Ragusa – Aiuti economici per chi ha perso di più

Destinare gli aiuti economici a chi ha perso di più nel corso del lockdown e dare il via a una stagione di riforme strutturali nel settore del turismo e della ristorazione. Sono queste le due linee lungo le quali, secondo la Fipe (la Federazione italiana dei pubblici esercizi), la politica dovrà muoversi nei prossimi giorni per evitare il collasso di un settore che, prima della crisi del Covid-19, contava in provincia di
Ragusa centinaia di imprese con decine di milioni di euro di fatturato e centinaia di posti di lavoro. A tal proposito è intervenuto il presidente di Confcommercio Ragusa Gianluca Manenti: “Gli aiuti previsti fino a questo momento hanno probabilmente disatteso le intenzioni stesse del legislatore. Meno di un terzo dei lavoratori ha ricevuto i contributi previsti dal fondo di integrazione salariale e dalla cassa in deroga e dei 400 miliardi attesi sul Dl liquidità, ne sono stati erogati meno di 20. Pertanto i nostri imprenditori e i loro collaboratori sono allo stremo e il rischio di disordini sociali è più che concreto”. Il quadro drammatico si aggrava in questa fase due, con gli esercizi che hanno riaperto i battenti e che nelle prime due settimane stanno registrando cali di fatturato del 70% circa. Da qui la necessità di rivedere alcune misure contenute nel decreto Rilancio per rendere sostenibile il settore. “Nel decreto legge ci sono alcune risposte alle richieste della Fipe ma bisogna agire con più coraggio, non si possono trattare situazioni diverse con modalità uguali. Chi è stato chiuso per Dpcm – ha proseguito Manenti – deve aver diritto a contributi a fondo perduto non solo per il mese di aprile ma anche per marzo e maggio. Risulta inoltre incomprensibile il motivo per cui i pubblici esercizi e le imprese di intrattenimento siano esclusi dalle disposizioni dedicate al turismo, dalla tax credit vacanze all’esenzione Imu. Da un lato è necessario attuare forme di rinegoziazione dei canoni di locazione, adeguandoli alla realtà del post Covid. Dall’altro, bisogna aiutare gli imprenditori a mantenere alti i livelli occupazionali e a non perdere professionalità, ma non si possono dare ammortizzatori sociali all’infinito, pertanto occorre intervenire sul costo del lavoro e ridurre il cuneo fiscale. Bisogna avere il coraggio di andare oltre: perdere il tessuto imprenditoriale dei pubblici esercizi significa impoverire gravemente il tessuto urbano e sociale dell’intero Paese”.

di Stefano Ferrera02 Giu 2020 13:06
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