Il Ministero dell’Ambiente boccia Vega B di Edison ed Eni. Stop a 8 nuovi pozzi petroliferi di fronte alla costa della provincia di Ragusa

Da anni la Sicilia è sotto attacco delle compagnie petrolifere, che beneficiano di assurdi sussidi indiretti: dal 2010 al 2017 estratte quasi 8 milioni di tonnellate di greggio, di cui il 23% esenti dal pagamento delle royalties. Qualche giorno fa, col parere della Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente, un progetto presentato da Edison ed Eni non ha avuto il via libera per motivi sismici e di impatto ambientale, danni alla componente faunistica marina e ai cetacei e per la vicinanza al sito SIC Fondali Foce del fiume Irminio. Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, e Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, hanno commentato così la notizia della bocciatura del progetto di 8 nuovi pozzi petroliferi di fronte la costa della provincia di Ragusa, da parte delle due compagnie petrolifere che auspicavano un parere positivo anche senza la presentazione dei monitoraggi richiesti dal Ministero dell’Ambiente, e nonostante l’evidente situazione di rischio sismico rappresentato dalla faglia di Scic“Battuta l’arroganza di Edison ed Eni. “È la vittoria di chi ha a cuore l’ambiente, la salute e il futuro dell’economia sulle coste siciliane fondato su cultura e turismo  contro l’arroganza insopportabile di Edison ed Eni. Il petrolio è una minaccia che va scongiurata definitivamente. Si ponga fine agli assurdi privilegi che portano le principali compagnie petrolifere a colonizzare il nostro Paese con le estrazioni di fonti fossili perché economicamente convenienti. La cura, l’attenzione e la meticolosità con cui Legambiente ha presentato le proprie osservazioni alle nuove trivellazioni in mare nel canale di Sicilia hanno prodotto ancora una volta effetti concreti. Dopo aver contribuito a far bocciare le ricerche della Schlumberger, ora tocca al progetto di ampliamento della concessione Vega. Auspichiamo a questo punto che si abbandoni del tutto l’ipotesi di realizzare la nuova piattaforma Vega B. Il Paese avvii una decisa strategia di uscita dalle trivellazioni a terra e a mare di idrocarburi, che rispondono solo agli interessi delle compagnie petrolifere e compromettono un futuro territoriale libero dalla dittatura delle fossili”.  Proprio la Sicilia, dove in questi giorni sosta il Treno Verde di Legambiente per la prima tappa della campagna, è una delle principali regioni sotto attacco delle compagnie petrolifere: contribuisce, infatti, col 18% della produzione di olio greggio (506mila tonnellate sulla terra ferma e 229mila tonnellate in mare) a fronte di 4,1 milioni di tonnellate nazionali, e col 3,6% della produzione di gas. Sul fronte del petrolio, dal 2010 al 2017 son state otto (3 a mare e 5 sulla terraferma per un totale di 904 km quadrati) le concessioni produttive che solo in Sicilia hanno estratto in totale 7, 9 milioni di tonnellate di greggio, di cui 1,8 milioni (circa il 23%) esenti dal pagamento delle royalties: nel 2017 addirittura il 30% della produzione siciliana (223.905 tonnellate). Inoltre, sebbene in occasione del referendum il Governo avesse garantito che non ci sarebbero stati ulteriori permessi dopo quelli già rilasciati, in questi mesi sono state presentate da diverse compagnie petrolifere altre 10 istanze di permesso di ricerca su terraferma. La situazione non cambia con le estrazioni di gas: dal 2010 al 2017, le 12 concessioni produttive in Sicilia hanno estratto in totale 2,2 miliardi di metri cubi di cui 1,4 miliardi (il 62%) esenti dal pagamento delle royalties. Negli ultimi 3 anni addirittura le percentuali di esenzione sono salite rispettivamente al 73%, 75% e 76% della produzione totale siciliana. “Purtroppo nel nostro Paese – ricorda Katiuscia Eroe, responsabile Energia di Legambiente – a fronte di esenzioni e sconti, denunciati per anni da Legambiente, ancora conviene estrarre fonti fossili. Infatti, Eni, su quasi 3 miliardi e mezzo di metri cubi di gas estratti in mare, non paga royalties per circa il 50%; su quelli estratti in terraferma l’esenzione arriva quasi al 10%. Edison, addirittura, su un totale di più di 6 milioni di metri cubi, sia in mare che a terra, estrae gratuitamente. Questo è solo uno dei tanti regali al settore delle fonti fossili nel nostro Paese, senza considerare che oltre il 62% di gas che arriva in Sicilia è utilizzato per produzione di energia elettrica. Con tali dati appare chiaro che l’Italia avrebbe tutto l’interesse ad avviare un processo di transizione finalizzato ad un futuro 100% rinnovabile. E ciò che dobbiamo fare, liberandoci una volta per tutte dalla morsa inquinante delle lobby petrolifere”.

di Redazione26 Feb 2018 14:02
Pubblicità