Il bluff (ad oggi) di questo Bilancio partecipato
Ieri si è svolta la prima riunione con i cittadini del gruppo di Ragusa superiore per discutere di Bilancio partecipato. A breve si terranno gli incontri con il gruppo di Marina di Ragusa, di San Giacomo e di Ibla.
Senza tanti fronzoli, per quello che abbiamo potuto constatare ieri, il progetto è già un totale fallimento.
Intendiamoci, siamo assolutamente favorevoli a questo strumento, perché permette, se pensato e realizzato con criterio, di coinvolgere direttamente i cittadini nei processi decisionali della propria città. In fondo dovrebbe essere questo lo spirito ed il fine ultimo di questa iniziativa. La comunità sceglie autonomamente, cioè svincolata dai legacci della politica, come investire parte del denaro pubblico nella propria città. Per far ciò bisognerebbe avere una spiccata coscienza civica e una piena consapevolezza delle potenzialità di questo progetto. Cose che ieri, a nostro parere, sono mancate.
Sulla coscienza civica non si può far nulla o c’è o non c’è, e se non c’è di sicuro non la si può inventare. Sulle potenzialità dello strumento, invece, si può e si deve lavorare, cosa che questa Amministrazione ha dimenticato di fare. Sarà perché non ha a cuore realmente questo strumento e difatti hanno dichiarato, più di una volta, che uno dei loro intenti è quello di dimostrare ai ragusani quanto sia complessa la macchina amministrativa cioè quanto è tortuoso e lento l’iter da percorrere per realizzare delle opere pubbliche. Quindi non proprio per puro spirito di democrazia partecipata come ci si aspetterebbe dal M5S.
Dei trenta cittadini che ieri dovevano partecipare, e qui la mancanza di senso civico, ne sono venuti appena cinque, la sesta è arrivata solo a fine riunione. Ma qui la domanda è un’altra, quei 24 cittadini che hanno disertato, lo hanno fatto perché privi di coscienza civica o perché immaginavano che sarebbe stata solo una farsa?
La cosa più imbarazzante è stato assistere allo spaesamento di questi sei cittadini, che non avevano idea di cosa potevano e potranno proporre in concreto per migliorare le condizioni di vivibilità della nostra città. Qualcuno, fra questi cittadini, ha pure parlato, con un certo rammarico, dell’impossibilità di realizzare delle grandi opere e ciò non perché lo strumento non lo permetta, ma solo perché lo stanziamento è troppo esiguo. Infatti, sono solo 125 mila euro i fondi stanziati per l’intero territorio comunale. Certo, se il bilancio partecipato ammontasse al 70 o all’80% del bilancio comunale, non sarebbe del tutto peregrino immaginare una sorta di democrazia diretta, dove la cittadinanza si sostituisce ai politici, al Consiglio comunale, agli assessori e quindi alla Giunta, ma non è questo il caso.
Ed allora perché tutta questa confusione? Sono i ragusani che non sono all’altezza di recepire un’idea tanto innovativa? No, magari non sono stati informati adeguatamente, ma sorteggiati e catapultali là a parlare di tutto e di niente. Circa un’ora è durata la riunione, forse poco più, un’ora che è servita solo a fare le presentazioni. Siamo sicuri che dopo questo incontro quei cittadini sono usciti da Palazzo dell’Aquila con le idee un po’ più chiare?
Perché l’Amministrazione e soprattutto l’assessore Leggio, a cui fa capo questo progetto, non hanno pensato di informare adeguatamente la città e soprattutto questi 80 sorteggiati? Insomma non solo parliamo di 125 mila euro della collettività, ma parliamo di tempo che ieri è stato indebitamente sottratto ai funzionari del Comune, che erano lì presenti, all’assessore, al consigliere Giovanni Liberatore, al presidente Tringali (l’unico ad essersi alzato quando si è rivolto ai cittadini), al sindaco, che giustamente era presente, oltreché ai cittadini. Come mai nessuno ha pensato di stampare degli opuscoli? Di far recapitare il regolamento del bilancio partecipato a casa di questi sorteggiati? Come mai nessuno ha pensato di avviare una campagna di sensibilizzazione nelle tv e nei giornali locali?
Questo pressappochismo sta mettendo a rischio l’intera iniziativa, che ribadiamo è lodevole. Non vorremmo scrivere un domani che un’iniziativa così interessante è fallita solo per una cattiva organizzazione.