Come volevasi dimostrare
Neanche il tempo di sedersi in giunta ed ecco arrivare le prime critiche da parte dell’opposizione. In verità non poteva andare diversamente visto che il sindaco ha subito messo in piedi il suo progetto del 10° assessore è cioè di Clorinda Arezzo. Ci sono a questo punto due scuole di pensiero. La prima avrebbe voluto che il sindaco ci mettesse un pò più di tempo prima di tirar fuori la carta Arezzo magari dopo qualche mese avrebbe potuto dire che il compito era gravoso e aveva bisogno di condividere l’impegno. L’altra ipotesi invece, più drastica e meno democratica, e forse è quella seguita in questo caso, vuole che chi vince si prenda tutto e subito senza dare il tempo agli avversari di organizzarsi. Chissà cosa ci dobbiamo aspettare se questa è la linea preferita anche per il futuro. Ma come dicevamo le opposizioni non hanno perso tempo Peppe Calabrese che ha già assicurato di non far passare nulla, come aveva fatto anche tempo addietro ha detto: Correre alle elezioni nella squadra di Cassì e non essere eletti può valere un premio di consolazione da 2400 euro al mese. A tanto ammonta l’emolumento per l’ex assessore alla Cultura Clorinda Arezzo, appena nominata consulente del sindaco per la Cultura, appunto, il Turismo e gli Eventi, per un periodo di due mesi rinnovabili di comune accordo fino al termine del mandato”. Così dunque commenta Peppe Calabrese, che tra pochi giorni siederà tra i banchi dell’opposizione in Consiglio comunale. “È come se Cassì avesse nominato il decimo assessore della sua giunta – dichiara ancora l’esponente del PD – ma senza dargli la responsabilità propria di quel ruolo. È un segnale che può essere letto in più modi: per queste aree dell’amministrazione il primo cittadino non si fida di nessuno dei membri della giunta, tant’è vero che ha mantenuto le deleghe per sé. Pensavamo che la Cultura sarebbe andata a Massari, che non solo ha subito il torto della mancata nomina a vicesindaco, ma rimane a secco pure dell’assessorato che gli sarebbe stato congeniale. Paga lo scotto d’essere di sinistra, mentre Cassì (si sa) guarda dall’altra parte, da Cuffaro fino alla destra vera e propria. Inoltre, nominare un consulente per curare questi affari da una parte è una confessione sulla propria incapacità ad occuparsene, dall’altra sembra voler essere proprio un premio di consolazione per chi, con le sole proprie forze, non è riuscito ad entrare in Consiglio comunale. È ovvio, dopo aver fatto l’assessore si potrebbe non aver voglia di andare a sedersi al civico consesso tra gli asserviti al primo cittadino. Meglio, molto meglio, continuare a essere assessore, senza il peso della responsabilità”. “Poi c’è anche un aspetto che riguarda un po’ il familismo che Cassì utilizza nella gestione della pubblica amministrazione – aggiunge Calabrese – dato che Arezzo non solo è parente del capo di gabinetto nominato e riconfermato dal sindaco, ma rappresenta anche l’élite del quartiere di Ibla, la nobiltà, insomma il cerchio magico del quale il sindaco ama circondarsi”. “Già Cassì aveva portato il numero degli assessori da sette a nove – conclude Calabrese – ora si decide di gravare sulla collettività pure col decimo occulto. Ci sembra davvero troppo”