Scicli sciolto per mafia. Sel: “La città è ad un bivio, adesso non può che rinascere”

Riceviamo e pubblichiamo.

«La notizia dello scioglimento per mafia del Consiglio comunale di Scicli non coglie la città impreparata. Non è stato certo il classico fulmine a ciel sereno. Da mesi, aspettando la decisione del ministro Alfano, questa possibilità era stata messa in conto da cittadini e forze politiche. Opposti gli atteggiamenti nell’opinione pubblica: chi lo viveva come una tragedia per la comunità, chi lo auspicava come occasione di pulizia profonda di quell’assetto amministrativo incancrenito. Un fatto solo è certo in questo momento, l’affare Scicli non è frutto dell’azione di quattro “delinquentelli”, ma opera di un gruppo malavitoso organico alla mafia, questo ci dicono i magistrati, questo è stato appurato dagli ispettori ministeriali. Se mettessimo in dubbio o ignorassimo tutto questo, diventerebbe ovvio che la città nei suoi vari settori: politici, sociali e civili dovrebbe percorrere una strada di redenzione molto lunga e difficoltosa. Perchè pensiamo sia la città in primo luogo a dover fare il mea culpa? Semplice e drammatica la risposta. I personaggi in primo piano, oggi assicurati alle patrie galere, sono la punta dell’iceberg di un sistema tremendo, lacerante e divisivo che ha fatto di Scicli una frontiera permeabile. Settori nevralgici dell’amministrazione in balia di soggetti, che con intimidazione e violenza si appropriavano del Bene Pubblico. Tali soggetti, condizionavano la libertà di espressione di alcune forze politiche, per favorirne altre. La realtà è questa. Nelle ultime due tornate amministrative Scicli è stata vittima di un vuoto di democrazia e libertà. Le giunte che si sono succedute hanno avuto il marchio infamante di un peccato originale, dal quale non son state in grado di emendarsi. Un’incapacità dovuta ad una ingenua e paesana sottovalutazione dei cofirmatari del patto scellerato. Si pensava forse di gestirli, che si sarebbero accontentatati di poco, come abbiamo constatato, non è andata così, hanno divorato la città. Il problema non è mafioso è politico-mafioso!
Risibili e fastidiose le reazioni a caldo dei massimi vertici politici della città. Nei comunicati dati alla stampa, nessun atto di contrizione o passo indietro, ci mancherebbe. Ma erano loro i volti stampati sui manifesti, attaccati con la colla sapientemente miscelata dai figuri di cui sopra, che capeggiavano in ogni angolo di Scicli. In questi mesi, dinanzi all’emersione delle indagini giudiziarie, le forze politiche tradizionali hanno fatto quadrato legittimandosi a vicenda e nessuna si è realmente interrogata su se stessa. Sui meccanismi di selezione della propria classe dirigente, sulle degenerazioni affaristiche, sulla caduta dei capisaldi etici e ideali. La spregiudicatezza della tattica politica, le furbizie elettoralistiche, l’esasperata frammentazione in gruppi, correnti e sottocorrenti in seno a ciascun partito ha trasformato le forze politiche in comitati elettorali animati esclusivamente dall’interesse per il gruppo di appartenenza.
Ci auguriamo che i commissari che gestiranno la città per i prossimi due anni, abbiano la forza di azzerare il burocratismo esasperato della macchina comunale, abbiano il coraggio di ridimensionare dirigenti che in questi anni hanno gestito la cosa pubblica come un proprio sultanato. Siano al contempo attenti alle voci sane della città. Offrano possibilità di confronto e dialogo con la popolazione. Scicli non è una città dove si è persa la voglia di cambiamento, il cambiamento lo possiamo leggere ogni giorno, nelle opere di un volontariato tenace che supplisce alle manchevolezze ed alla scarsità di risorse economiche dell’ente.
Scicli ha visto nascere realtà solidali come il “Rosario” o “la Casa delle Culture” che hanno dato voce a livello nazionale e internazionale ad una comunità che sa operare per il Bene Comune. Queste si uniscono ad un variegato mondo laico e religioso che ha ben chiaro da dove ripartire: gli ultimi, gli indifesi, i non garantiti. Oggi è il momento della ripartenza, mantenendo alta la guardia, non tollerando il minimo sopruso o la voglia di ricrearsi improbabili verginità politiche. E’ un controllo sociale a cui è chiamato ogni cittadino sciclitano, un controllo quotidiano che vede tutti protagonisti, in prima persona . Si dice che la memoria aiuti a non ripetere gli errori del passato, non sempre è così, se il tessuto sociale è fragile, siamo esposti al rischio dell’arroganza di chi si crede più forte. Oggi gli arroganti hanno perso, ma già affilano le armi per la prossima battaglia. Scicli ha nella sua storia battaglie di libertà e democrazia. E’ tempo dell’orgoglio e del lavoro. Siamo solo all’inizio».

di Redazione02 Mag 2015 10:05
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