I Cinque stelle alzano la posta ed eleggono Tringali
Politica. Ieri in Aula, dopo tempo, si è respirata aria di politica. Naturalmente parliamo delle elezioni del presidente del Consiglio comunale, che ha sancito l’avvicendamento tra Giovanni Iacono e Antonio Tringali.
Per la cronaca, Tringali è stato votato da 18 consiglieri, 13 voti li ha ottenuti dal Movimento 5 Stelle, la vicepresidentessa, Zaara Federico, ha votato, infatti, per Iacono. I restanti 5 voti dovrebbero essere ascritti al Movimento Insieme, che fa capo a Maurizio Tumino. Pare, però, ma non c’è nulla di confermato, che Angelo La Porta (Insieme) non abbia votato secondo gli ordini di scuderia, se così fosse qualcuno fra le opposizioni ha deciso di votare per il pentastellato Tringali.
Iacono, lo ricordiamo, si era dimesso per protestare contro l’emendamento sulle royalties e sulla Legge su Ibla, voluto dall’onorevole Dipasquale. Emendamento, come ormai si sa, poi bocciato all’Ars, quindi, come ha dichiarato ieri Iacono, sono venute a mancare le motivazioni delle sue dimissioni e perciò, pretendeva o desiderava di ritornare al suo posto, ma i Cinquestelle, dopo le tante riunioni, hanno deciso di nominare un proprio candidato.
Subito qualcuno ha parlato della “Notte dei lunghi coltelli” o di un colpo basso all’alleato Partecipiamo o ancora di “inciucio” con le opposizioni, insomma dell’inizio di una guerra fratricida.
Certo, questa è una lettura, ma è l’unica? Possiamo esser certi che questa è una dichiarazione di guerra a Iacono e quindi a Partecipiamo? No.
La politica non è mai stata una serena passeggiata tra i ciliegi in fiore, immagine che ci rimanda alla hanami giapponese, né è esclusivamente una guerra senza esclusione di colpi, anzi la politica è principalmente strategia, gioco, ricerca di equilibri, ma anche di tensioni, di pressioni architettate per raggiungere nuovi equilibri o per rinsaldare quelli esistenti. Molto spesso la politica assomiglia al gioco degli scacchi, dove uno o più pezzi possono essere sacrificati, per il raggiungimento di un bene superiore, foss’anche lo status quo.
Ciò che è accaduto ieri in Aula sembra proprio questo. Nessuna rottura con Partecipiamo, ma un chiaro messaggio agli alleati: ci siamo pure noi, non esistono fratelli minori né maggiori.
In questi due anni di governo, ovviamente Iacono, che politicamente non è nato ieri, ha fatto di necessità virtù ed ha guidato, ispirato, ma anche tutelato il lavoro dei suoi alleati. Questo accordo, più o meno tacito, forse si era spinto un po’ troppo oltre e qualcuno ha deciso di mettere i puntini sulle “i”, di ridisegnare i confini, di ristabilire le giuste distanze, tra ciò che è, ciò che non è, ciò che potrebbe essere e ciò che non sarà mai.
Naturalmente certi commentatori, forse troppo ottenebrati dalle loro stesse ombre, abituati stranamente a nutrirsi solo del loro ego smisurato a tal punto da non riuscire a guardare al di là dei loro nasi, hanno gridato, indignati, allo scandalo. Strumentalmente hanno gettato benzina sul fuoco, magari per indispettire ancora di più Iacono, nella speranza di spaccare la maggioranza o più semplicemente per metterla in difficoltà.
E’ ovvio, Iacono si è sentito tradito, era certo della sua ricandidatura, ma da qui a pensare che Iacono sfasci tutto per una poltrona, ce ne vuole. In fondo lo ha sempre detto, sono qui per la città, non per il potere. Anche se la politica è potere e Iacono potrebbe decidere di ritirare il suo appoggio all’Amministrazione, ritirando il suo assessore e diventare opposizione, vedremo.
Sibillino o se volte esplicativo è stato l’intervento in Aula del consigliere dei 5 Stelle Dario Fornaro, che ha dichiarato: “Mi rendo conto che in quest’Aula parliamo due lingue diverse ed è per questo che facciamo fatica a comprenderci. Voi – rivolgendosi alle opposizioni – veramente credete che due anni e mezzo di alleanza si possano reggere su una Presidenza del Consiglio e non su un accordo programmatico? Noi, non abbiamo mai sfiduciato Iacono”.