Referendum. Brugaletta (M5S): “Tutte le ragioni del Sì contro il populismo dei fautori del No”

Fra poco meno di venti giorni gli italiani verranno chiamati alle urne per decidere sul futuro del nostro mare. Un “Sì” o un “No” per determinare la fine o il proseguo delle concessioni petrolifere in mare. “Abbiamo pochi giorni – dichiara il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle nonché Ingegnere Energetico Davide Brugaletta – per riuscire ad informare i nostri cittadini sui rischi e sulle reali opportunità di questo sistema industriale”.

“I fautori del “No” ossia delle ragioni di chi vorrebbe prorogate le concessioni sino al totale esaurimento dei giacimenti, sono opinabili e addirittura false. Chi voterà per il “No”, motiva la sua volontà parlando di rischio ambientale minimo, se non del tutto assente; perdita di investimenti e posti di lavoro; maggiore dipendenza energetica e quindi del rischio di sudditanza nei confronti dell’estero. In merito al rischio ambientale – spiega Brugaletta – non c’è nulla di più falso che propagandare l’idea che l’estrazione degli idrocarburi sia esente da pericoli. E’ di pochi giorni fa, infatti, la notizia dello sversamento, nel mare tunisino , di una quantità non ancora precisata di greggio a causa della rottura di un tubo in una piattaforma. Questo – prosegue – non è di certo un incidente isolato, era il 2010 quando questa stessa struttura fu vittima di un altro incidente. Senza andare troppo lontano, era il 2009, quando fu il nostro stesso territorio ad esser interessato da ‘strani’ sversamenti. Nel maggio di quell’anno, il Comune di Ragusa, su suggerimento dell’Arpa, dovette chiudere per qualche tempo il pozzo ‘Tresauro 2’ della Enimed, in quanto aveva riscontrato un inquinamento da metalli pesanti della sorgente ‘Paradiso’”. “Altro mito da sfatare – continua Brugaletta – è quello degli investimenti e della perdita di posti di lavoro. Uno spauracchio sventolato ad arte per cercare di far nuovi proseliti. Iniziamo col dire che le unità lavorative impiegate nel settore sono veramente esigue, si parla, riferendoci a Ragusa, di poche decine di operai e tecnici, che potrebbero essere tranquillamente e facilmente riqualificati ed impiegati in altri settori, come quello dei biocarburanti, un settore in piena espansione. Infine, il petrolio, non ha risolto il nostro fabbisogno energetico e non lo risolverà in futuro. Siamo e saremo sempre soggetti alle commesse straniere, finché l’Italia non deciderà, una volta per tutte, di rivoluzionare il suo piano di sviluppo industriale e il suo Piano Energetico Nazionale e di investire nelle fonti rinnovabili”.

“Votare ‘Sì’ – spiega Brugaletta – innanzitutto è un atto di responsabilità nei confronti del nostro territorio, della nostra economia e delle generazioni future. Bisogna decidere di quale economia vogliamo vivere. Non possiamo puntare sul turismo, sulla bellezza dei nostri paesaggi, delle nostre coste, dei nostri mari, mentre giochiamo col petrolio e con l’ambiente, in cambio di qualche spicciolo. Sì, spiccioli, infatti le royalties di cui lo Stato italiano e le regioni beneficiano, per le estrazioni in mare, sono le più basse al mondo, appena il 4% con un’esenzione annuale per il petrolio sulle ‘prime’ 50.000 tonnellate estratte e del 7% con un’esenzione annuale sui ‘primi’ 80 Milioni di metri cubi di gas. Una compensazione che nulla porta nelle tasche degli italiani e che, se procrastinata nel tempo, come vogliono i fautori del “No”, si tradurrebbe in una enorme regalia alle lobby petrolifere. Inoltre, queste compensazioni servirebbero a ben poco se i nostri mari sarebbero interessati da un disastro ambientale, i cui effetti devastanti permangono per decenni, specie in un mare chiuso come il nostro. Le estrazioni di petrolio e gas, perciò, sono solo un affare privato ad esclusivo beneficio dei petrolieri, che continuano a colonizzare pericolosamente la nostra terra e i nostri mari, determinando di fatto l’asservimento dell’Italia al potere lobbistico.
Se, invece, iniziassimo a puntare concretamente sui biocarburanti raggiungeremmo più di un risultato. Innanzitutto la tutela ambientale, con un abbattimento delle emissioni nocive. Una netta riduzione della dipendenza dall’estero per importazione di carburanti. Maggiori posti di lavoro. In tal modo si riuscirebbe a dare una mano concreta ai nostri allevatori ed agricoltori, già vittime delle politiche nefaste nazionali ed europee, principali cause della pesantissima crisi del settore primario, che fino a prova contraria è l’altra economia d’eccellenza della nostra terra. Un ulteriore risultato raggiungibile, e da non sottovalutare, sarebbe quello di recuperare, rendendole economiche e redditizie, tante produzioni abbandonate o ignorate perché oggi antieconomiche, come ad esempio la carruba, la canapa e il fico d’india”.
“Per tutte queste ragioni – conclude il consigliere del Movimento 5 Stelle – bisogna abrogare queste concessioni il 17 Aprile con il proprio Sì”.

di Redazione31 Mar 2016 12:03
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