Le sfide del G7

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Da un ar­ti­co­lo, che con­di­vi­dia­mo,  di Giu­s­ep­pe Ro­tun­no sul gior­na­le on line In­Ter­ris.
Una chan­ce per gio­car­si la carta del dia­lo­go. Un’oc­ca­sio­ne per ca­pi­re, re­al­men­te, quan­ta capacità di­plo­ma­ti­ca abbia la Comunità in­ter­na­zio­na­le a fron­te di un mo­men­to sto­ri­co fatto di con­flit­ti e ten­sio­ni. Ma, so­pr­at­tut­to, le prove ge­ne­ra­li della nuova Eu­ro­pa, rin­no­va­ta dalle ele­zio­ni e alle prese con le in­cer­te­z­ze po­liti­che pa­le­sa­te­si in due dei prin­ci­pa­li Paesi dell’Unio­ne, quali Fran­cia e Ger­ma­nia. Per te­mati­che, il G7 os­pi­ta­to dall’Ita­lia si pone come un po­ten­zia­le spar­tiac­que per l’im­me­dia­to fu­tu­ro. Un po’ per la possibilità con­cre­ta di ri­diseg­na­re il ruolo dei Paesi oc­ci­den­ta­li nel con­tras­to all’azio­ne russa in Ucra­ina e, un po’, per va­lu­ta­re il peso spe­ci­fi­co del dia­lo­go in­ter­na­zio­na­le per la ri­so­lu­zio­ne di crisi sto­ri­che, come quel­la tra Is­rae­le e Hamas. Ma, all’ori­z­zon­te, si pa­le­sa­no anche altre sfide: dall’in­cre­men­to del ri­cor­so all’in­tel­li­gen­za ar­ti­fi­cia­le al piano di in­ves­ti­men­to che, nei pros­si­mi anni, dovrà co­in­vol­ge­re l’Afri­ca, al fine di ri­dur­re le consegue­n­ze del fe­no­me­no mi­gra­to­rio. Un qua­dro es­tre­ma­men­te com­ples­so, dal quale ci si at­ten­do­no ris­pos­te per­lo­me­no sul fron­te del nuovo as­set­to in­ter­na­zio­na­le. Te­nen­do conto che, in un con­te­s­to post-​elettorale, gli equi­li­bri po­li­ti­ci rap­pre­sen­ta­no una sfida tanto quan­to le crisi geo­po­liti­che in atto. In­ter­ris.it ne ha par­la­to con An­drea Mar­gel­let­ti, pre­si­den­te del Cen­tro Studi In­ter­na­zio­na­li e Con­siglie­re per le Po­liti­che di Si­cu­re­z­za e di Con­tras­to al Ter­ro­ris­mo del Mi­nis­tro della Di­fe­sa. Pre­si­den­te, i temi dell’in­con­tro tra le prin­ci­pa­li eco­no­mie mon­dia­li sono es­tre­ma­men­te ri­le­van­ti. Cosa è le­ci­to as­pet­tar­si dal G7? “L’au­spi­cio, in­nan­zi­tut­to, è che i lea­der ri­pris­ti­no il dia­lo­go. I rap­por­ti per­so­na­li con­ti­nua­no a es­se­re de­ter­mi­nan­ti. Ques­to G7 ar­ri­va però in un mo­men­to par­ti­co­la­re, per­ché le Ele­zio­ni eu­ropee hanno crea­to un prob­le­ma non in­in­fluen­te alla Fran­cia e alla Ger­ma­nia. Quin­di è tutto da ve­de­re che tipo di im­pe­g­ni ques­ti due Paesi, su al­cu­ne gran­di te­mati­che, po­tran­no pren­de­re nel mo­men­to in cui le loro mag­gio­ran­ze par­la­men­ta­ri sono in fase di evo­lu­zio­ne. Su al­cu­ne di ques­te, come il sup­por­to all’Ucra­ina, ci po­tran­no es­se­re di­chia­ra­zio­ni di mas­si­ma. Ma il fatto che le Eu­ropee ci ab­bia­no conseg­na­to un’Eu­ro­pa che, in al­cu­ni Paesi, sarà di­ver­sa da quel­la che ave­v­a­mo pochi gior­ni fa, si­cu­ra­men­te condizionerà i ruoli dei lea­der po­li­ti­ci dei due Paesi”. Pos­sia­mo par­la­re di instabilità po­li­ti­ca per i due Paesi tra­inan­ti dell’Unio­ne eu­ro­pea? “Par­le­rei più di evo­lu­zio­ne. Sono Paesi che po­treb­be­ro avere altre mag­gio­ran­ze par­la­men­ta­ri. Ques­ta può es­se­re de­fi­ni­ta una fase trans­ito­ria. Nel mo­men­to in cui gli elet­to­ri danno le loro in­di­ca­zio­ni, se esce una mag­gio­ran­za con dei par­ti­ti di un certo tipo, è ovvio che un go­ver­no sano di mente non possa non te­ner­ne conto”. L’Unio­ne eu­ro­pea come as­sor­be ques­ta si­tua­zio­ne? Visto anche il ruolo di in­ter­lo­cu­to­re sia per l’Ucra­ina che per Gaza… “L’Unio­ne eu­ro­pea, dopo le ele­zio­ni, è in una le­git­ti­ma fase di ri­nas­ci­ta. Ora do­vre­mo eleg­ge­re co­lo­ro che, in ma­nie­ra di­ret­ta, rap­pre­sen­teran­no l’Eu­ro­pa nei pros­si­mi anni. Poi non ci sono dubbi che i rap­por­ti fon­dan­ti re­ste­ran­no gli st­es­si. L’Unio­ne eu­ro­pea, però, non è una Na­zio­ne ma una realtà com­pos­ta da tanti Paesi. Sarà quin­di im­por­tan­te ca­pi­re, a li­vel­lo bi­la­te­ra­le, quali sa­ran­no le scel­te dei sin­go­li”. La pre­sen­za di Papa Fran­ces­co potrà es­se­re ele­men­to per fa­vo­ri­re il dia­lo­go in­ter­na­zio­na­le e, per­lo­me­no, una po­si­zio­ne con­giun­ta sui gran­di temi?

