Lo Sprecometro è uno strumento solido scientificamente.

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Dal giornale on line Interris.
“Che i poveri mangiassero male era cosa risaputa, ma i ricchi non è che mangino meglio”. Lo afferma il professore Andrea Segrè, fondatore di Last Minute Market e direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International, intervistato da Interris.it in occasione della Giornata Nazionale di prevenzione dello spreco alimentare. Sono 617,9 i grammi di cibo che una persona spreca in una settimana, in testa frutta fresca, pane fresco, verdure, insalata, cipolle, aglio e tuberi. Sono i dati prodotti dal rapporto “Il caso Italia” 2025 dell’Osservatorio Waste Watcher International. Mentre sprechiamo, si allontana l’accesso al cibo sano e sostenibile: l’indice Fies di insicurezza alimentare 2025 sale del 13,95% (nel 2024 era +10,27%).

“Questa ricorrenza  afferma il  prof. Andrea Segré, fondatore di Last Minute Market e direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International porta all’attenzione un tema che non è mai stato trattato veramente nel nostro Paese, una giornata per prevenire lo spreco alimentare. I nostri studi, che proseguono da oltre quindici anni, hanno evidenziato che la maggior parte dello spreco avviene nelle nostre case, diventa rifiuto alimentare e viene smaltito. Quando ci siamo resi conto di questo aspetto, abbiamo ideato la giornata nazionale – giunta alla sua dodicesima edizione – che pone la sua attenzione sulla prevenzione a livello domestico”.   Ma gli italiani sono consapevoli di quanto cibo si spreca in ogni casa? “No, non lo sono. Ogni settimana vengono sprecati 617,9 grammi di cibo procapite. Sembrerebbe poca cosa, ma se moltiplichiamo questo dato per i giorni di un anno, il numero dei consumato e il valore medio dei prodotti che acquistiamo, arriviamo a circa 8 miliardi di euro l’anno. La sfida è sensibilizzare le persone affinché siano più attente”. Il rovescio della medaglia dello spreco di cibo sono le persone che ogni giorno devono fare i conti con l’insicurezza alimentare… “I poveri alimentari non sono solo dall’altra parte del mondo, ma sono anche in Italia. Nel nostro Paese sono circa 5,7 milioni i poveri che spesso non hanno accesso a cibo sano e sostenibile. La riflessione e l’azione deve partire da noi”.   In occasione della giornata nazionale, partirà #Tempodiagire, la campagna per riuscire a dimezzare, entro il 2030, lo spreco alimentare. Pensa sia un obiettivo raggiungibile?  “Se ci impegniamo tutti sì. Per raggiungere l’obiettivo devi sapere da dove partire e dove arrivare. Già nel 2015, l’Agenda di sostenibilità dell’Onu, fissava come obiettivo per il 2030 il dimezzamento dello spreco di cibo. Dobbiamo arrivare a un massimo di 369,7 grammi settimanali di cibo sprecato, ossia la metà dei 737,4 grammi registrati dieci anni fa al momento dell’adozione dell’Agenda. Attraverso la campagna offriamo dei consigli e degli strumenti per far sì che le persone non sprechino più. Questa è la sfida e, impegnandoci tutti, possiamo superarla”. Nel libro “La spesa nel carrello degli altri”, di cui lei è autore insieme alla professoressa Ilaria Pertot, sottolineate l’importanza di insegnare educazione alimentare in tutti i cicli di istruzione. Nel Paese che annovera tra i suoi la dieta mediterranea e del cibo ha fatto quasi una cultura, sembra paradossale non parlare di questi argomenti…“E’ vero. Fin dal 2007 abbiamo chiesto di inserire nei programmi delle scuole, a partire dalle elementari, l’educazione alimentare. Dovremmo farci carico tutti, ognuno nella sua dimensione, e informarci attraverso strumenti certificati. Lo Sprecometro è uno strumento solido scientificamente. Sul cibo non bisogna scherzare troppo”.

di Redazione05 Feb 2025 23:02
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