Aeroporti in regalo! Che c’entra Travaglio?
A dire la verità a chi vi scrive, “pirsonalmente di pirsona” Marco Travaglio, il famoso giornalista televisivo, non fa tanta simpatia ma è innegabile che pur non essendo un oracolo, a pensare male qualche volta…le cose le azzecca. A dicembre scorso ha scritto questo articolo che parlava di aeroporti “La prima notizia, si dice nell’articolo, è il gentile omaggio ai Benetton e Palenzona col contorno di Gemina e banche assortite: lor signori potranno raddoppiare l’aeroporto di Fiumicino sui terreni di Benetton a spese nostre grazie al quasi raddoppio delle tariffe (da 1 a 25 euro a cranio che frutterà loro almeno 360 milioni di euro l’anno). Che pensiero veramente gentile sarebbe offrire loro in dote anche l’ aeroporto di Catania che vale poco e che non è neppure inserito nel core network europeo e che ha connesso un minuscolo aeroporto di Comiso, free of charge!”. La cosa è sicura: l’aeroporto di Catania si trova “sul podio”, terzo fra gli scali nazionali per traffico passeggeri, e perciò fa gola. Sebbene Catania sia oggi il terzo aeroporto d’Italia, non si trova nella lista degli scali che riceveranno le risorse dalla Ue e dallo Stato entro il 2025. Perché? Il ministro Passera ha spiegato che non si tratta di un’omissione, perché Catania si trova in un altro elenco di aeroporti su cui si investiranno risorse pubbliche al fine di migliorarne l’operatività. La precisazione, tuttavia, lascia le cose come stanno; anzi, aumenta dubbi e perplessità. Quale partita si sta giocando su Fontanarossa? Facciamo il punto. Il Ministero delle Infrastrutture dei Trasporti, ha emanato il cosiddetto Piano Nazionale per lo sviluppo Aeroportuale che riprende le linee guida elaborate a Bruxelles. Come sappiamo tutti noi il piano si articola in tre sezioni, ognuna delle quali contiene un elenco di aeroscali. La prima sezione ospita aeroporti ritenuti d’importanza strategica, classificati secondo la loro rilevanza: Milano Malpensa, Roma Fiumicino, Venezia, Milano Linate, Bergamo Orio, Torino, Genova, Bologna, Napoli e Palermo. Accanto a questo network, c’è n’è un secondo, denominato Comprehensive network e include quegli aeroporti che hanno un traffico di passeggeri di almeno 1 milione di passeggeri all’anno. Tra questi, in ordine alfabetico: Alghero, Bari, Brindisi, Cagliari, Catania, Firenze, Lamezia Terme…. ( 17 aeroporti in questo elenco). C’è poi un terzo network denominato anch’esso Comprehensive network e comprende aeroporti con un traffico di almeno 500.000 passeggeri in un anno; tra questi Ancona, Pescara, Reggio Calabria, Trieste. In nessuna delle tre liste si trova Comiso. Il piano verrà realizzato con stanziamenti Ue. Non è indifferente sapere che Catania non sia entrato nell’elenco degli aeroscali d’importanza strategica. Fontanarossa avrebbe bisogno 200 milioni di euro per ampliare la sua pista e diventare un grande aeroporto intercontinentale. Con un investimento di questa portata le sue potenzialità si raddoppierebbero. È lecito chiedersi perché a un aeroporto con una frequenza passeggeri così alta non si non sia stata riconosciuta una valenza strategica nell’area del Mediterraneo? A scavare tra le carte si trova una dichiarazione che potrebbe farci capire di più su questo tema. Il Presidente dell’Enac, Vito Riggio afferma: “Passera mi ha dato mandato di chiedere agli enti di cedere le quote”. In altre parole, il ministro potrebbe avere in mente di vendere gli aeroporti ai privati. Se così fosse, come si calcolerebbe il prezzo? Il rendimento al netto delle tasse si moltiplicherebbe per 12-13. Poiché il rendimento di Catania è di 18 milioni, il suo valore dovrebbe essere di 200 milioni. La Sac, attuale ente gestore, però non sarebbe affatto d’accordo su questa valutazione: per la Sac il valore è di 400 milioni. A questo punto il buon Travaglio si pone alcune domande sia su Fontanarossa quanto su Comiso. Se il declassamento di Catania incoraggiasse l’acquisizione di un aeroporto dalle grandi potenzialità? Comiso si potrebbe cedere insieme a Fontanarossa? Ne compri uno e ne prendi due. L’articolo che riportiamo è stato pubblicato su ” Il fatto quotidiano”, sabato 29 dicembre 2012, quindi molto prima che scoppiasse la questione a Catania. Travaglio sapeva già tutto ma, Ivan Lobello, virtuale tutore delle fortune della Sac era troppo impegnato nelle vicende della presidenza per accorgersi di quello che forse stanno macchinando alle nostre spalle. L’articolo tra l’altro chiude con la domanda ” per chi è il regalo?” e noi possiamo solo fare delle ipotesi. I privati, quelli veri, non le camere di commercio riunite, sono più spavaldi e in fatto di investimenti non hanno remore e mirano al guadagno. Catania è un bel bocconcino e ha voglia Crocetta di dichiarare guerra al piano nazionale dei trasporti. Se gli interessi saranno alla giusto punto di cottura si farà di tutto per aiutare i privati che aspirano all’affare. E c’entra anche Comiso che proprio perchè non è inserito in nessun elenco perde appetibilità. C’è anche la questione della società di gestione che, alla fine, è una compartecipata pubblica e quindi non sente sul collo il fiato degli azionisti che vogliono conto e ragione sugli investimenti. Questo da una parte è un bene perchè non c’è rischio ma è certo un limite alla voglia di crescere in concorrenza con Catania. Insomma dobbiamo preoccuparci del fatto che è in corso una scalata su Catania che si trascina Comiso o dobbiamo quasi quasi essere contenti che ci sia un disinteresse per lo scalo ibleo che in ultima analisi si renderà libero dal cappio catanese? Che ne pensano i famosi stati generali. Giovanni Avola legato ai vecchi sistemi della politica crede ancora alla rappresentanza politica locale. Non esistono limiti quando ci sono in ballo interessi per 400 e passa milioni e la farsa di queste riunioni nelle quali ci si rivolge a dei fantasmi, spesso incompetenti in materia, non può più andare avanti.