Convegno sul radagismo. Lab. 2.0: “A Ragusa occorre una rivoluzione”
“La trasversale ed affollata partecipazione che ha animato questo convegno è la prova più evidente di come il problema del randagismo, dei cani, dei gatti e dei canili è una questione fortemente sentita da tutti”, dichiara Sonia Migliore, consigliere comunale e portavoce del Laboratorio politico culturale 2.0.
Tra gli ospiti ricordiamo il vice-prefetto di Ragusa, Salvatore Ciarcià, il rappresentante dell’Asp 7, Gaetano Gintoli, il vice sindaco di Vittoria, Filippo Cavallo, ed altri rappresentanti delle amministrazioni locali. Nessun esponente dal Comune di Ragusa, fatta eccezione per Manuela Nicita, consigliere comunale dei 5 stelle.
“In ogni parte di Italia i canili e il randagismo rappresentano un problema per le varie Amministrazioni troppo sepeso impreparate, l’impegno infaticabile dei volontari non può sopperire a tutte quelle problematiche organizzative e progettuali che pesano su queste strutture e sui loro ospiti. Bisogna iniziare a considerare il canile come un luogo di aggregazione sociale dove si interseca virtuosamente il rapporto tra uomo e animale, il canile non può più essere un luogo di detenzione. Per questo ci onoriamo della presenza della dott.ssa Tintori, che è riuscita, a Perugia, a creare una struttura capace di mettere al centro dei suoi interessi i diritti e i bisogni degli animali. Poche regole, ma essenziali. Spazi verdi ed ampi, la formazione del personale e dei proprietari, ma anche la riduzione al minimo della permanenza nel canile degli animali. Due cose su tutte, mi rattristano più di altre nell’esperienza ragusana – conclude la Migliore – questa deportazione dei cani al nord, di cui poi se ne perde traccia e la regalia di 200 euro per invogliare le adozioni, pratica che mi mortifica profondamente. Sentiamo forte l’esigenza di iniziare una rivoluzione culturale”.
Dopo i saluti del presidente del Laboratorio 2.0, Claudio Castilletti, e del vice presidente, Livio Tumino, il Convegno è entrato nel vivo.
Gli interventi dei relatori:
“Fare il volontario – continua Graziella Musco, presidente dell’Associazione Lungo Baffo e componete del direttivo del Lab. 2.0 – è un impegno a tempo pieno e non ci sono ricompense se non quelle che l’animale ti dà. Il nostro lavoro prova a riequilibrare ciò che in natura è perfetto. La strada per realizzare a Ragusa qualcosa di importante è lunga ed irta di difficoltà. Penso solamente alla mancanza di un’oasi per i gatti randagi, in disprezzo a tutte le leggi vigenti. Per questo occorre la collaborazione fattiva di tutti”.
“Ciò di cui dobbiamo renderci conto – prosegue il dott. veterinario Elio Criscione, presidente della Commissione animali del Lab. 2.0 – è che il randagismo continuerà ad essere un problema se continuiamo ad ignorare le cause. Il randagismo non lo si risolve con qualche sterilizzazione. Dobbiamo abbandonare la nostra visione antropocentrica ed iniziare a considerare il cane o il gatto, come un nostro pari, che ha una sensibilità, dei bisogni particolari, una sua peculiarità, che ha un carattere. Rispettare un animale significa rispettare la sua alterità, i suoi bisogni fisici e sopratutto psichici. Gli animali hanno bisogno di un habitat ricco di stimoli, provenienti dagli esseri umani, dagli altri animali e dall’ambiente circostante. La concezione classica del canile nega tutte queste cose facendoli assomigliare a dei magazzini”.
“Queste sono delle verità – prosegue il dott. Gaspare Petrantoni, veterinario comportamentalista – oramai assodate, ma tristemente ignorate da chi si occupa di animali. Quando le amministrazioni creano dei canili la figura che viene sistematicamente ignorata è quella del veterinario comportamentalista, che è l’unico in grado di indicare gli standard minimi per realizzare un ambiente consono agli animali. La formazione degli operatori, per esempio, dovrebbe essere tra le priorità, spesso, invece, la si tralascia e ci si affida ciecamente alla loro buona volontà. Come ad esempio si continua a sottovalutare la formazione e la preparazione di chi si appresta ad adottare un animale”.
