Il rimpasto del governo regionale che non s’ha da fare?
Nell’ottica della staffetta politica alla Regione si parla dell’eventuale rimpasto di metà mandato. I due anni e mezzo scadono la prossima metà di marzo. In verità il presidente Schifani eviterebbe volentieri questa rogna che non può che determinare difficoltà e polemiche, ma lo scoglio non è facilmente aggirabile. La prova più evidente della volontà di Schifani di evitare il rimpasto sta probabilmente nella nomina istantanea di Daniela Faraoni all’assessorato sanita. Per capire meglio come stanno le cose riportiamo un articolo del collega Rino Piscitello sul suo giornale on line La nazione Siciliana.
Vi sono partiti che escludono il rimpasto ma anche partiti che ne sentono invece la necessità. Tra i partiti che eviterebbero certamente il rimpasto vi sono la Lega e la Democrazia Cristiana. La Lega, dopo le dimissioni di Luca Sammartino, ha comunque conservato due assessori con un gruppo parlamentare di cinque deputati: Salvatore Barbagallo all’agricoltura, che ha preso il posto di Sammartino e gode di stima generale e che di fatto viene considerato un tecnico della Lega, e Domenico Turano alla formazione che è invece notoriamente inviso al Presidente della Regione e non è considerato affidabile nella coalizione dopo le controverse vicende delle elezioni comunali a Trapani nelle quali molti dei suoi si schierarono con l’attuale sindaco del centrosinistra. Dopo il passaggio della capogruppo Marianna Caronia con Noi Moderati, all’interno del partito non vi sono particolari pretese di ricambio, se si eccettua la dissidenza di Annalisa Tardino, cara a Salvini ma scarsamente incidente nel partito regionale. La Lega comunque ha tutto l’interesse allo “statu quo” in quanto nel rimpasto potrebbe correre il serio rischio di perdere un assessore. La Democrazia Cristiana ha anch’essa due assessori con un gruppo parlamentare che è appena sceso a cinque deputati regionali (avendo Salvo Giuffrida perso il ricorso contro Santo Primavera): Nuccia Albano alla famiglia e Andrea Messina alle autonomie locali, entrambi fedelissimi del leader Totò Cuffaro. Dentro il partito sono numerose le ambizioni e le conseguenti spinte verso il cambiamento degli assessori, soprattutto da parte del modicano Ignazio Abbate, ma Cuffaro ha tutto l’interesse a che non vi siano cambiamenti che potrebbero destabilizzare l’assetto interno al partito. Pure la Democrazia Cristiana ha quindi interesse allo “statu quo” in quanto nel rimpasto potrebbe correre anch’essa il serio rischio di perdere un assessore. Chi ha certamente interesse al rimpasto è il Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo che, dopo l’assoluzione da ogni accusa del suo leader e dopo l’accordo con Gianfranco Miccichè e Roberto Lagalla, sta attraversando un periodo di vivacità e indubbia crescita. Il Movimento per l’Autonomia ha un solo assessore, Roberto Di Mauro all’energia, da sempre fedelissimo di Lombardo, e un gruppo parlamentare regionale ufficialmente formato da cinque deputati. Ma ai cinque va sommato certamente Gianfranco Miccichè, formalmente iscritto al misto, e probabilmente anche il neo deputato Santo Primavera, che per questioni di garbo istituzionale si iscriverà anch’egli inizialmente al gruppo misto, ma di lui si conosce la vicinanza al lombardiano Antonio Scavone del quale nella scorsa legislatura fu capo di gabinetto. Nessun rimpasto potrebbe ignorare i numeri del Movimento per l’Autonomia che reclamerebbe di certo il secondo assessore. Tra i partiti minori rimane Noi Moderati, adesso presente all’ARS dopo l’ingresso di Marianna Caronia, che chiede con insistenza una propria rappresentanza al governo regionale e quindi con forza un rimpasto di governo. Veniamo adesso ai due partiti maggiori, ossia Forza Italia e Fratelli d’Italia. Dentro Forza Italia, che ha un gruppo parlamentare di 14 deputati regionali, vi sono notoriamente molti mugugni per il fatto che vi sia un solo assessore formalmente appartenente al partito, ossia Edy Tamajo, palermitano, che professa sempre la sua vicinanza con il Presidente della Regione e che da sempre costruisce in modo autonomo la sua area politica. Gli altri due assessori scelti da Schifani, di fatto in quota Forza Italia, sono tecnici senza rapporti con il partito ed entrambi palermitani: ossia Alessandro Dagnino, che gestisce il bilancio con oggettiva competenza, e la neo nominata Daniela Faraoni, ex direttrice generale dell’ASP di Palermo, che nel passato ha avuto diversi referenti politici. Un rimpasto potrebbe determinare sommovimenti dentro il partito che certamente il Presidente Schifani non si augura e farà di tutto perché non avvengano. Difficilmente peraltro, anche a sorvolare sui due assessori tecnici, un rimpasto potrebbe ignorare che i tre assessori sono tutti palermitani come il Presidente della Regione. Last but not least, Fratelli d’Italia, con un gruppo parlamentare di 12 deputati regionali e quattro assessori: Alessandro Aricò alle infrastrutture, palermitano, veterano dell’ARS, Giusi Savarino all’ambiente, agrigentina, Elvira Amata al turismo, messinese, e Francesco Paolo Scarpinato ai beni culturali, palermitano. Tra tutti, Fratelli d’Italia è l’unica formazione con forti caratteristiche di partito. Al suo interno possono manifestarsi differenze e anche divisioni che mai si manifesteranno però pubblicamente all’esterno. È noto che l’area che fa riferimento all’ex sindaco di Catania e coordinatore del partito per la Sicilia orientale, Salvo Pogliese, aspirerebbe ad una rappresentanza, ma qualsiasi proposta passa dagli organi di partito e soprattutto dal centro nazionale, ossia da Ignazio La Russa e in ultima istanza da Giorgia Meloni. Fratelli d’Italia verosimilmente non è interessata al rimpasto in quanto è l’unico componente della coalizione che ha la forza di comunicare direttamente al Presidente della Regione i propri eventuali cambi, qualora li decidesse. Da questo quadro della situazione del centrodestra crediamo si possa evincere con relativa certezza che le uniche forze politiche interessate al rimpasto potrebbero essere Noi Moderati e il Movimento per l’Autonomia, entrambe forze politiche federate con Forza Italia e schierate con la lista di Forza Italia alle elezioni europee. Con entrambe le due forze, Schifani ha tutto l’interesse a trattare separatamente e probabilmente a garantire loro il massimo spazio esaudendone il più possibile le richieste sia politiche sia sul fronte del sottogoverno. Sembra insomma che, per la grande maggioranza del centrodestra, il rimpasto del governo regionale non s’ha da fare.