Che caldo!!! Ma pensiamoci un po’
“L’ondata di caldo di matrice subtropicale subcontinentale (un mix di condizioni azzorriane e subsahariane” sta apportando condizioni di caldo intenso, con valori di 4-6°C oltre le medie del periodo ma non particolarmente afoso (i tassi di umidità relativi non sono mediamente così elevati) ed i termometri, in particolare sulla Sicilia centrorientale, hanno toccato valori superiori ai 40°C.
Se dobbiamo definire statisticamente eccezionali questi valori possiamo localmente farlo, in quanto eguagliano o localmente persino superano i valori massimi ivi registrati per la terza decade di giugno ma è altresì evidente che nell’ultimo ventennio, numerose sono state le avvezioni di caldo “africano” foriere di valori termici bel al di sopra delle medie se non da “record”.
Che il clima sia più “estremo” lo possiamo realmente osservare tutti; siamo passarti da una primavera instabile e lenta a declinare verso l’estate a temperature decisamente elevate. Ma evidentemente, se un certo valore di qualunque parametro meteorologico si propone molto raramente, esso statisticamente viene inquadrato come evento raro e non dipende direttamente dal cambiamento climatico in atto ma se si verifica una ripetitività più o meno costante, ad esempio una o più volte ad estate o ogni anno, allora è molto probabile che il valore sia il risultato del riscaldamento globale in atto”. Lo ha affermato Massimiliano Fazzini, geologo, climatologo, Coordinatore del Team sul Rischio climatico della Società Italiana di Geologia Ambientale e docente dell’Università di Camerino.
“Certo è che il connubio tra punte di calore estreme e maggiore frequenza delle ondate di calore (almeno 5 giorni con temperatura massima maggiori di 34°C) e l’irregolarità delle precipitazioni (sempre meno frequenti ma più intense) sta favorendo una maggiore evaporazione e soprattutto il depauperamento naturale delle risorse idriche di qualità. La mancanza di acqua di qualità diverrà di certo una delle problematiche più “bollenti” da affrontare, anche in Italia – ha continuato Fazzini – già nel prossimo decennio. Fatto sta che, termicamente parlando, la famosa soglia degli 1,5°C in più rispetto all’era pre-industriale stabilita al COP 21 è oramai vicina e gli effetti sull’ambiente fisico e sugli ecosistemi potrebbero davvero rivelarsi drammatici, forse irreversibili come affermato proprio ieri dall’ONU.
E’ tempo di agire….Occorre subito ricordare che approfonditi studi di biometeorologici e di medici della salute evidenziano che l’uomo è poco avvezzo mnemonicamente parlando a ricordare eventi meteorologici intensi per cui ad ogni evento meteo significativo ci si trova sempre ad affermare che è quello “più forte” che si sia mai vissuto, anche se ciò è ben lungi dalla verità”.
Sono anni ormai che questi disastri richiamano l’attenzione degli scienziati e dei decisori sulla necessità di un “cambiamento”, di un nuovo atteggiamento nei confronti del nostro territorio e del nostro costruito da tempo ormai riconosciuto ad assodato e conclamato rischio da frane, alluvioni e anche da terremoti. E sono molti ormai quelli che sostengono che questi disastri si potrebbero attenuare o addirittura evitare se si attuasse una vera prevenzione e una capillare manutenzione e cura del territorio. Ciò, oltre ad evitare perdite di vite umane, eviterebbe anche un enorme dispendio di risorse economiche necessarie alle successive e sempre più frequenti opere di riparazione e di ricostruzione, riducendo quindi il costo complessivo che la comunità nazionale paga ogni anno per ripristinare strutture ed infrastrutture e per proteggere la popolazione.
Numerose sono ormai le zone del nostro Paese dove questi fenomeni ricorrenti di esondazioni e di siccità si stanno verificando ma quali sono i fiumi che nel Mondo che destano maggiori preoccupazioni: “Possiamo tranquillamente elencare i tanti fiumi nel Mondo che sono in secca : il delta del Colorado che è quasi scomparso, il Musselshell nel Montana, il fiume Ipswich nel Massachusetts quasi scomparso, il corso dell’Amu Darya nell’Asia centrale, Il Murray-Darling in Australia quasi scomparso, e spesso va in secca anche il nostro Po ed ancora il Cunene, tra Namibia e Angola mentre il fiume Gan, in Cina è praticamente scomparso come l’area del Poyang ancora in Cina. Il Rio Grande tra Messico e Usa è in grande crisi ed ugualmente l’Indo in Pakistan alla diga di Kotri a Jamshoro”. Eppure un tempo proprio i fiumi erano autostrade di collegamento molto importanti . Il Forum Mondiale dell’Acqua del 2024 sarà l’ultima grande opportunità che l’Umanità tutta avrà per cercare di non raggiungere il punto di non ritorno. Non c’è più tempo. L’Italia è candidata, è nella short delle finaliste e con città importanti come Firenze, Assisi ed altre 15 località sparse su tutto il territorio nazionale. Sarà un Forum di rottura, innovativo ed inclusivo, aperto alle posizioni e al dialogo con il Contro – Forum. Per la prima volta avremo insieme i rappresentanti di tutte le religioni del Mondo grazie ad una sezione voluta, ideata e organizzata dal Sacro Convento di Assisi, con tutti i Capi di Stato. L’Italia c’è e sarebbe innovativo portare in Europa l’evento più importante in assoluto sull’acqua in un contesto post – pandemico”.
Ricordiamo anche che imprese, Enti, qualsiasi associazione o organismo, può inserire il proprio progetto, la propria storia legata magari ad idee o programmi innovativi, sul nostro sito dove è stata allestita una pagina dedicata alle storie da far conoscere.
Il Nono Forum che, è stato rimandato di un anno a causa della pandemia, si svolgerà a Dakar nel Marzo del 2022.