“I canili hanno dei costi e le Amministrazioni spesso navigano in cattive acque – dichiara Daniela Storaci, ingegnere meccanico – per questo motivo bisogna pensare a delle strutture capaci di autosostenersi. Il mio progetto, ‘Canile ed energie alternative’, va proprio in questa direzione. Ragusa è una città ventosa e soleggiata, ecco che la progettazione di un canile non dovrebbe prescindere da queste fonti energetiche, ma ve ne è un’altra, quella delle biomassa, le deiezioni dei cani infatti devono essere riutilizzate per produrre energia elettrica. Questo non solo renderebbe autonomo il canile da un punto di vista energetico, ma gli farebbe guadagnare pure qualcosina”.
“Quando 23 anni fa diedi vita al mio rifugio – racconta la prof.ssa Paola Matrigari Tintori, presidente Giunta nazionale Enpa – partì da un semplicissimo assunto i diritti degli animali non sono solo sanitari. Per contrastare il fenomeno del randagismo bisogna lavorare all’interno dei canile e all’esterno. Il Parco rifugio è una struttura aperta al pubblico, nel senso che è un parco dove la gente viene perché vuole stare con gli animali, perché li vuole adottare o solamente per rilassarsi”.
Il titolo del suo intervento è esplicativo della filosofia che sottende la sua idea di canile, di ricovero. “Da un parco canile ad un centro di ospitalità per animali come punto di aggregazione sociale”. “Il parco – continua la Tintori – deve essere fatto a misura di animale e a misura d’uomo. Un luogo che rispetti le esigenze di tutti, solo così si tutelano i bisogni dell’animale, ma al contempo si favorisce la socializzazione tra gli animali, tra questi e le persone e tra le persone”.
Tre ettari di terra, divisi in quattro aree, in base alla caratteristiche comportamentali degli animali. Recinti di 35 mq sino ad un massimo di 90 mq, non cementati, e poi aree verdi comuni dove gli animali possono sgambettare, ma ancora due ambulatori, sale operatorie ed infermeria. Tutto ciò serve ad ospitare 480 cani, di cui un’ottantina nell’area sanitaria e 160 gatti. “Ogni cane – prosegue la Tintori – prima di essere inserito in una delle quattro aree e quindi in un recinto, viene studiato, per poterlo collocare nell’ambiente più consono alle sue esigenze. Tutti i cani, infatti, hanno la propria scheda comportamentale, uno strumento indispensabile qualora dovessero essere adottati. Ogni anno sono circa 200 le adozioni, con una media di solo 4 restituiti. Un’altra cosa, importantissima, le adozioni le facciamo in loco, non spediamo nessun animale in nessuna parte dell’Italia e senza alcun compenso: il cane non è una cosa. Non si può pagare chi lo adotta, è una vergogna. Non è una cosa”.
La struttura creata dalla Tintori è realmente un centro polivalente dove si organizzano corsi di formazione per gli educatori, per i volontari, per i futuri proprietari. Il parco è quotidianamente aperto al pubblico, alle scolaresche, agli anziani, alle persone con disabilità. Tutti hanno la possibilità di approcciarsi, di conoscere e di affezionarsi al mondo animale, ad un animale. Un’adozione consapevole, perché è questo uno degli obiettivi del centro, tutela l’animale, tutela i proprietari, che hanno consapevolezza di ciò che stanno facendo e ciò implementa le adozioni e riduce il rischio degli abbandoni e delle restituzioni.
Ma quanto costa mantenere una struttura così grande e complessa? Solo 300 mila euro l’anno ossia un euro al giorno per circa 700 animali, gli stessi soldi che il Comune di Ragusa spende in dodici mesi per mantenere il canile privato e quello pubblico, per un totale di appena 200 cani, con risultati diametralmente opposti. Ed è proprio sui numeri, sulle spese, sul trasporto al nord o addirittura all’estero che in sala è scoppiata una piccola bagarre che ha visto protagonista Biagio Battaglia esponente dell’Aida e della Lav, la consigliera Nicita, rea di essersi incuriosita al progetto di Perugia. La reazione di Battaglia è stata la prova più evidente del clima che si respira a Ragusa, tutt’altro che sereno. Una difesa indefessa, e per certi versi incomprensibile, del rifugio ibleo.
“Dopo l’estate – chiude la Migliore – inizieremo una campagna di informazione e di formazione per i volontari e gli amministratori che a vario titolo si occupano e si occuperanno del canile”.