Liberi consorzi: appello ai sindaci di Ispica, Pozzallo e Scicli

Riceviamo e pubblichiamo l’appello del cittadino modicano Emanuele Cavallo:

“Come ho confidato ai Sindaci Ammatuna e Susino a margine della tavola rotonda tenutasi a Modica lo scorso 31 maggio, mi amareggia molto il fatto che nella fase embrionale del dibattito sui Liberi Consorzi tra Comuni, sia passato il messaggio odioso, antipatico, riprovevole come il sentimento del campanilismo tra due comunità che oramai da diversi decenni a tutto pensano, tranne che a questi beceri e antichi rancori.

Non possiamo sicuramente affermare che i nostalgici siano del tutto scomparsi perché ci prenderemmo in giro da soli, ma possiamo però sostenere che sono mosche bianche.
Questo elemento ha minato la bontà delle argomentazioni a sostegno dell’ipotesi della creazione di un Libero Consorzio, che aggreghi i comuni del comprensorio di Modica con quelli della parte meridionale della ex Provincia di Siracusa.
Mi sento di dire, comunque, che non è sicuramente campanilismo sostenere che vi è una esigenza forte di dare vita ad una esperienza che abbandoni per sempre l’idea di Provincia con il pesantissimo apparato burocratico e sistemico che abbiamo conosciuto sino ad oggi, come non è campanilismo sostenere che le politiche del governo centrale e regionale hanno portato uno squilibrio nei territori accentrando più possibile infrastrutture e uffici periferici statali negli ex capoluoghi di Provincia, depotenziando l’esistente a servizio delle comunità appartenenti alla stessa entità amministrativa.
Se a questo aggiungiamo anche l’assoluta mancanza di programmazione da parte delle vecchie classi dirigenti ecco che tutto il malessere accumulato negli anni diventa campanilismo.
Chiusa questa premessa, e tralasciando le motivazioni di carattere storico, antropologico, culturale ecc. ecc., da semplice cittadino, voglio fare il mio appello ai sindaci dei Comuni di Scicli, Ispica e Pozzallo, notoriamente contrari all’ipotesi portata avanti a Modica, affinché si impegnino a diffondere i contenuti della legge che ha abrogato le Province e a favorire la nascita di un dibattito vero, coinvolgendo si le Associazioni, le Istituzioni, la società civile, ma soprattutto mettere la popolazione davanti ad una scelta in modo da indurla a discuterne, ad informarsi sul significato di questa riforma e soprattutto quali risvolti potrebbe portare.
Come si può mettere, però, la popolazione davanti alla scelta? Il primo passo è la delibera consiliare; il secondo è indire il referendum confermativo della delibera consiliare ed in questa fase si dovrà per forza dibattere o indurre al dibattito, indurre al ragionamento su quale è la cosa migliore da fare.
Da qui quella che potrebbe sembrare una provocazione diventa l’unico modo per ottenere questo effetto. La legge, prevede la delibera consiliare solo davanti all’ipotesi di distacco dal Consorzio naturale e di contestuale adesione ad altro Consorzio già esistente o costituendo, perché è per la costruzione del nuovo che la legge prevede procedure particolari e non per la conservazione dell’esistente.
Che cosa può accadere quindi? Che la popolazione corre il rischio di non potere esprimere la propria opinione sulla questione, lasciando che la decisione si fermi nella sfera di competenza dei propri rappresentanti istituzionali che pur essendo loro espressione, ma non di tutti, non hanno sicuramente mandato a decidere su questioni così importanti e che non potranno mai più essere affrontate.
Ma perché si corre questo rischio? Perché là dove i propri rappresentanti istituzionali per inerzia, oppure per convinzione o orientamento ritenessero di rimanere nel Consorzio naturale, nessuna delibera è prevista e nessuna consultazione popolare può essere indetta, dando motivo di pensare, fra l’altro, ad una chiara volontà di mantenere alcuni equilibri di sistema politico istituzionale che ha tutto l’interesse a lasciare la decisione nell’ambito del palazzi.
Ed ecco che allora prende forma il pensiero di chi sostiene che non sia possibile fare assumere la responsabilità solo ai rappresentanti istituzionali e che quindi si rende necessario consentire ai cittadini di esprimersi chiedendogli di scegliere rispondendo ad una semplice domanda: “ vuoi che la città di … si stacchi dal consorzio di Ragusa per costituire il consorzio…?”
Anche perché non è previsto alcun consenso affinché altri comuni aderiscano al nostro consorzio esistente, nessuna attività dovrà fare il Consiglio Comunale per annettere comuni appartenenti ad altri Consorzi tra Comuni.
Da dove nasce l’obbligo di coinvolgere la cittadinanza? Dall’invito ai Signori Sindaci quali rappresentanti di una comunità e quindi è alle loro comunità che è stato rivolto l’invito ad incamminarsi in un nuovo percorso che ha sicuramente tante incognite ma che allo stesso tempo rappresenta una opportunità di vero cambiamento e un appuntamento con la storia per le loro e per la mia città.
Nessuna pretesa di convincere chi ha una idea diversa dalla mia, ma solo un APPELLO perché l’importanza della vicenda esige il coinvolgimento della cittadinanza tutta”.

di Redazione04 Giu 2014 14:06
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