Il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti a Scicli per occuparsi dell’ex Fornace Penna
“Ho chiesto con forza al Ministro Gian Luca Galletti di venire a visitare l’ex Fornace Penna”. Così dichiara l’on Orazio Ragusa che è riuscito a “portare” un autorevole esponente del Governo nazionale a Scicli per porre nell’agenda di Governo la tutela e la salvaguardia di uno dei più importanti esempi di archeologia industriale d’Italia. “Rischiamo di subire uno dei più rilevanti scempi ambientali per il nostro territorio – ha denunciato Orazio Ragusa al Ministro – non possiamo più assistere impotenti al progressivo sgretolamento di questa preziosa Fornace che Vittorio Sgarbi ha definito una basilica laica in riva al mare. Da oggi lavoreremo – sottolinea Ragusa – per la creazione di uno specifico Tavolo Tecnico Interistituzionale con la presenza anche del Ministero dell’Ambiente, del Ministero della Cultura, del Governo Regionale e dei rappresentati dei principali stakeholder interessati alla cultura e alla valorizzazione del patrimonio ambientale”.
La Fornace Penna, realizzata tra il 1909 ed il 1912, è in uno stato di totale degrado ambientale: senza interventi strutturali assisteremo al crollo della struttura. “Per risolvere definitivamente la questione – sottolinea Ragusa – la Fornace deve diventare di interesse nazionale. Ci aiuta in questo senso anche il fatto che la stessa Fornace è stata utilizzata come set cinematografico ed è nota al grande pubblico come “La Mánnara”, come viene nominata la località dove sorge la fabbrica in un episodio dello sceneggiato televisivo Il Commissario Montalbano. “Oggi a Scicli è stata fatta una scelta politica chiara e netta che riconosce il valore ed il fascino di questo prezioso esempio di archeologia industriale.
“E’ nostro compito adesso attivarci per la messa in sicurezza e la valorizzazione di questo bene, anche attraverso la costruzione di una visione condivisa (anche con i proprietari) di un progetto partecipato di salvaguardia e trasformazione”. L’edificio non deve essere considerato un cimelio da tutelare e musealizzare, ma un manufatto, un luogo che diventa esso stesso museo e collezione museale, inserito nel contesto ambientale e territoriale di appartenenza e sede di nuove attività che lo rivitalizzano e funzionalizzano, inducendo così ad una lettura dell’edificio più approfondita e specifica sia della struttura, sia delle attività industriali del passato. “Faccio mie -conclude Ragusa – le affermazioni di alto profilo, non solo giuridico ma soprattutto culturale, contenute addirittura in una sentenza del TAR Veneto (Sez. II n. 235 del 15 febbraio 2011) dove si evidenzia che la tutela imposta sui siti espressione di archeologia industriale non tende a salvaguardare un bene per la sua intrinseca bellezza, quanto per il suo valore storico-culturale: il vincolo è funzionale alla conservazione di significative testimonianze dei modi di essere degli aggregati urbani e delle produzioni architettoniche, in una precisa connessione (diversamente non realizzabile) con determinate attività di carattere economico – produttivo.