Un’occasione mancata. Vi racconto una storia inventata!
Il convegno organizzato dal Ragusa in movimento è stato proprio un colpo a salve, un’occasione mancata. Qualche tempo quando si era riaccesa la polemica su Pennavaria il Movimento si era fatto promotore di un convegno chiarificatore ma di sicuro quello di venerdi non lo è stato. L’ottimo Alberto Alpozzi giornalista, fotografo, corrispondente di guerra e scrittore ha parlato del colonialismo italiano in Africa, soprattutto in Somalia, facendo notare che le infrastrutture realizzati negli anni 20 e 30 del secolo scorso contribuirono allo sviluppo di quelle che erano le colonie e tutt’oggi svolgono egregiamente il loro compito. Ma di Pennavaria non si è parlato e poteva essere l’occasione buona per ripercorrere alcune fasi storiche che si concretizzano soprattutto con lo sviluppo economico e sociale di Ragusa che ebbe la possibilità di superare città più attrezzate. Credo che nessuno possa dubitare del fatto che in seguito alla scelta del governo del tempo, Ragusa visse un periodo denso di investimenti per realizzare opere pubbliche che non ebbe eguali.
Ma senza alcuna intenzione di schierarmi, visto che sono un vecchio giornalista appassionato di storia, ho pensato di fare un resoconto, fantasioso certo, di quello che sarebbe accaduto se quel famoso telegramma avesse annunciato la scelta di Modica come capoluogo. di Provincia invece che Ragusa:
Ragusa 6 dicembre del 1926: Appresa la notizia della scelta del governo, i fedelissimi di Filippo Pennavaria, alto esponente del governo fascista, al quale si erano affidati senza riserve, si mostrano profondamente delusi. In tutti i lunghi mesi precedenti avevano preparato le carte, i prospetti ed i progetti di accorpamento con Ragusa Inferiore, rassicurai proprio dal sottosegretario alle Poste che aveva, si dice, un certo ascendente su Mussolini.
Si sentono traditi. Ribadiscono che la scelta è inspiegabile visto che Modica era detta “ la Rossa” mentre Ragusa Superiore aveva sempre mostrato un grande amore per Mussolini a cominciare dalla sua visita in paese nel 1924. Vengono inviati diversi telegrammi con note di protesta . Pennavaria suggerisce di costituire un comitato di notabili, fascisti e non (perchè l’idea di diventare provincia piaceva a tutti) e di recarsi a Roma. Lo fanno qualche giorno dopo ma il duce è troppo impegnato e non li riceve: la scelta è dunque irrevocabile!
Nel giro di qualche mese, purtroppo, il fuoco della protesta si spegne. Pennavaria avendo capito che ormai la battaglia è persa rivolge la sua attenzione alla neopromossa Modica della cui provincia Ragusa farà parte.
Il governo le destina subito una cifra enorme per quei tempi, circa 100 milioni di lire, necessari per rendere la città adeguata ai nuovi impegni.
A Modica verranno così costruiti edifici pubblici come il Palazzo della Prefettura, un grande ospedale, le nuove carceri, il palazzo delle poste, la stazione, le case per i ferrovieri e per gli impiegati dello stato.
Si provvederà a costruire una nuova caserma dei Carabinieri ed addirittura un ponte in pietra che con diverse campate attraverserà la stretta vallata sulla quale sorge la città unendone le sponde popolose. Verrà inoltre realizzata un via di collegamento dal centro verso la parte alta in modo da facilitare gli spostamenti.
Architetti di fama verranno chiamati per arricchire, con ampie piazze idonee alle adunate oceaniche, la città di per se molto bella.
Noti artisti e pittori saranno impegnati nel decorare opere pubbliche importanti. Insomma un fervore che in meno di un decennio cambierà la città da cosi a cosi.
Di fronte a tale rapido e positivo cambiamento anche l’economia trova nuovi sbocchi e la popolazione si avvia a superare i 60 mila abitanti.
La provincia appena costituita si rifà al territorio della storica contea ma resta la più piccola d’Italia .
Tra i 13 comuni ci sono anche Ragusa Superiore e Ragusa Inferiore . Lo sforzo fatto negli anni precedenti per convincere i loro abitanti a riunirsi in una sola entità, con la finalità di ottenere il titolo di capoluogo di provincia, si trasforma subito in un mai sopito astio campanilistico . La sconfitta fa rinascere le antiche diatribe: Italia una, Ragusa due, si diceva già nel 1865 visto che in più occasioni si era tentato di riunirle in un solo comune ma inutilmente. A Ragusa Inferiore, che non si chiamerà mai Ibla, il sindaco può finalmente insediarsi nel nuovo palazzo comunale, appena completato in quella che oggi è Piazza Pola a fianco della chiesa di San Giuseppe e i notabili del paese mostrano una certa soddisfazione per lo scampato pericolo della riunificazione. In nome di una crescita non certa la loro piccola e vetusta cittadina sarebbe scomparsa costringendoli “a spartirisi u suonno cu i San Giuannari arriccuti.
Fu abbandonata anche l’idea di realizzare una strada carrabile tra le due località. La città superiore restò così costretta tra due ampie vallate ai lati e Ragusa Inferiore in basso . Non ci fu ne l’espansione demografica tanto auspicata, anzi migliaia di persone si trasferirono nel nuovo capoluogo, Modica, che attirava lavoratori e impiegati di ogni genere e neanche l’espansione edilizia sognata causa della mancanza di spazi.
Senza investimenti pubblici l’unica soluzione di crescita guardava verso l’alto andando ad occupare l’altopiano fino alla località detta San Luigi.
Non era neanche pensabile di fare un collegamento verso la zona dei Cappuccini già servita da un artistico ponte a più campate sovrapposte ma insufficiente per sviluppi futuri. La via Addolorata che incrociava la Via Maestra poco sopra la chiesa di San Giovanni ( non era cattedrale e non lo diventerà di sicuro) andava dalla vallata di san Leonardo sopra il Cimitero fino alla vallata santa Domenica e terminava con una ripida e malmessa scalinata che finiva in basso, tra la vegetazione ed il torrente. Molti avevano ipotizzato la costruzione di un imponente ponte per scavalcare la vallata ma non c’erano fondi disponibili e forse non c’era neanche la voglia. La cittadina a 600 metri d’altezza imparò a vivere, come si fa ancora oggi nelle cittadine montane, di agricoltura ed allevamento senza uffici pubblici importanti, Ragusa Inferiore a poco a poco, con l’abbandono delle vecchie case della zona Velardo e la chiusura di alcune attività si spopolò tanto mentre gli illustri monumenti del barocco andavano deteriorandosi senza un’adeguata manutenzione pubblica. Dunque oggi avremmo una ben diversa immagine della nostra Ragusa altro che Unesco e Montalbano e forse ce la saremmo presa con Pennavaria che non ebbe la forza di farci scegliere come capoluogo di provincia. .
Per fortuna non è andata così !!