Dove andrà a finire il Corfilac.
Non sfugge più a nessuno che le prospettive del Corfilac sono indissolubilmente legate all’entità dei trasferimenti regionali (sempre più ridotti) e all’assetto gestionale dell’ente stesso.
Dunque s’impone una seria riflessione perché sono in gioco le sorti lavorative di 45 dipendenti ed il mantenimento sul nostro territorio di uno dei più importanti centri di ricerca della Regione Sicilia, quello zootecnico e lattiero-caseario.
Dalla sua istituzione, avvenuta nel 1996, l’attività scientifica del Corfilac ha raggiunto livelli di eccellenza grazie alla collaborazione con le università siciliane e persino con alcune americane e alla professionalità e laboriosità di tutto il personale dipendente.
Oggi, tuttavia, si ha la sensazione che tutto possa sbriciolarsi: le recenti dimissioni e il rinvio a giudizio dell’ex presidente Licitra e la drastica riduzione dei fondi regionali destano grande preoccupazione nei settori produttivi e nelle forze sociali.
Tra due mesi si andrà al rinnovo del cda dell’Ente, per il quale la Cgil ha già richiesto al Rettore dell’università di Catania, Pignataro, un incontro urgente che preceda la nomina dei due componenti all’interno del Corfilac.
Bisogna voltare pagina nel segno della discontinuità rispetto alla precedente gestione e sottrarla alle logiche spartitorie della politica.
All’Ente va, insomma, restituito il suo ruolo naturale, cioè quello scientifico, per cui l’Assessorato regionale all’Agricoltura dovrà svolgere un ruolo guida in vista del rinnovo delle cariche che potrebbe avvenire dopo l’approvazione del disegno di legge da parte dell’Ars sugli enti di ricerca su cui è direttamente impegnata la Flc-Cgil Sicilia.
La Cgil è fortemente interessata al rilancio dell’attività dell’Ente e alla tutela dei posti di lavoro.
Nelle prossime settimane proporrà un incontro alla Cisl e alla Uil per individuare un percorso comune volto a sensibilizzare tutti i soci del Consorzio nella direzione della riqualificazione e dell’ottimizzazione dell’ente di ricerca ibleo individuando nuovi strumenti per la gestione, a partire da un reale coinvolgimento del personale dipendente.
curioso commento scovato su un social network
E’ assolutamente vero che “le prospettive del Corfilac sono indissolubilmente legate all’entità dei trasferimenti regionali sempre più ridotti” e che “sono in gioco le sorti lavorative di 45 dipendenti della struttura, peraltro scarsamente retribuiti, ma che hanno veramente lavorato sin dagli inizi con abnegazione e spirito di sacrificio solo per un’idea: quella di far diventare il Corfilac una perla nel mondo scientifico europeo e nel contempo trainare il mondo della zootecnia siciliana (già per sua natura resistente ai cambiamenti e carente di preparazione professionale) verso livelli superiori. Un mondo quello della zootecnia venduto dalle politiche regionali e penalizzato e stritolato dalle scelte politiche nazionali. E’ vero 45 dipendenti del Corfilac rischiano il posto di lavoro ma solo alcuni di loro, sarebbero capaci di ricostruire da un altra parte con gli stessi miseri fondi e in meno di metà tempo quello che è il corfilac. La mia impressione (da esterna, ma figlia del mondo agricolo e zootecnico) è che il Corfilac è un gioiello dal punto di vista tecnologico e strutturale, voluto e realizzato in 20 anni da un gruppo di persone spinte da entusiasmo e coordinate dal prof. Licitra, anche se (ne va dato atto) aiutati dal punto di vista economico, anche se con poco, dai vari governi regionali che si sono susseguiti fino ad arrivare a Lombardo, che invece, ha dato inizio ad una fase distruttiva, forse proprio perchè il Corfilac andava al di fuori del controllo politico. In realtà nessun governo regionale del passato, prima degli ultimi due, ha voluto interferire; nella fattispecie non hanno mai avuto una personalità geniale da poter porre lì a raccogliere l’eredità del Corfilac senza snaturarlo e quindi distruggerlo. Solo gli ultimi due governi regionali si sono fissati più a voler spegnere questo “faro” che a prestare attenzione a come si sono spente quelle “lampare”: aborti di centri scientifici nati solo per dare lo stipendio a qualche neo laureato raccomandato, centri che sono evaporati senza produrre neanche una sola idea valida per un lavoro scientifico. Ora la Cgil vuole la discontinuità nella gestione, ma qual’è la discontinuità di qualcosa che è già un’eccellenza riconosciuta ai livelli mondiali? C’è qualcuno che ha già dimostrato di aver realizzato qualcosa di meglio da qualche altra parte ed è
