Procede l'indagine sulla morte di Pamela. La sorella: Ci hanno abbandonati
Proseguono le indagini sulla morte della ragusana Pamela Canzonieri, 39 anni, il cui cadavere è stato ritrovato la notte tra il 17 e il 18 novembre nel suo appartamento del quartiere Mangaba a Morro de Sao Paulo, stato di Bahia in Brasile.
La Questura di Ragusa e gli uomini della Squadra mobile del capoluogo ibleo stanno collaborando con gli inquirenti brasiliani nel tentativo di ricostruire quanto realmente accaduto alla donna.
A Ragusa sono stati sentiti gli amici di Pamela nella convinzione che dalle loro parole possa emergere qualche dettaglio utile alle indagini. Si lavora all’ipotesi dell’omicidio poiché il corpo presenta delle escoriazioni
Nel frattempo, in Brasile, la polizia del luogo ha interrogato una donna come sospettata del delitto perché, secondo alcune testimonianze, avrebbe litigato con la giovane ragusana nei giorni immediatamente precedenti la sua morte, addirittura il giorno prima.
Gli inquirenti brasiliani hanno disposto l’autopsia che è stata già eseguita, ma ancora nulla di ufficiale trapela per quanto riguarda i risultati.
Per quanto riguarda le voci che riportano della presenza di stupefacenti nell’abitazione della donna, la famiglia smentisce categoricamente che, se davvero presenti, potessero appartenere alla ragazza o che lei ne facesse uso.
Pamela aveva scelto Morro de Sao Paulo come sua seconda patria ormai da diversi anni e vi si recava ogni anno per alcuni mesi durante i quali si manteneva lavorando come cameriera in un ristorante.
E’ la sorella di Pamela, Valeria, invece, a scrivere una lettera aperta nella quale lamenta il comportamento delle istituzioni che, secondo lei, avrebbero lasciato la famiglia senza informazioni e critica il Presidente del Consiglio Renzi e il sindaco di Ragusa Piccitto:
In un momento così triste e difficile che sta attraversando la mia famiglia, per la scomparsa di mia sorella Pamela, la nostra abitazione è invasa solo ed esclusivamente da giornalisti. Nulla da dire per chi lavora, ma chiediamo di rispettare il nostro silenzio dettato da un dolore incolmabile.
Inoltre volevo aggiungere: abbiamo ricevuto il cordoglio da tutto il mondo. Telefonate da più parti del globo che ci hanno espresso la loro vicinanza per un dramma che ci ha colpito all’improvviso. Mi dispiace non aver ricevuto un attestato di vicinanza dallo Stato italiano. Mia sorella era un’italiana che lavorava all’estero. Ci saremmo aspettati una telefonata da un rappresentante dello Stato. Invece nulla. Neanche del nostro Premier, Matteo Renzi che si dichiara vicino agli italiani. Caro Renzi la sensibilità di un politico ad alti livelli come è Lei, si vede anche dalla vicinanza che Lei offre a chi soffre e a chi è in difficoltà. Noi lo siamo. Ho una sorella in Brasile, e nessuno ci dice cosa dobbiamo fare per riportare il corpo di Pamela in Italia. Caro Renzi, la nostra è una famiglia per bene. Hanno provato ad infangare la memoria di Pamela, ma mia sorella era stimata da tutti, anche in Brasile dove lavorava onestamente. Un’altra italiana emigrata all’estero perché in Italia non trovava lavoro.
Ci sentiamo bloccati. Dal Consolato nessuna indicazione su come muoverci e su cosa fare per riavere Pamela. Dopo tre giorni dalla sua morte ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni. Notizie che apprendiamo solo dai giornalisti, e non dagli enti dello Stato preposti alle comunicazioni ufficiali. Non credo che mia sorella Pamela sia diversa da tutti gli altri italiani uccisi all’estero. Non vogliamo parate e riflettori puntati. Vogliamo, da italiani, verità sulla morte di Pamela e uno Stato che ci tuteli e ci stia vicino.
E se lo Stato non ci è stato vicino, anche il sindaco di Ragusa, Federico Piccitto, ha ignorato la gravità del fatto. Anche in questo caso nessun attestato di cordoglio dal primo concittadino di Pamela.
Mi sento di ringraziare solo il Capitano dei carabinieri di Ragusa, Domenico Spadaro, che ci sta vicino seguendo insieme a noi l’evolversi degli eventi chiedendoci sempre di cosa abbiamo bisogno, ed il dirigente della squadra mobile della Questura di Ragusa, Antonino Ciavola.