Come si differenziano le mascherine
La raccolta differenziata dei rifiuti assume un significato importante quanto più “peso” acquista nel comportamento quotidiano di una comunità, al fine di procedere verso un corretto trattamento dei vari materiali. Affinché la raccolta differenziata dei rifiuti sia sempre più diffusa ed efficace, occorre conoscere anche le destinazioni corrette dei vari rifiuti, per non vanificare il nobile gesto. Il principio (errato) che muove, infatti, le convinzioni è quello relativo alla natura del materiale da cestinare; in realtà, prima di questa valutazione va considerata la riciclabilità dell’oggetto. È fondamentale, in questo senso, un’ampia e martellante informazione mediatica nonché il correlativo impegno del singolo a documentarsi (anche per le variazioni locali) e ad agire nel modo più corretto. La diversità delle regole presenti fra i vari Comuni italiani è stata interpretata, a volte, come una causa della confusione regnante. Tali difformità, tuttavia, legate alle peculiarità di smaltimento. Gli esempi e i casi dubbi sono moltissimi ed è opportuno informarsi per ognuno di essi. Fra i casi più frequenti ci sono quelli riguardanti i giocattoli, da non considerare come plastica riciclabile bensì materiale indifferenziato. Altre accortezze meno note sono quelle riguardanti le bottiglie di plastica. Contrariamente a quanto possa sembrare (o a quanto è divenuto abitudinario), gli addetti al riciclo chiedono di non schiacciare le bottiglie dall’alto in basso bensì in orizzontale. Per evitare dispersioni di materiale diverso, il tappo è preferibile che sia lasciato insieme alla bottiglia. La realtà attuale ha posto un nuovo importante interrogativo sul dove inserire le mascherine non più utilizzate. I numerosi dispositivi, infatti, lasciati sulle strade (quasi più numerosi di quelli indossati) non devono essere inseriti nella plastica o nella carta ma nell’indifferenziata, con l’accortezza di avvolgerli in una bustina di plastica per evitare possibili contagi e di separare gli elastici dal resto. Alcune circostanze lasciano luogo a interpretazioni ma una regola c’è sempre. Il rebus, a esempio, del Tetra Pak (i contenitori di succhi di frutta e latte) in cui apparentemente sembrano fondersi materiali quali la plastica, la carta e l’alluminio, si risolve con i regolamenti locali e, in ogni caso, la destinazione è sempre nel riciclabile. Un lavaggio del contenitore e la separazione del tappo (considerato come plastica) completano l’operazione di recupero. Altro classico dilemma è quello riguardante i piatti e i bicchieri di plastica. Si risolve gettandoli, puliti o comunque privi di residui, nella plastica, in caso contrario nell’indifferenziata. Altri esempi piuttosto ricorrenti: cicche di sigarette e gomme da masticare sono da gettare nell’indifferenziata e non nell’organico o nella plastica.
I tanti volantini pubblicitari che inondano le cassette postali sono da considerarsi come carta. Alla luce anche del maggior ricorso all’asporto, va ricordato come i contenitori della pizza debbano essere inseriti nella carta solo se puliti. Lo scontrino, molte volte, viene gettato nel contenitore della carta per associazione della sua stessa natura. In realtà, è destinato all’indifferenziata poiché la carta di cui è composto non è riciclabile. Le lampadine, se a prima vista sembrano destinate al vetro, sono, invece, da raccogliere in appositi contenitori; quelle a incandescenza vanno nell’indifferenziata. I libri e i manuali in commercio dedicati all’argomento sono molti. Fra i moltissimi dati presenti nelle oltre 600 pagine di un testo specializzato, se ne leggono alcuni, spesso poco menzionati ma molto curiosi e interessanti. La ripartizione, in percentuale, dei principali materiali riciclati, infatti, riguarda l’organico per il 39,5%, la carta e il cartone al 19,1%, vetro 12,3%, plastica 8,3%, legno al 5% e metallo al 2%. Un dato a sorpresa: il quantitativo di plastica e metallo è, nel complesso, quasi la metà della carta e del cartone. Nel 2019, il 50% dei rifiuti prodotti e raccolti in maniera differenziata viene inviato ad impianti di recupero di materia; il riciclaggio totale, comprensivo delle frazioni in uscita dagli impianti di trattamento meccanico e meccanico biologico, si attesta al 53,3% e riguarda le seguenti frazioni: organico, carta e cartone, vetro, metallo, plastica e legno”. A minare la realizzazione dell’ambizioso progetto per l’ambiente e soprattutto la disinformazione.
Articolo estratto dal giornale InTerris