Mariannina Coffa. Donna dell’800 in lotta per la propria libertà.
Una giornata di studi dedicata alla poetessa Mariannina Coffa vissuta a Ragusa verso la fine dell’800 è prevista per venerdi 1 ottobre in piazza san Giovanni . Ad organizzare l’evento è il Movimento 5 stelle con l’on Campo proseguendo nel progetto Viaggio tra gli scrittori degli Iblei. Partecipando alla manifestazione che prenderà il via alle 18,30 si potrà anche, attraverso delle letture eseguite da veri professionisti, cercare di comprendere l’animo di questa donna che si è battuta molto per la propria libertà
Mariannina Coffa nacque a Noto il 30 settembre 1841 .Dopo aver ricevuto una prima istruzione in quella che allora era il capoluogo della provincia. A Siracusa, in collegio compose le prime poesie d’occasione. Considerata un precoce talento poetico, fu affidata al canonico Corrado Sbano (1827–1905), che nel limitato ambiente culturale della cittadina passava per essere un’autorità nel campo delle lettere e un facile verseggiatore,[3] affinché la indirizzasse nelle letture, le suggerisse i temi delle composizioni e le correggesse la tecnica di versificazione.
A completare la sua educazione artistica la famiglia le fece impartire dal 1855 lezioni di pianoforte dal giovane Ascenso Mauceri (1830–1893), del quale finì per innamorarsi fino a progettare il matrimonio, con l’iniziale assenso della famiglia che tuttavia cambiò idea, obbligandola a sposare, l’8 aprile 1860, il ricco proprietario terriero ragusano Giorgio Morana. Trasferitasi con il marito a Ragusa nella casa del suocero, iniziò una vita fatta di gravidanze annuali – ma due dei quattro figli morirono ancora infanti – e di difficoltà di scrivere a causa dell’ostilità dei parenti a un’attività che essi ritenevano riprovevole, addirittura strumento di perdizione. Scarsa consolazione le venne dalla corrispondenza con l’ex-fidanzato, che le rimproverava di aver subito il matrimonio, al quale descriveva la miseria della sua esistenza: «Se sapeste quanto soffro allorché mi è necessario prendere la penna! Gli occhi severi e maligni di mio suocero mi seguono come per fulminarmi […] Egli, il mio onorando suocero, non fece apprendere alle sue figlie il leggere e lo scrivere, appunto perché non fossero disoneste o cattive donne di casa»
Intrattenne rapporti epistolari anche con Giuseppe Aurelio Costanzo, Giuseppe Macherione, Mario Rapisardi e Lionardo Vigo Calanna e, per i fibromi all’utero di cui soffriva, conobbe il medico omeopata catanese Giuseppe Migneco, cultore del magnetismo animale e massone come il suo allievo di Noto Lucio Bonfanti, che la introdusse nella Loggia Elorina: si trovano, nelle poesie di questo periodo, riferimenti ai suoi nuovi credi misteriosofici. Lasciata la casa del marito, si trasferì a Noto per seguire le cure del medico Bonfanti: fu questi a ospitarla dopo che i genitori la cacciarono dalla loro casa, scandalizzati dal suo comportamento. Nelle sue ultime lettere la Coffa espresse tutta la sua violenta esasperazione nei confronti di quanti, genitori, marito e parenti, imponendole la loro volontà e impedendole la libera manifestazione della sua personalità, le avevano rovinato la vita. Mori il 6 gennaio del 1878 a soli 37 anni.