I sindacati e le Province
I sindacati dei dipendenti delle Province solo ora si stanno svegliando tanto è vero che nella sede di viale del fante è arrivata un nota proveniente dal sindacato aretuseo che invita i colleghi di tutta l’isola ad attuare una qualche forma di protesta in vista della collocazione in altri uffici dei dipendenti stessi. Operazione assolutamente tardiva che conferma quanto asserito dalla nostra redazione che aveva già evidenziato l’immobilismo, colpevole, delle forze sindacali su questo delicato argomento. A tal proposito ringrazio l’amico Giovanni Avola, segretario della Cgil, che mi invia una lettera per sottolineare, invece, l’impegno profuso dalla sua organizzazione in questa vicenda e per farne oggetto di valutazione la pubblico integralmente. Caro direttore, ho avuto modo di valutare la sua nota televisiva in ordine alla soppressione della Provincia di Ragusa giudicando Lei “sottotraccia” l’atteggiamento della CGIL che non ha eretto muro rispetto alla decisione assunta dal Governo e dall’Assemblea regionale siciliana che ha votato a maggioranza il punto.
Stimo che motivi e riflessioni storiche e di tradizione costituiscono il riferimento ricorrente da dove far partire i giudizi di indifferenza e di silenzio rispetto ad un tema come questo. Ritengo che i riferimenti per una valutazione più serena e mondata dalle passioni potrebbe essere quella di un ridisegno delle istituzioni territoriali sovra comunali tenendo conto dei costi e degli aggravi che ha reso, tra gli altri, i bilanci della Regione ingestibili al limite con il fallimento. Posizione,peraltro, espressa dalla CGIL nelle opportune sedi. La questione che più ci è cara passa attraverso due percorsi precisi: una rivalutazione programmatica e non gestionale dei Consorzi ( non si comprende perché non si debba costruire su basi nuove un modello che veda Ragusa protagonista del suo territorio) e dall’altra la destinazione e l’impiego del personale oggi alle dipendenze della provincia regionale di Ragusa. Al di là delle scelte politiche, che non è stato compito nostro operare, è del tutto evidente che il capitolo personale vedrà la CGIL in campo perché, innanzitutto, il peso della riforma, in termini di sacrifici e di rischia di perdita di diritti, non debba essere a totale carico di chi su questa scelta non ha operato azione. Sui temi esposti la CGIL di Ragusa è pronta al confronto avendo coscienza che la politica regionale ha imboccato la sua strada – non registro contestazioni di piazza per questa decisione in altre aree siciliane- e che la nascita dei consorzi, quella sì, debba tenere conto delle esigenze del territorio ibleo per essere meglio programmato e organizzato. L’amico Avola coglie nel segno dicendo che non ci sono state manifestazioni di piazza ma sarebbe stato giusto, proprio come è scritto nella lettera, prima mettere a punto un progetto valido di sostituzione delle strutture provinciali e poi provvedere alla cancellazione. In questi mesi che occorrono per arrivare alla stesura definitiva di una legge, sia i dipendenti che l’intera provincia, intesa come organo burocratico, sarà ostaggio delle varie commissioni dell’Ars con le pressioni che ognuno di noi potrà fare con i politici di riferimento. L’analisi fatta purtroppo non può essere condivisa così di colpo. Quando si è parlato di distretti turistici per arrivare alla costituzione di uno di questi sono occorsi molti mesi di lavoro e tanti incontri e non era un organismo politico ne tanto meno poteva incidere sulla vita organizzativa dei comuni stessi. Accetto comunque l’invito al confronto e mi riprometto di ospitare l’amico Avola in un dibattito televisivo.