Le bugie delle Cam Com due anni dopo

E’ già passato qualche anno dall’ improvvida decisione dei vertici delle Camere di Commercio della Sicilia Orientale che ci ha portato alla unificazione degli enti responsabili dell’economia in questa parte dell’Isola. Allora, se ricordate, fu detto che Ragusa con la sua Cam Com non sarebbe sopravvissuta e, pur se a posto con i conti, sarebbe stata destinata al fallimento in pochi anni. E così, ma sappiamo bene chi aveva studiato a tavolino la cosa, ci siamo ritrovati privi dell’ultimo briciolo di autonomia ragusana dopo la Provincia, l’Asi, le sedi sindacali etc. Nessuno in questi anni, pur rimarcando l’assoluta insufficienza delle azioni della tripla camera per questo territorio, ha avuto il coraggio di protestare, succube di coloro che avendo strapazzato l’orgoglio ibleo si beano degli emolumenti piccoli o grandi ottenuti in cambio di questo sacrificio.
Inoltre c’è da ribadire le falsità propalate per arrivare alla fusione mentre in altre 4 province la camere di commercio operano in piena autonomia. Lo si capisce dal comunicato stampa inviato dalla Regione relativo all’incontro che c’è stato tra Musumeci i vertici delle Camere di commercio siciliane: Alessandro Albanese (Palermo ed Enna), Piero Agen (Catania, Ragusa e Siracusa), Ivo Blandina (Messina), Giovanna Candura (Caltanissetta), Giuseppe Pace (Trapani) e Giuseppe Termine (Agrigento). Quindi per province come Trapani, Caltanissetta e Agrigento la necessità dell’accorpamento non c’è stata. Venendo ora alla notizia dell’incontro, secondo il governatore occorre «Elaborare un modello di sviluppo per i prossimi venti anni che metta la Sicilia al centro del Bacino euroafroasiatico. Non possiamo più pensare di far crescere il Pil della nostra Isola puntando solo sui tradizionali settori produttivi e sul rilancio del turismo. Non basterebbe. Per recuperare la marginalità rispetto al continente europeo dobbiamo lavorare tutti insieme per rendere la nostra regione competitiva nel Mediterraneo ed anche base logistica per le navi che arrivano dal Canale di Suez». Tra gli obiettivi ai quali guarda il governo regionale C’è quello di «avere un ruolo nella logistica internazionale per consentire alle merci di muoversi con celerità». In questa logica non può «non esserci in Sicilia un porto-hub che intercetti il traffico mercantile che attualmente va al Nord Europa attraverso lo Stretto di Gibilterra».
Ecco dunque le priorità: collegamento stabile nello Stretto di Messina, la velocizzazione del trasporto ferroviario, il completamento dell’anello autostradale da Castelvetrano a Gela e un porto-hub.
A noi non sembra tanto anche perchè il ponte non trova molti consensi e queste richieste in pratica appaiono come un’elemosina. Il presidente inoltre dimentica che l’anello autostradale ancora non arriva a Gela e questi ultimi 50 km da Modica non sono neache nella mente di Dio. Mi preoccupa infine che i rappresentanti delle Camere di commercio hanno condiviso la linea di Musumeci, dichiarandosi disponibili a redigere e sottoscrivere un documento comune da inviare al governo centrale per un confronto sulle opere essenziali da realizzare, a supporto di un modello di sviluppo sostenibile e compatibile con il nuovo ruolo centrale che la Sicilia è chiamata ad assumere nel bacino mediterraneo.
Inoltre c’è da ribadire le falsità propalate per arrivare alla fusione mentre in altre 4 province la camere di commercio operano in piena autonomia. Lo si capisce dal comunicato stampa inviato dalla Regione relativo all’incontro che c’è stato tra Musumeci i vertici delle Camere di commercio siciliane: Alessandro Albanese (Palermo ed Enna), Piero Agen (Catania, Ragusa e Siracusa), Ivo Blandina (Messina), Giovanna Candura (Caltanissetta), Giuseppe Pace (Trapani) e Giuseppe Termine (Agrigento). Quindi per province come Trapani, Caltanissetta e Agrigento la necessità dell’accorpamento non c’è stata. Venendo ora alla notizia dell’incontro, secondo il governatore occorre «Elaborare un modello di sviluppo per i prossimi venti anni che metta la Sicilia al centro del Bacino euroafroasiatico. Non possiamo più pensare di far crescere il Pil della nostra Isola puntando solo sui tradizionali settori produttivi e sul rilancio del turismo. Non basterebbe. Per recuperare la marginalità rispetto al continente europeo dobbiamo lavorare tutti insieme per rendere la nostra regione competitiva nel Mediterraneo ed anche base logistica per le navi che arrivano dal Canale di Suez». Tra gli obiettivi ai quali guarda il governo regionale C’è quello di «avere un ruolo nella logistica internazionale per consentire alle merci di muoversi con celerità». In questa logica non può «non esserci in Sicilia un porto-hub che intercetti il traffico mercantile che attualmente va al Nord Europa attraverso lo Stretto di Gibilterra».
Ecco dunque le priorità: collegamento stabile nello Stretto di Messina, la velocizzazione del trasporto ferroviario, il completamento dell’anello autostradale da Castelvetrano a Gela e un porto-hub.
A noi non sembra tanto anche perchè il ponte non trova molti consensi e queste richieste in pratica appaiono come un’elemosina. Il presidente inoltre dimentica che l’anello autostradale ancora non arriva a Gela e questi ultimi 50 km da Modica non sono neache nella mente di Dio. Mi preoccupa infine che i rappresentanti delle Camere di commercio hanno condiviso la linea di Musumeci, dichiarandosi disponibili a redigere e sottoscrivere un documento comune da inviare al governo centrale per un confronto sulle opere essenziali da realizzare, a supporto di un modello di sviluppo sostenibile e compatibile con il nuovo ruolo centrale che la Sicilia è chiamata ad assumere nel bacino mediterraneo.
tanti bei paroloni profferiti da quelli che dovrebbero essere i maggiori referenti dell’economia siciliana che non riescono neanche a dare delle indicazioni reali in questa confusione generale complicata da miliardi che non ci sono.
di Direttore22 Gen 2021 23:01
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