Confcommercio: la politica ha perso credibilità!

La federazione dei pubblici esercizi (Fipe) aderente a Confcommercio, non usa mezzi
termini per esprimere il malcontento della categoria per i ristori previsti dal governo
come risarcimento per le chiusure durante le festività natalizie. Siamo alla vigilia
delle festività più tristi della storia moderna durante le quali i pubblici esercizi del
nostro territorio, bar, ristoranti, pizzerie, pub, discoteche, attività di catering, sono
chiamati a raccogliere i cocci di attività disastrate, abbandonati al loro destino da
un governo insensibile agli appelli e alle richieste della categoria. Le nuove
limitazioni incideranno pesantemente sui già disastrati fatturati: abbiamo già
perso il 38,38% di fatturato e gli annunciati ristori, in media 3.000 euro ad azienda,
risultano inadeguati e insufficienti a compensare singolarmente i danni. Col risultato
di disperdere imprese, posti di lavoro e professionalità, fondamentali per due filiere
strategiche anche per la nostra area provinciale: agroalimentare e turismo. Con
l’aggravante che, anche questa volta, ci si è dimenticato delle aziende di
intrattenimento, in particolare le discoteche, chiuse da febbraio ed escluse da
qualsiasi ristoro, anche parziale”. Secondo la Fipe nazionale, “i pubblici esercizi della nostra provincia vogliono potere continuare a lavorare non per mettere a rischio i cittadini, ma per mettere in sicurezza
un patrimonio imprenditoriale e sociale che contribuisce al futuro del Paese e non
accettano la fastidiosa distinzione tra attività economiche essenziali e non essenziali,
che finisce per oscurare la realtà. Tutte le imprese sono essenziali quando producono
reddito, occupazione e servizi e tutte le attività sono sicure se garantiscono le giuste
regole e attuano i protocolli sanitari loro assegnati. Per il resto, non possiamo non
ritenere che questi provvedimenti offendono le centinaia e centinaia di pubblici
esercizi italiani, chiusi da una politica che ha perso credibilità e capacità di
funzionamento, perché evidentemente considerati attività insicure ed irresponsabili,
nonostante sui controlli effettuati sulle attività commerciali, ristorazione compresa,
solo lo 0,18% ha subito una sanzione, secondo i dati ministeriali. Se il riferimento
deve essere il modello tedesco più volte invocato per giustificare le misure restrittive, i ristori allora ad esso dovrebbero essere ispirati: indennizzo al 75% dei fatturati calcolato sui mesi di novembre e dicembre, riduzione dell’Iva al 5%, tutela degli sfratti”.

di Direttore21 Dic 2020 23:12
Pubblicità