“Papa Fran­ces­co è il prin­ci­pa­le espo­nen­te della Chi­esa Cat­to­li­ca. Non è così per lu­te­ra­ni, ebrei e mus­ul­ma­ni. Ma, ov­via­men­te, è una per­so­na con una gi­g­an­tes­ca au­to­revo­le­z­za mo­ra­le, che non puoi non as­col­ta­re. Credo che in­se­ri­re una com­po­nen­te mo­ra­le in un dia­lo­go che, tra­di­zio­nal­men­te, è di realpolitik, non possa che ar­ric­chi­re ques­to G7”. Il go­ver­no ita­lia­no è us­ci­to raf­for­za­to dalle Eu­ropee. A fron­te delle si­tua­zio­ni di Ber­li­no e Pa­ri­gi, può es­se­re un’oc­ca­sio­ne per ri­diseg­na­re nuove lea­der­ship? “Io credo che se l’Ita­lia non ha lo spa­zio della Ger­ma­nia o della Fran­cia è per­ché non ha mai vo­lu­to aver­lo. Non è le­ga­to al fatto che noi ab­bia­mo una mag­gio­ran­za più o meno forte ma al fatto che l’Ita­lia ha vo­lu­to scien­te­men­te gio­ca­re un ruolo di ap­poggio to­ta­li­z­zan­te sul mul­ti­la­te­ra­lis­mo. Qui, quan­do si parla di in­ter­es­se na­zio­na­le, si tende ad ac­cos­tar­lo a un’id­eo­lo­gia di de­stra, quan­do in­ve­ce è sovra-​politico. Ques­to fa ca­pi­re quan­to, nel nos­tro Paese, sia dif­fi­ci­le avere un sano dia­lo­go sulla po­li­ti­ca in­ter­na­zio­na­le”.

di Direttore13 Giu 2024 22:06
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