L’ estremizzazione climatica

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Nell’ultimo ventennio, a causa dell’aumento delle temperature, e conseguentemente dell’energia a disposizione del complesso sistema terra –mare – atmosfera; queste fenomenologie stanno divenendo sempre piu frequenti anche in primavera, ad esempio tra marzo e maggio ed hanno causato gli episodi di maggiore rischio idrogeologico” . Lo ha affermato Massimiliano Fazzini, climatologo, geologo e Responsabile del Team sul Rischio Climatico della Società Italiana di Geologia Ambientale. Cosa dunque è cambiato evidenziando che la Primavera è la seconda stagione ampiamente più piovosa. E sulla catena Appenninica nevica solo sulle vette. “Cosa è cambiato più in dettaglio nel quadro climatologico dinamico del bacino mediterraneo nella stagione primaverile? Innanzitutto, occorre evidenziare che la Primavera è la seconda stagione mediamente più piovosa dopo l’Autunno ma è stata sempre caratterizzata da fenomenologie meteoriche più irregolari e brevi, quasi ad anticipare il comportamento pluviometrico dell’estate mediterranea. Ma ciò che risulta ancora più evidente e confermato dai dati dell’appena concluso inverno meteorologico – ha continuato Fazzini –  è che in particolare sulla catena appenninica “non nevica piu” o meglio ancora nevica “solo sulle vette” . Sino alla fine del XX secolo, ad esempio, anche sugli Appennini si poteva sciare sino a Pasqua; ora, se non si ricorresse all’innevamento tecnico, difficilmente ciò potrebbe avvenire. Oltretutto, anche in occasione delle nevicate “tardive”, peraltro sempre più frequenti, il manto nevoso rimane al suolo brevemente, a causa di una repentina ablazione sino alle quote più elevate.  Negli ultimi anni, in aprile – maggio, anche sui grandi massicci montuosi dell’Italia centrale, la neve “resiste estesamente” solamente sulle vette. Quindi, se sino a qualche anno fa precipitazioni abbondanti come quelle registrate nelle ultime 48 ore sui crinali dell’Appennino tosco –emiliano – romagnolo erano quasi sempre a carattere nevoso sino alle quote medie – e dunque la risposta idraulica era meno “impulsiva“, ora piove anche sulle cime e dunque tutta l’acqua precipitata sotto forma di precipitazione arriva ruscellando rapidamente e quasi totalmente nei bacini idrografici , con gli effetti deleteri osservati nella giornata di ieri. Fa parte, tutto ciò, dell’estremizzazione climatica derivante dal sovra evidenziato incremento delle temperature – dell’aria ma anche dell’acqua e del suolo” e dunque, senza molti giochi di parole, urge sempre di più intervenire con opere idrauliche – se necessario anche di notevole magnitudo – per mitigare il rischio associato. Ricordiamoci che se non fosse stato realizzato il tanto criticato “bilancino”, Firenze ieri sarebbe probabilmente andata “sott’acqua”. I tempi delle prevenzione del rischio sono morti e sepolti, ora si deve agire e basta, in particolare sui cosiddetti “bacini minori” . Pena, la sempre maggiore probabilità di perdita di beni e soprattutto di vite umane”

di Direttore17 Mar 2025 23:03
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