In memoria del Modello Ragusa

La vicenda delle Province secondo noi non si è ancora conclusa. Ieri il presidente dell’URPS il trapanese Avanti ha già annunciato battaglia in sede costituzionale e dello stesso avviso sembra il senatore Mauro che oggi ha inviato il seguente comunicato stampa: “Dispiace che si sia voluto, con forza, chiudere una storia lunga oltre 85 anni e nella quale posso dire, con orgoglio, di aver occupato un posto di rilievo”.
Cosi si pronuncia il senatore Giovanni Mauro, il giorno dopo l’approvazione da parte dell’ARS della legge che rinvia le elezioni alla Provincia di Ragusa anticipandone la cancellazione.
Il sen. Mauro è stato presidente dell’Ente di Viale del Fante per quasi 10 anni e in quel periodo, ad esempio grazie al Patto Territoriale, sono stati raggiunti i livelli più alti della produttività iblea tanto da far nascere il cosiddetto “modello Ragusa” invidiato da tutti e ora tanto auspicato.
“Oggi, insiste Mauro, si è presa una decisione che avrà ripercussioni gravissime sulla organizzazione e sull’apparato burocratico delle nostre città e della nostra gente”.
I costi da sostenere saranno, purtroppo, più alti degli ipotetici risparmi sbandierati da Crocetta e dai suoi alleati che ne dovranno, prima o poi, rispondere alla collettività.
Piuttosto che cancellare si sarebbe dovuto ottimizzare in un’ottica di risparmio generale.
Pensiamo ad esempio alle ASI inserite nei compiti di un assessorato provinciale all’industria così come gli Ato che potevano dipendere dall’assessorato all’ambiente e così via, senza ulteriori spese per amministratori e consiglieri.
Mauro conclude così: “Nel passato abbiamo già assistito, in silenzio, allo smantellamento della organizzazione turistica della Sicilia e non possiamo stare zitti di fronte a questa ennesima catastrofe amministrativa.
Da parte mia, in qualità di senatore della Repubblica, ho già inviato al Commissario dello Stato una nota contenente le tante perplessità che ho condiviso con altri rappresentanti delle istituzioni.
Mi impegnerò a proseguire in questa azione di contrasto nella convinzione che non serve abolire le istituzioni per motivi di facciata ma recuperare tutto quello che di buono che c’è in ogni cosa”.
Ah, ecco, sarà per questo che il senatore Mauro ha abbandonato Berlusconi, perchè non era d’accordo con l’abolizione delle province proposta nel 2011 quando stavamo affondando….
Detto questo volevo proporre due considerazioni.
La prima, e fuor da ogni ironia: Mauro ha mezza ragione, nel senso che c’è tutto un sottobosco di enti, se non da tagliare, da rivedere. Certo, magari si sarebbe potuto partire da lì, forse si poteva inquadrare il problema da un punto di vista differente, rinforzando le province e non eliminandole, così da sfruttarle meglio. Non è detto che non si possa ancora fare…. basterebbe accoppiare eliminazione delle province ed eliminazione di enti di spesa, ed il gioco è fatto. Magari le osservazioni dovrebbero andare in questa direzione.
La seconda: davvero pensiamo di potere andare avanti come nel passato come se nel 2011 non fosse successo nulla? In Italia ci sono 1.300.000 persone che fanno politica, molti dei quali ci vivono. Questo significa, oltre gettoni, indennità, rimborsi e contributi anche incarichi, appalti, clientele da coltivare e chi più ne ha più ne metta. Certo, anche i consorzi saranno organismi politici che avranno le loro prerogative, non c’è dubbio. Per tentare di arginare questa marea, dunque, la politica deve proporre misure efficaci contro la mala gestio e la corruzione, norme che prevedano pene severe e certe. Un dimagrimento dell’apparato e un randello brandito contro chi tenterà di fare il furbo in futuro, questa è la soluzione. A questo si dovrebbe tendere, pungolare perchè si faccia di più e meglio, non perchè non cambi nulla.
Il popolo non ha sempre ragione, ed il divieto di mandato dei parlamentari serve proprio a questo. Però di fronte ai numeri impressionanti dell’astensione e dei voti di protesta non si può ancora fare finta di nulla.