In Sicilia l’inflazione mette sempre più in difficoltà le famiglie.

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A fine 2022, nella regione l’inflazione sui dodici mesi si è attestata al 14,2%, vicina al picco massimo raggiunto a ottobre che ha sfiorato il 15%. Il generalizzato aumento di spesa, che ha interessato tutte le principali voci, è stato sostenuto soprattutto dai prodotti alimentari e dalle spese per l’energia, categorie di spesa delle quali non si può fare a meno. È quanto emerge dal report dal rapporto annuale pubblicato dalla Banca d’Italia che fotografa la situazione economica della nostra Isola in relazione al panorama nazionale il quadro è quello di una regione in forte sofferenza  con un pericoloso rialzo dell’inflazione e con un prezzo altissimo pagato a causa del conflitto tra Russia e Ucraina”. All’inizio del 2023 l’inflazione si è ridotta, pur rimanendo su livelli elevati, risultando in crescita dell’8,3% sui dodici mesi, ma nonostante la riduzione la spesa sulle spalle delle famiglie rimane ancora troppo importante per essere sostenuta a lungo termine. Con questi numeri, l’inflazione isolana è risultata sensibilmente superiore alla media nazionale (+2,6% a dicembre del 2022). Il differenziale relativo al peso dell’inflazione può essere suddiviso in un “effetto composizione”, che riflette le differenze tra il paniere di beni e servizi consumato dalle famiglie siciliane e quello dei nuclei dell’intero Paese, e in un “effetto intensità”, che misura le differenze nelle variazioni dei prezzi. In Sicilia, al divario hanno contribuito sia l’effetto composizione sia l’effetto intensità; nel complesso hanno pesato soprattutto le spese per l’abitazione e le utenze e quelle per i prodotti alimentari. “Purtroppo è fin troppo evidente che l’inflazione colpisce maggiormente i nuclei familiari  certamente più diffusi al Sud ed in Sicilia, che hanno un reddito più basso. Le persone più povere consumano beni e servizi del paniere molto diversi da chi ha un livello di benessere più elevato e concentrano in misura maggiore le loro spese su prodotti energetici e alimentari dei quali difficilmente si riesce a fare a meno”. Nel mese di settembre appena trascorso, secondo i dati forniti dall’Unione nazionale dei consumatori che ha rielaborato i numeri resi noti dall’Istat, in Sicilia per la famiglia media è previsto un rincaro annuo di 1.009 euro, cifra che sale a 1.132 euro se si guarda alla città più costosa, Palermo. Soltanto Trapani e Caltanissetta scendono sotto la soglia dei mille euro di rincaro, fermandosi rispettivamente a 820 e 896 euro per famiglia media. Catania arriva a 1032 euro, Siracusa a 1068, Messina a 1125 euro. Un contributo significativo agli aumenti è derivato anche dalla spesa relativa ai trasporti, che comprende i carburanti per autotrazione, con il carburante che ormai da tempo si è attestato sui due euro al litro, con piccole oscillazioni poco significative, e da quella per servizi ricettivi e di ristorazione. “L’aumento generalizzato del livello dei prezzi di beni e servizi  che si prolunga per un importante periodo di tempo, provoca effetti negativi dovunque ma, per quanto ovvio, colpisce maggiormente le regioni meno sviluppate come la Sicilia. E difficilmente questa situazione si risolverà con poco efficaci provvedimenti tampone”

Articolo ripreso da Quotidiano di Sicilia.

di Redazione18 Ott 2023 23:10
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