Un progetto per “Ragusa Centro”. Ma non elettorale!
Si è svolta oggi la cerimonia per celebrare il 30 anni del Vo.Cri il volontariato cristiano che opera da sempre soprattutto nel centro storico della nostra città dove sembra ci sia molto bisogno. Infatti a Ragusa non si è mai parlato del degrado delle periferie che invece, pur con la mancanza di certi servizi, sono molto ambiti dalle persone che vogliono andar via dal centro. A questo punto occorre parlare di un programma di recupero urbano di “Ragusa Centro” che si ponga l’obiettivo di progettare e realizzare un insieme di interventi per promuovere lo sviluppo socio-economico della città, attraverso il miglioramento della qualità urbana e ambientale. Lo stato attuale dell’economia rende gli interventi diretti nelle piccole realtà molto difficili e tutto è spesso riconducibile a progetti, forse elettorali, che poi non vengono mai neanche discussi in consiglio. Secondo chi vi scrive un possibile percorso per rilanciare Ragusa deve partire dalle sue eccellenze nell’imprenditoria dell’accoglienza, nel lavoro, nella cultura, nella creatività, nella qualità della vita come nel welfare. Ecco perchè parliamo di un piano strategico che possa attingere ai finanziamenti ma che poi renda sostenibile ogni possibile intervento commerciale. Tutti i piani strategici devono partire dalla consapevolezza che si tratta di un processo volontario e collegiale di più soggetti pubblici e privati, teso alla condivisione e alla costruzione di una visione del futuro del territorio. Compito di un eventuale piano strategico è quello di mostrare alcuni percorsi che si possono compiere per imprimere al territorio una nuova configurazione, in primo luogo portando a termine gli investimenti, gli interventi e le progettazioni pensate ma mai concretizzate. E’ basilare la conoscenza dei luoghi e le loro tradizioni da far combaciare con la possibile innovazione tecnologica che mira, prima di tutto, alla sicurezza. Lo sviluppo economico localizzato ha bisogno di una alleanza forte tra le organizzazioni economiche del territorio che dovranno fare da garante, la formazione che deve essere multidisciplinare coinvolgendo, in modo diretto, le politiche pubbliche, la società, la gente ed infine quelli che vi abitano. Quindi, come dicevo, una possibile strada per la realizzazione del Piano Strategico vede l’individuazione di un comitato promotore in cui debbono far parte le istituzioni, le categorie economiche, gli enti e istituti locali di ricerca. Non è esclusa la creazione di un comitato scientifico con degli esperti, veri, con il compito di immaginare un futuro prossimo diverso e un collegio tecnico che dovrà gestire la progettazione economica per arrivare a produrre il piano strategico. Non si può fare nei 3 mesi, prima delle elezioni ma sarebbe già un passo avanti se qualche candidato volesse inserire nel suo “calepino” programmatico anche qualcosa del genere. Da almeno 25 anni il problema è li, immutabile, anzi che cresce di giorno in giorno a causa della decrescita della popolazione regolare. I temi da affrontare? Pochi ma di enorme rilievo: benessere e coesione sociale da migliorare attraverso l’innovazione e lo sviluppo dando rilievo all’ambiente, intervenendo anche sulla mobilità, l’educazione e la cultura, che non guasta mai!