggiato, preparato e favorito preliminarmente la proposta delle imprese Civita-Logos, decidendo pregiudizialmente e arbitrariamente l’accoglimento e assumendo l’interesse privato delle due aziende come ratio e criterio guida delle decisioni successivamente formalizzate.
Inoltre fin da subito sono state denunciate anomalie, forzature e distorsioni applicative di norme ed istituti, funzionali a mascherare con la formula del partenariato quella che invece è la sottrazione alla comunità dei ricavi e dei benefici di una gestione pubblica largamente in attivo.
Tutto ciò risulta confermato dal verbale conclusivo della commissione giudicatrice nominata dal Comune senza alcun criterio oggettivo, selettivo e trasparente.
Dopo dieci riunioni la commissione non ha sciolto un solo dubbio tra i tanti emersi, né risposto in modo convincente alle innumerevoli e gravi criticità segnalate.
Ovviamente non ci si poteva attendere, proprio per la natura della sua fonte di nomina, che la commissione affrontasse il tema della radicale inadeguatezza dell’istituto del partenariato nel dare corso a quello che nei fatti è l’ affidamento diretto di un appalto di gestione decennale per almeno 16 milioni di euro, con potenzialità di profitti illimitati a vantaggio della parte privata e solo briciole per l’ente pubblico proprietario.
Ma anche leggendo i giudizi stilati sulle tre proposte in esame (a quella del “vincitore annunciato” se ne sono aggiunte due) risulta evidente, a nostro parere, l’assoluta inconsistenza dell’analisi sui vari elementi critici della proposta stessa, sulle lacune, le incongruenze, le opacità, le opzioni rispondenti esclusivamente alle prospettive di business privato. Scarsa considerazione per il valore pubblico del bene: un gioiello in piena salute che avrebbe avuto solo bisogno di una gestione – pubblica – illuminata, trasparente, efficiente. Una gestione aperta alla concertazione con le realtà culturali nel territorio e orientata al valore della più alta qualità e quantità dell’offerta di fruizione pubblica. Risulta sconcertante, ad una lettura degli atti della commissione, come il giudizio finale sia una sequenza di parole vuote, prive di ogni rapporto di coerenza logica tra i dati di analisi e la conclusione vertente sulla scelta da tempo e a tutti ben nota.
Per queste ragioni Sinistra Italiana fa appello al mondo della cultura , perché non si approvino le conclusioni della commissione. Si azzeri alle forze sociali e progressiste e al Consiglio Comunale ( alla dignità della sua funzione democratica rappresentativa degli interessi della città) l’efficacia dell’intero procedimento, promuovendo altresì un atto di indirizzo affinché la gestione del complesso rimanga in capo al Comune e sia rilanciata per un miglioramento sostanzioso della fruizione pubblica.
Inoltre Sinistra Italiana invita il sindaco e la giunta comunale ad imboccare una via radicalmente diversa: incentivare i ‘programmi di amministrazione condivisa dei beni comuni’, attraverso ‘patti di collaborazione’ con cittadini e associazioni ed anche di ‘partenariato speciale pubblico-privato’, aventi ad oggetto esclusivamente beni abbandonati: