Giovanni Avola ed i lillipuziani iblei.
Giovanni Avola ha tentato fino all’ultimo di salvare la Camera di Commercio dalla ennesima sconfitta iblea. I suoi interventi, sia quelli della scorsa riunione che quelli di oggi, erano chiaramente ispirati ad una necessità di comporre la vertenza interna senza sfasciare tutto. Ma non è andata così. Subito dopo le dimissioni degli otto consiglieri, ormai in minoranza, ed il conseguente scioglimento del consiglio camerale, la CGIL ha emesso questo comunicato a firma appunto di Giovanni Avola: La Camera di Commercio immolata sull’altare della rivincita e delle ambizioni frustrate, dell’incapacità a rendersi autonomi rispetto ai poteri forti esterni alla provincia di Ragusa e dell’ostinazione a non voler prendere atto che gli accordi pregressi per taluni possono anche venir meno . E così dopo la Provincia, il Comune capoluogo, l’Asi, anche l’Ente Camerale si avvia al commissariamento. E’ l’ennesimo fallimento della classe dirigente iblea, un fallimento più cocente perché riguarda le forze produttive, imprenditoriali, commerciali e artigianali, cioè il cuore pulsante del territorio economico ragusano. Gli sforzi, gli appelli e le mediazioni del mondo del lavoro attraverso Cgil-Cisl-Uil si sono rilevati vani. In un momento di incertezze e di grande vuoto istituzionale e politico quella che storicamente è stata la casa delle imprese ragusane diventa il facile strumento con cui Catania e Siracusa si accorderanno per spartirsi la Sac e per affossare l’apertura dell’aeroporto di Comiso. La negligenza iblea si consegna supina alla furberia etnea e aretusea: chi è affetto da nanismo difficilmente vuol crescere e mal tollera che qualcuno tra i suoi pari possa elevarsi di qualche centimetro. Meglio lasciarsi guidare dai “giganti”, da Gulliver, cioè giganteggiare perché gli altri sono lillipuziani. Fin qui il comunicato ma Avola aveva anche minacciato i suoi colleghi di raccontare a tutti le magagne e forse anche le meschinerie scoperte da lui in questi giorni di trattativa intensa. Non è servito a nulla. Probabilmente è anche esatto il riferimento ad una classe politica incapace di intervenire. Sappiamo che i deputati, vecchi e nuovi, su questa vicenda non hanno voluto impegnarsi a fondo. Qualche timido approccio non di più. E’ mai possibile che di fronte alla reale possibilità dell’ennesimo commissariamento, cosa puntualmente verificatasi, nessuno è stato in grado di intervenire? Nessuno ha prospettato il quadro politico amministrativo al quale si sta andando incontro? Peccato davvero peccato.