Negozi chiusi il 25 aprile, l’opinione di Nino Minardo
È di questi giorni una polemica su alcuni gruppi della grande distribuzione che hanno stabilito di restare chiusi il 25 aprile mentre sono rimasti aperti per le festività pasquali. Su questa polemica interviene l’onorevole Nino Minardo, in disaccordo con tale scelta, e che ricorda che “c’è da mesi un decreto legge fermo al Senato, dopo essere stato approvato dalla Camera, che blocca la disciplina delle giornate di chiusura degli esercizi commerciali anche in determinate festività”.
L’approvazione da parte del senato al decreto legge in questione, contribuirebbe a colmare “un vuoto legislativo che crea confusione e che danneggia i lavoratori e gli stessi imprenditori commerciali, in quanto non c’è al momento un equilibrio tra le norme previste in tema di liberalizzazioni di organizzare le proprie attività senza limiti di aperture ed orari ed il diritto dei lavoratori a non rinunciare alla domenica e le altre giornate festive come giorno da dedicare alla famiglia, al riposo, al tempo libero”.
Minardo, che già in merito aveva avanzato una proposta di legge nel 2013, è tornato recentemente a farsi sentire sull’argomento, con una interrogazione al governo in cui chiede di adottare particolari misure per evitare determinati scompensi.
Qui di seguito, le ragioni a motivazione delle azioni intraprese da MInardo in merito a questo argomento: “non è condivisibile il fatto che una grossa catena commerciale italiana, decida autonomamente di chiudere le proprie attività il 25 aprile, decisione per la quale posso essere d’accordo, ma allo stesso modo si devono rispettare le chiusure degli esercizi commerciali nelle festività religiose al fine di tutelare la libertà di culto dei cittadini e quindi anche degli operatori commerciali, prevista dall’articolo 19 della nostra Costituzione. Per questi motivi ritengo urgente l’adozione di normative che rispettino le giornate di chiusura anche in determinate festività religiose. Una regolamentazione in tal senso vuol dire salvaguardare la nostra cultura, le tradizioni, la famiglia, elementi persi da chi deve lavorare anche nelle giornate dedicate alla festa e al riposo”.