quindi capace di elevare il Corfilac a livelli ancora più celestiali nell’ambito della scienza del mondo lattiero-caseario? Ce l’abbiamo già in Sicilia questo qualcuno, o lo dobbiamo importare? E che fine farà l’equipe dei lavoratori quando la Cgil prenderà il comando dell’ente di ricerca, interferendo pure sull’Università? “…la Cgil ha già richiesto al Rettore dell’università di Catania, Pignataro, un incontro urgente che preceda la nomina dei due componenti all’interno del Corfilac” come riferisce l’articolo. “Bisogna voltare pagina nel segno della discontinuità rispetto alla precedente gestione e sottrarla alle logiche spartitorie della politica” dice l’articolo. Ma a nessuno viene il sospetto che l’eccellenza del Centro di ricerca sia il risultato proprio della gestione passata a partire dalle sue origini ad oggi e dall’entusiasmo del gruppo di lavoro? Ma si deve essere proprio ingenui per pensare che il Corfilc sia stato oggetto di logiche spartitorie; se così fosse stato, avrebbe fatto la fine di tutti gli altri stipendifici già solo dopo pochi anni dalla sua origine. Invece, la mia impressione è che, nonostante i numerosi tentativi di abbatterlo,
soprattutto negli ultimi anni, il Corfilac, non si sa come, ma finora è riuscito a mantenere: “il suo ruolo naturale, cioè quello scientifico” come riportato dall’articolo e sfuggendo invece proprio alle “logiche spartitorie” tipiche della politica. La mia sensazione è che in Sicilia non interessa a nessuno avere un ente prestigioso, riconosciuto a livello mondiale, il perché mi è difficile capirlo. Forse è perché il Corfilac fa sfigurare tutti gli altri enti inutili finanziati con molti più soldi? E cioè 2 miseri milioni di euro contro i 150 milioni dei forestali e altri enti ignoti. Forse c’è qualcuno che pensa che i professori di fama mondiale faranno la fila per venire al Corfilac, non appena sapranno che ci sarà il primo protetto dal politico di turno a gestire un centro di ricerca di tali livelli? Io penso invece, che così piano piano lo spegneranno. I politici non riescono a capire che il mondo della scienza viaggia su altri livelli che non sono i loro. Essi dovrebbero imparare a saper delegare le eccellenze a coloro che le sanno maneggiare con naturalezza perché le hanno create o perché le conoscono bene. La struttura Corfilac ha ottimi strumenti teconoligici e laboratori sofisitcati, ha la cacioteca regionale e ha la migliore equipe di ricercatori nell’ambito dell’alimentazione animale. Il Corfilac è a tutt’oggi una realtà unica, perchè ha saputo far confluire in sè due estremi, solo apparentemente inconciliabili: da un lato il top della tecnologia nell’ambito del mondo zootecnico e del lattiero caseario e dall’altro il massimo nello studio e rispetto delle tradizioni casearie. L’influsso delle prestigiose università americane, ha fatto sì che il Corfilac facesse progredire nell’arco di pochi anni la zootecnia siciliana e in particolare quella ragusana (e questo si vede ad occhio nudo) insegnando agli allevatori il management e la produzione di qualità, nonostante gli ambienti fossero ostili e non favorevoli come quelli della zootecnia padana, ma nello stesso tempo non ha dimenticato le origini valorizzando i prodotti della tradizione e le razze autoctone. Ora secondo il mio modesto parere se la Regione siciliana decide dimezzare i finanziamenti, di limitare i mezzi e di appiattire le potenzialità dei lavoratori è come tagliare la testa a Goldrake, così che del Corfilac resterà solo un’accozzaglia di rottami. Che la Regione faccia il suo gioco. Tanto a chi interessano i risultati? A chi interessa lo sviluppo qualitativo di un territorio? A molti interessa solo mantenersi uno stipendio da 1.300 euro, lavorare il meno possibile, e tirare avanti la giornata guardando solo l’orologio e farsi il conto delle ferie. La Regione sta dimostrando di volere che il Corfilac diventi solo questo, come d’altronde tutte le cose su cui mette le mani.